Quando l'allora sconosciuta People Can Fly presentò alla stampa mondiale il suo Painkiller, pochi si sarebbero aspettati che quel grandioso successo sarebbe stato solo il primo dei capolavori che l'Europa dell'Est avrebbe partorito.
Sniper Elite, The Witcher, Bulletstorm sono solo alcuni dei nomi che possiamo fare parlando degli sviluppatori polacchi, ma la vera domanda è: cosa succederebbe il giorno in cui le menti dietro a tanti capolavori si dovessero unire nel tentativo di creare un fps vecchia scuola in grado di riscrivere le sorti non soltanto del genere, ormai in preda a Call of Duty ed emuli vari, ma addirittura dell'intera piattaforma PC? Quel giorno è arrivato, almeno a sentire le dichiarazioni, il gioco si chiama Hard Reset, ha tante promesse e da quel poco che abbiamo appreso fino ad oggi, fa credere di essere in grado di mantenerle tutte.
Grande era la nostra gioia per aver creato AI
Quello dell'uomo contro le macchine non è certo un tema nuovo al genere fantascientifico (basta pensare alla serie Matrix) né tantomeno a quello videoludico. Hard Reset non punta infatti tanto nella storia o nell'idea di base per stupire, quanto in una realizzazione tecnica strepitosa e in un'azione continua e mai noiosa, alla ricerca di quelle sensazioni di grandezza che solo classici come Doom e Unreal Tournament potevano dare, e che Duke Nukem Forever ha ricreato solo in parte.
In Hard Reset impersoneremo il maggiore Fletcher, incaricato di proteggere le ultime città degli umani dall'ormai imminente offensiva delle macchine, per poi contrattaccare e liberare una dopo l'altra le grandi metropoli dal loro crudele giogo elettronico. Che dietro il nome di Flying Wild Hog ci sia lo zampino di tante menti che hanno dato vita all'ottimo Painkiller, lo si vede fin dal gameplay: eliminate le coperture e la vita rigenerante tanto di moda in questi ultimi anni, Hard Reset pone il giocatore da solo contro orde di nemici piuttosto caratterizzati, immersi in una cornice trasudante carisma che mostra il nostro mondo oppresso da quello creato dalle macchine, con immense aeronavi ad oscurare i cieli e minacciose guglie tecnologiche costruite usando come fondamenta le case e i palazzi degli ormai sconfitti esseri umani. In mezzo a tutto ciò, il maggiore Fletcher avanza e distrugge tutto quello che si muove, con una frenesia che a tratti ricorda più la formula di un hack'n slash piuttosto che lo sparatutto medio. Lasciate da parte gli approcci più o meno ragionati tra un riparo e l'altro e gli script predefiniti che governano l'IA degli alleati e dei nemici: qui l'importante sarà scaricare tonnellate di pallottole ed energia sugli avversari, magari distruggendo elementi dell'ambiente come automobili e barili per far esplodere più robot per volta.
Non potendo contare su armi tradizionali come pistole e fucili, gli sviluppatori hanno ideato un interessante sistema per rendere quanto più vario possibile l'uso delle uniche due in possesso del protagonista. La prima caratterizzata dall'adozione di normali proiettili, la seconda dallo sfruttamento della onnipresente energia.
Uccidendo nemici e spaccando un po' tutto, infatti, il giocatore acquisirà una sorta di "esperienza" (sarebbe un po' troppo vederla in un'ottica semi ruolistica) che potrà sfruttare per potenziare i sistemi di fuoco, sia principale che secondarie, delle due armi, in modo da aumentarne la potenza e gli effetti. Magari trasformando un primo singolo fascio di energia in una potente scarica elettrica multipla e un cannone a colpo singolo in un lanciagranate o in un mitragliatore. Fino a creare quattro diverse opzioni per arma, dotate di fuoco secondario, per un totale di 16 diverse modalità di fuoco da scaricare in faccia ai temibili robottoni, compresi i giganteschi boss di fine livello che, sull'esempio del già citato Painkiller, torneranno più grandi e cattivi che mai. Sulla magnificenza grafica del progetto, tanto nel rendere l'atmosfera quasi alla Blade Runner della Terra e i diversi concept dei nemici, le immagini valgono più di cento parole e, tra effetti speciali rocamboleschi e massacri continui, sarà difficile perdersi nell'ammirare il pur meraviglioso lavoro fatto nei fondali e nella realizzazione di edifici ed elementi di contorno. L'unico vero dubbio potrebbe restare nel pericolo di una certa ripetitività nell'esperienza, soprattutto se, come sembra, il gameplay sarà un po' lineare e non vi saranno momenti di ricerca o risoluzione degli enigmi a intervallare le varie sparatorie.
Tra l'altro, è stato confermato che non vi sarà alcun supporto multiplayer, quindi il pericolo di un basso valore di rigiocabilità è senza dubbio dietro l'angolo, e gli stessi sviluppatori devono saperlo bene, visto che fonti attendibili dicono che il gioco sarà rilasciato fin dai primi giorni a prezzo budget. Caratterizzato da un gusto squisitamente retrò, Hard Reset sembra lanciare una sfida diretta a tutto ciò che oggi rappresenta la moda in ambito video ludico: non soltanto si presenta come una gustosa esclusiva PC, ma si baserà interamente sul single player presentando situazioni, armamenti e nemici che richiamano direttamente gli albori del genere degli sparatutto in prima persona, puntando però sulle grandi innovazioni grafiche e tecniche per conquistare il grande pubblico, anche grazie al prezzo di lancio previsto, di circa 25 dollari.
In attesa di nuovi dettagli, attendiamo la fine di Settembre per dare un giudizio definitivo a un prodotto quantomeno promettente.
CERTEZZE
- Gli sviluppatori sanno il fatto loro
- Graficamente impressionante
- Ci aspettiamo una solida esperienza vecchio stile
DUBBI
- Si rischia una certa ripetitività di fondo
- Valore di rigiocabilità tutto da verificare