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L'MMORPG secondo BioWare

Mancano soltanto due mesi al lancio globale dell'attesissimo MMORPG ispirato a Guerre Stellari, ma a che punto siamo con lo sviluppo del gioco?

PROVATO di Christian Colli   —   20/10/2011

L'hype, si sa, è un'arma a doppio taglio, e quello che si è creato attorno alla nuova creatura di BioWare è assolutamente colossale. Questo focolare tuttavia deve essere mantenuto sempre acceso, il ritmo di annunci e informazioni deve essere sempre incalzante perché, come dice un vecchio detto, più in alto si sale e più ci si fa male quando si cade. Nelle ultime settimane la situazione non era certo rosa e fiori per Star Wars: The Old Republic, con due mesi di preordini alle spalle e nessuna data di uscita all'orizzonte. La cancellazione dei tanto pubblicizzati weekend Beta e il rallentamento della Closed Beta hanno condotto a una serie di speculazioni sul reale stato del gioco,

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le quali a loro volta hanno generato un vero e proprio gossip che ha portato letteralmente a uno sfiancamento dell'interesse generale: una catena negativa che BioWare è riuscita a spezzare con una serie di annunci di una certa importanza. La data di uscita, in primo luogo, che è stata inoltre anticipata sul territorio europeo per coincidere con il lancio americano, e poi il riavvio dei test del client Beta, esteso all'Europa in vari formati. Abbiamo quindi avuto la possibilità di provare una delle build più avanzate del gioco e l'hype è decisamente tornato ai livelli originali.

Tanto tempo fa...

Ci siamo concentrati principalmente sulle classi appartenenti alla Repubblica e sul lungo prologo che conduce all'acquisizione della propria astronave personale dopo un ciclo di missioni ambientate prima a Tython (Jedi Knight e Jedi Consular) o Ord Mantell (Smuggler e Trooper) e poi a Coruscant. Può sembrare un'esagerazione ma quella offerta da The Old Republic è effettivamente un'esperienza molto più coinvolgente rispetto allo standard odierno del genere. Per ogni classe è stata infatti scritta una storia diversa che ci condurrà di pianeta in pianeta, rendendo il gioco molto più simile ai due predecessori, Knights of the Old Republic, che a World of Warcraft o Il Signore degli Anelli Online; per esempio, il Jedi Consular dovrà debellare una sorta di contagio psichico che sta colpendo i maestri jedi, mentre lo Smuggler resterà coinvolto nelle schermaglie tra Impero e Repubblica nel tentativo di rintracciare l'astronave che gli è stata rubata: la varietà delle trame, ricche di colpi di scena, rende ogni classe narrativamente unica, coinvolgendoci nell'universo di Guerre Stellari grazie anche a un sapiente copione recitato da doppiatori professionisti. Nel tanto pubblicizzato voice-over del gioco si nasconde infatti una delle caratteristiche vincenti della nuova fatica BioWare:

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ogni dialogo è completamente doppiato e veder parlare il nostro personaggio con l'NPC di turno è sicuramente un elemento distintivo, sopratutto quando le possibilità di dialogo offerte dall'albero delle risposte reso famoso da Mass Effect diversificano quasi ogni conversazione. Sia le missioni della storia che le missioni standard, condivise dalle varie classi, consentono sempre di "giocare di ruolo", scegliendo tra tre tipi di reazioni diverse e alcune risposte modificheranno il nostro allineamento con il lato oscuro o il lato della luce della Forza. The Old Republic svolge un ottimo lavoro nella distribuzione delle varie quest che propongono tutte una coerente struttura narrativa: non vi sarà chiesto, insomma, di uccidere dieci topi per salvare la fattoria del NPC di turno e ogni missione presenta una storyline ben precisa e articolata. Le canoniche fetch-quest che richiedono l'uccisione di una certa quantità di nemici sono presenti sopratutto in forma di missioni bonus assolutamente opzionali che si attivano automaticamente all'ingresso di determinate zone in cui si svolgono altre missioni: in questo modo il giocatore può decidere o meno se eliminare i nemici per racimolare punti esperienza bonus o ignorarli per concentrarsi sulla missione vera e propria.

Mai più soli!

Poco prima di concludere il prologo faremo la conoscenza del nostro primo "companion", un NPC che potremo chiamare in qualsiasi momento per farci accompagnare nelle nostre scorribande. I companion solitamente rappresentano i vari archetipi del genere MMORPG e consentono di colmare alcune lacune nella nostra specializzazione: per fare un esempio, il trandoshan che si unisce al Jedi Consular poco prima di lasciare Tython ricopre sia il ruolo di tank che di damage-dealer, diventando un'ottima controparte per una classe che a breve potrà specializzarsi nelle cure e nel danno a distanza (Sage) o nel danno ravvicinato e nel tanking (Shadow).

