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Il paradiso è un'astuta bugia

A più di tre anni di distanza dall'annuncio di Diablo III, Blizzard ne ha messo a disposizione una versione alla stampa specializzata: vediamo insieme cosa è venuto fuori

ANTEPRIMA di Tommaso Pugliese   —   02/08/2011

28 giugno 2008: nel corso del Blizzard Worldwide Invitational, nella splendida cornice di Parigi, venne rivelato che la serie Diablo avrebbe avuto un terzo episodio. Da allora è passato un bel po' di tempo, sono stati rilasciati dettagli in modo frammentario ma senza l'annuncio ufficiale di una data d'uscita. Ieri, finalmente, la situazione è stata chiarita dal producer Rob Pardo, che ha dichiarato che al momento la campagna in single player di Diablo III può essere giocata dall'inizio alla fine, e che gli sviluppatori lo stanno completando a oltranza per individuare eventuali problemi. Un vero e proprio beta testing, insomma, a cui ha fatto seguito una prova su strada per alcuni fortunati addetti ai lavori, che hanno potuto cimentarsi con una versione preliminare del gioco.

Il paradiso è un'astuta bugia

L'impressione, dunque, è che manchi solo l'annuncio ufficiale, e che l'uscita del nuovo episodio di Diablo sia vicina. Ma andiamo con ordine. Ambientata ancora una volta nell'universo di Sanctuary, la trama di Diablo III si svolge vent'anni dopo l'uccisione di Baal, il Signore della Distruzione. L'ardua missione fu portata a termine da un gruppo di eroi, che ne pagarono l'esito a caro prezzo: i sopravvissuti finirono per emarginarsi, nascondendosi agli occhi dell'ignara gente comune, resi folli dal ricordo dei terribili eventi che li videro protagonisti. Il loro sacrificio ha portato la pace nel mondo, ma è chiaro che non poteva durare per sempre: il male è tornato ad affacciarsi, e per fronteggiarlo sarà necessario l'impegno di una nuova generazione di eroi.

I contenuti della beta

La versione preliminare di Diablo III messa a disposizione da Blizzard comprende, in pratica, il primo livello della campagna in single player. Il giocatore parte dalla location di New Tristram, una piccola città-mercato nata dalle ceneri del vecchio borgo, che in questo caso funge da base per le spedizioni vista la quantità di botteghe disponibili, presso cui acquistare pozioni ed equipaggiamento. Gli abitanti vengono sconvolti da un'improvvisa invasione di zombie, che ci troviamo dunque ad affrontare secondo le meccaniche classiche della serie, variando l'approccio agli scontri a seconda della classe del nostro personaggio e utilizzando un certo numero di abilità extra per aggiungere efficacia alle strategie offensive. In realtà i cambiamenti più significativi si trovano proprio nel nuovo sistema di gestione delle abilità, reso per certi versi più semplice rispetto a quello presente in Diablo II e basato sulla scelta di un totale di nove abilità, sei attive e tre passive, che vanno selezionate tra quelle sbloccate salendo di livello.

Il paradiso è un'astuta bugia

La progressione appare regolata in modo molto preciso: si parte con una abilità attiva, a cui se ne aggiungono altre nel momento in cui sblocchiamo nuovi slot, uno ogni sei livelli. Per quanto riguarda le abilità passive, invece, nuovi spazi per assegnarle si sbloccano ogni dieci livelli esperienza. La capacità di combattimento del nostro personaggio si arricchisce di conseguenza, in modo bilanciato rispetto alle minacce che dobbiamo affrontare e nel pieno rispetto del gameplay classico di Diablo, in cui la fase esplorativa si alterna in modo efficace all'azione pura, creando situazioni avvincenti ma dal grado di difficoltà ben calibrato, raramente colpevoli di innescare episodi di frustrazione. In ogni caso, tutte le classi di personaggi in Diablo III possiedono una manovra evasiva per le emergenze, un escamotage che gli permette di fuggire nel caso in cui le cose si mettano male e raggiungere rapidamente un luogo sicuro, dove ripristinare la propria energia ed eventualmente procurarsi dell'equipaggiamento migliore.

