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Dragon Quest XI: abbiamo provato la demo occidentale

A pochi giorni dall'E3 2018 abbiamo provato due sequenze di gioco tratte dalla versione occidentale di Dragon Quest XI

PROVATO di Vincenzo Lettera   —   04/06/2018

Nascosto in un moderno edificio in uno dei quartieri più popolari di Tokyo, l'ufficio personale di Yuji Horii è una chiara espressione del suo amore per Dragon Quest. Il posto dove lavora il creatore storico della serie di RPG giapponesi è decorato per assomigliare a uno scenario tipico del gioco, con pareti che replicano le mura di una cittadella medievale, mobili barocchi qua e là, mentre affissa a una parete c'è una riproduzione della spada di Erdrick, la leggendaria arma apparsa nei primi tre capitoli della serie Square Enix. Mentre fuori c'è una metropoli in continuo cambiamento, quell'ufficio rappresenta una capsula del tempo, dove tutto rimane immutabile e gli idoli del passato vengono celebrati. Giocare Dragon Quest XI: Echi di un'era perduta trasmette una sensazione molto simile. Perché mentre molti grandi nomi nel genere dei JRPG provano a rinnovarsi, con esperienze più dinamiche e combattimenti più action (vedi Ni no Kuni o Final Fantasy), Dragon Quest XI resta ancorato alla tradizione, con un capitolo che vuole celebrare la trentennale storia del franchise. Dopo che lo scorso febbraio abbiamo incontrato Horii e scoperto i dettagli sulla versione occidentale di Dragon Quest XI, qualche giorno fa abbiamo invece potuto provarla per la prima volta durante un evento organizzato da Square Enix a Los Angeles, dove ci è stato dato un brevissimo assaggio di quello che aspetta i fan quando il gioco arriverà nei negozi il prossimo 4 settembre.

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Verso Heliodor

La versione del gioco presentata a Los Angeles permetteva di scegliere tra due diversi salvataggi. Il primo partiva dalle primissime fasi dell'avventura, quando il protagonista scopre di essere la reincarnazione di un Eroe leggendario e viene incaricato di recarsi nella capitale di Heliodor per incontrare re Carnelian, il sovrano del regno. Questo prologo piuttosto tranquillo servirà prevedibilmente da tutorial, spingendo il giocatore a interagire con gli abitanti, portare a termine qualche piccola missione e prendere dimestichezza con l'inventario e coi mercanti, prima di salire a cavallo e cominciare il proprio viaggio lontano da casa. Soprattutto, queste primissime ore aiutano a fare pratica in battaglia, permettendo fin da subito di combattere contro una manciata di malcapitati slime. Per la felicità dei puristi, il sistema di combattimento è quello a turni, tipico dei Dragon Quest principali. Quando l'Eroe ha l'iniziativa, si ha tutto il tempo a disposizione per scegliere se eseguire un attacco normale, assumere una posizione di difesa, lanciare un incantesimo o utilizzare oggetti e abilità speciali. Per quanto riguarda i compagni presenti nel party si può scegliere se controllarli direttamente o lasciare che sia l'intelligenza artificiale a gestirli, magari seguendo particolari strategie offensive o difensive.

Dragon Quest XI: abbiamo provato la demo occidentale

In merito alle battaglie, Dragon Quest XI resta più intuitivo e familiare che mai. "La visione dietro Dragon Quest non è cambiata", ci disse Horii. "Quando abbiamo cominciato, quello dei RPG era un genere di nicchia e indirizzato a uno specifico gruppo di persone molto maniacali; quello che ho voluto fare con Dragon Quest è stato renderlo più accessibile a tutti, e da quel punto di vista Dragon Quest XI conserva quella filosofia. A cambiare, magari, è stato il modo con cui cerchiamo di rendere tutto più accessibile e di facile fruizione". Dalle opzioni è comunque possibile impostare una soluzione che permette al giocatore di muoversi liberamente nel campo di battaglia, ma allontanarsi da un nemico o andargli alle spalle non sembra avere un vantaggio pratico in combattimento: sembra più un tentativo goffo di aggiungere dinamismo alle battaglie, ma è probabile che i fan della serie preferiranno la soluzione tradizionale. La cosa curiosa è che, a differenza della demo provata, nella versione originale giapponese la telecamera predefinita era proprio quella dinamica. Abbiamo chiesto allo staff di Square Enix presente all'evento se nell'edizione occidentale la telecamera classica fosse diventata quella di default ma non ci hanno saputo dare risposta.