Aggiungi un posto a tavola...

Sotto alcuni punti di vista, le meccaniche di gioco appaiono ottimizzate rispetto al passato. Innanzitutto, si è scelto di eliminare i lunghi monologhi che caratterizzavano i primi due episodi, e di aggiungere spessore all'elemento narrativo tramite brevi dialoghi con i personaggi non giocanti.

Il paradiso è un'astuta bugia

In secondo luogo, la gestione degli eventuali seguaci segue le medesime regole del sistema delle abilità: possiamo incontrare un guerriero che chiede di potersi unire alla nostra spedizione e quindi approfittare del suo supporto in battaglia, specie se le sue capacità completano le nostre (ad esempio, se il nostro personaggio è specializzato negli attacchi a distanza e il suo seguace si distingue, invece, nel corpo a corpo), donargli nuove abilità ogni cinque livelli di esperienza e regolarne in parte l'equipaggiamento. Anche in questo caso non c'è un controllo completo della situazione e appare evidente l'intenzione, da parte degli sviluppatori, di rendere l'esperienza più accessibile per attirare un pubblico più vasto, formato magari anche da neofiti del genere. La beta messa a disposizione da Blizzard si conclude quando il nostro personaggio arriva a confrontarsi con lo Skeleton King, in uno scontro spettacolare che porta a compimento la prova su strada nel migliore dei modi, lasciando fondamentalmente pochi dubbi e molte certezze: il gioco si presenta come un sequel nel senso più profondo del termine, ovvero riprende le dinamiche classiche della serie e le adatta agli standard attuali, confermando un'indubbia continuità con il lavoro svolto dagli sviluppatori a partire dal 1996.

Le variabili dell'equazione

Come sarà, dunque, Diablo III? Un semplice porting della serie ai giorni nostri, con un gameplay semplificato per strizzare l'occhio a una auspicabile massificazione del franchise? Sì e no. Da un lato non ci sono dubbi circa le intenzioni di Blizzard di rendere il gioco altamente profittevole, obiettivo che gli sviluppatori cercheranno di perseguire sia con il già citato "snellimento" di alcune meccaniche, sia introducendo la compravendita di oggetti nelle aste in-game utilizzando denaro reale, cosa che permetterà ai videogiocatori meno pazienti di entrare in possesso di equipaggiamenti e oggetti avanzati senza doverseli "sudare", nonché al publisher di intascare le inevitabili commissioni su ogni transazione - qui tutte le informazioni e le FAQ ufficiali.

Il paradiso è un'astuta bugia

L'obbligo di giocare utilizzando una connessione a internet persistente, giustificata da Blizzard come misura anti-cheating, per certi versi accelera questo processo, mettendo il giocatore subito a contatto con una realtà altamente competitiva. L'altra faccia della medaglia è rappresentata dalla possibilità di scegliere se optare per la valuta reale o quella virtuale, nonché da una serie di elementi del gameplay che sulla lunga distanza permetteranno ai giocatori più esperti di distinguersi e di accedere a gradi di personalizzazione del proprio guerriero che a una prima occhiata sembravano preclusi. Prendiamo le rune, ad esempio: in Diablo III sarà possibile utilizzarle per enfatizzare un'abilità piuttosto che un'altra, modificando dunque la natura stessa dei personaggi e il loro approccio ai combattimenti. Il lead designer Jay Wilson, fra le altre cose, ha mostrato il funzionamento delle rune trasformando un mago, classe per antonomasia priva di particolari doti fisiche, in un guerriero potente nel corpo a corpo e persino dotato di una grande resistenza. L'esperienza, insomma, potrà essere fruita in tanti modi differenti, tutti ugualmente entusiasmanti.

CERTEZZE

  • La formula è quella classica
  • Fruibile a più livelli
  • Interessante sistema di personalizzazione

DUBBI

  • Bilanciamento della parte online da verificare
  • Il design di alcuni scenari lascia un po' interdetti
  • Alcune soluzioni possono far storcere il naso