Dragon Quest XI: abbiamo provato la demo occidentale

Esplorando il deserto

Il secondo salvataggio permetteva invece di provare un pezzo più avanzato del gioco, con il protagonista al livello 16 e il party composto da quattro personaggi (oltre all'eroe c'erano Erik, Veronica e Serena). La missione principale era ambientata a Galcopolis, una città nel deserto con enormi palazzi, alte colonne e decorazioni chiaramente ispirate all'arte egizia. Tra le baracche e i mercatini del posto era possibile raccogliere una manciata di missioni secondarie, sebbene quelle che abbiamo visto si assomigliavano un po' tutte, proponendo qualche disimpegnata fetch quest. Un mercante chiedeva di raccogliere un ingrediente custodito da una chimaera, mentre un altro personaggio ci pregava di eliminare un gruppo di skullrider: la speranza è che nel corso dell'avventura vengano proposte missioni secondarie più originali e interessanti, e non solo riempitivi di questo tipo. Più intrigante era la quest principale, durante la quale bisognava incontrare il figlio del sultano al tramonto per una riunione segreta. In maniera simile a Dragon Quest VIII, un orologio nascosto determina il ciclo giorno/notte mentre si sta esplorando il mondo e durante le battaglie: nelle città e negli accampamenti si può invece riposare per poi svegliarsi in un preciso momento della giornata (all'alba, di giorno, al tramonto o di notte). Dopo aver spezzato il ritmo con una gara coi cavalli - uno dei vari minigiochi presenti in Dragon Quest XI - si fa la conoscenza di Sylvando, un appariscente acrobata circense dai modi effeminati. "È stato divertente creare Sylvando", ci spiegò Horii. "La prima volta che lo presentammo ci furono un po' di diatribe tra i fan giapponesi, e in diversi si fecero domande sul suo genere a causa della sua ambiguità. Non diamo troppo peso alle opinioni che possono avere le persone quando creiamo questi personaggi; per noi la priorità è fare in modo che siano interessanti e aggiungano varietà al cast".

Dragon Quest XI: abbiamo provato la demo occidentale

Da quel poco che abbiamo visto, Sylvando ci è parso senza dubbio tra i personaggi con più carisma, cosa che non si può dire per tutti, anche a causa di un doppiaggio inglese altalenante, estremamente azzeccato per i protagonisti ma assai piatto per alcuni comprimari. Negli ultimi minuti della demo ci siamo lanciati in qualche altro combattimento ed esplorato ambientazioni desertiche in sella al cavallo: alle porte di ogni città e avamposto c'è una campana che permette di richiamare la cavalcatura, capace di sfrecciare da un posto all'altro travolgendo i nemici più deboli. Abbiamo dato un'occhiata anche al nuovo pannello delle abilità, un articolato albero delle skill in cui, partendo dal centro, è possibile spendere punti abilità per apprendere nuove tecniche e sbloccare i rami adiacenti. C'è da dire che, in trent'anni di vita, i creativi che lavorano a Dragon Quest di skill ne hanno maturate parecchie, al punto che Horii non è preoccupato di cosa accadrà alla serie quando deciderà di ritirarsi: "Dopo 30 anni dal primo Dragon Quest abbiamo persone che hanno cominciato come fan della serie e ora lavorano come sviluppatori esperti", ci raccontò. "Alcuni di loro neanche erano nati quando Dragon Quest uscì, ma lavorando con queste persone mi sono convinto che l'essenza della serie sia già stata tramandata alle nuove generazioni di creativi".

Di Dragon Quest XI non c'è molto altro da scoprire, e chi ha giocato l'ottavo capitolo della serie sa cosa aspettarsi: un JRPG solido, dalle meccaniche tradizionali e con una grande enfasi sulla storia e sui personaggi. È evidente che Square Enix abbia voluto svecchiare la formula classica potando alcuni elementi invecchiati peggio anziché stravolgendo la formula. Il risultato è un'avventura che in patria ha conquistato già parecchi consensi e che in occidente potrebbe fare la felicità soprattutto dei puristi del genere. E la versione per Nintendo Switch? Purtroppo, niente di nuovo sul fronte orientale.

CERTEZZE

  • Visivamente molto gradevole
  • Meccaniche tradizionali seppur svecchiate
  • Voci in inglese perlopiù azzeccate...

DUBBI

  • ...nonostante qualche personaggio fuori posto
  • La telecamera libera in battaglia sembra scomoda e ridondante
  • Le missioni secondarie viste finora erano poco originali