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Ogni companion reagirà in modo diverso alle vostre scelte durante i dialoghi a seconda della propria personalità: non ci è stato possibile capire lo scopo dell'affinità tra avatar e companion, certo è che questa sorta di "pet" non solo approfondisce le dinamiche narrative del gioco, ma a livello pratico rappresenta un eccellente elemento di gameplay, utile sopratutto durante le missioni più difficili, come quelle di tipo Heroic, le quali andrebbero affrontate in un gruppo di quattro giocatori o meno, con i posti vacanti colmati dai relativi companion. Queste missioni sono strutturate in più fasi, con tanto di boss; sono, in pratica, dei veri e propri mini-dungeon da giocare in gruppo, in cui affrontare nemici più forti del solito per ottenere ricompense di qualità generalmente elevata. Di maggior spessore sono indubbiamente i Flashpoint, in pratica le instance di The Old Republic, che ruotano attorno a una missione principale divisa in vari step, ricca di dialoghi e scelte morali da compiere. Abbiamo giocato The Esseles, il primo Flashpoint del gioco, che non richiede una particolare attenzione per le dinamiche di gruppo o i ruoli dei giocatori: il Flashpoint non si differenzia in modo particolare da un qualsiasi dungeon di World of Warcraft o Rift, se non per alcune caratteristiche lo rendono indubbiamente più coinvolgente, a cominciare dalla sceneggiatura abbastanza cinematografica.

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The Esseles è ambientato in un'astronave da trasporto assalita dai separatisti: i giocatori dovranno trovare un modo per respingere l'invasione, arrivando a contemplare la resa dell'ambasciatore che l'Impero intende catturare. E' interessante il fatto che l'intero gruppo partecipa ai dialoghi della storia: un dado virtuale determina il giocatore che effettivamente risponderà al NPC, scegliendo l'esito delle conversazioni. Narrativamente il Flashpoint risulta quindi sempre piuttosto vario e divertente, grazie all'elevatissimo numero di combinazioni tra risposte, reazioni ed evoluzione della storia; c'è tuttavia un rovescio della medaglia, infatti è possibile accelerare i dialoghi per giungere al momento della risposta, la quale però non potrà essere selezionata finché ogni giocatore non avrà ascoltato, o saltato, l'intera conversazione. Per i giocatori più frettolosi o quelli che hanno già affrontato l'avventura più volte l'attesa può risultare frustrante e inopportuna, interrompendo il ritmo dell'avventura: è una questione controversa di non facile risoluzione e dubitiamo che si possa trovare un compromesso senza indebolire il concept stesso alla base del gioco.

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Multitasking!

Abbiamo parlato dell'utilità pratica dei companion durante l'esplorazione e il combattimento, ma non è soltanto a questo che servono i nostri compagni di avventura virtuali. Essi sono infatti anche il fulcro del sistema di crafting di The Old Republic, il quale ruota proprio attorno a un utilizzo sistematico e preciso dei companion e delle loro peculiarità. Il gioco propone infatti svariate professioni che possono essere apprese in un numero massimo di tre, benché si possano annullare e sostituire in un qualunque momento; le professioni si dividono in quelle mirate al recupero dei materiali e in altre che sfruttano gli oggetti acquisiti per crearne di nuovi.

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Per quanto riguarda il ritrovamento degli oggetti, è possibile semplicemente interagire con particolari elementi dell'ambiente per ricavarne materiale genetico o componenti elettroniche, ma si può anche selezionare uno dei companion, magari quello maggiormente esperto in una determinata professione, e inviarlo in vere e proprie missioni della durata di alcuni minuti: al suo ritorno riceverete gli oggetti acquisiti e potrete rimandarlo subito in missione. Man mano che si aggiungono i companion al vostro party, potrete quindi avviare un costante andirivieni che riempirà le borse di materiali, selezionando altri companion che, allo stesso modo, si premureranno di produrre gli oggetti da voi commissionati. Il sistema di crafting di The Old Republic risulta quindi godibilissimo e sopratutto non interrompe in alcun modo le nostre avventure, poiché è possibile gestirlo in qualunque momento, perfino durante le partite PvP. Per quanto riguarda quest'ultime, abbiamo potuto giocare due Warzone:

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di Huttball se n'è parlato abbondantemente già qualche tempo fa, così ci siamo concentrati su Alderaan, un'arena in cui è necessario controllare tre computer per indirizzare il fuoco di un enorme cannone orbitale contro le forze di repubblica o impero. Si tratta sostanzialmente di una meccanica di tipo "capture & hold" che ricorda vagamente Arathi Basin in World of Warcraft; il combattimento in PvP risulta immediatamente appagante grazie alla varietà di abilità disponibili per ogni classe e specializzazione, quest'ultime inoltre presentano alcuni talenti nei tre rami specifici che possono influenzare in modo determinate le partite PvP, garantendo quindi un'ottima varietà di build. Gli scontri risultano subito visivamente spettacolari e coinvolgenti, anche se risulta un po' discutibile il bilanciamento delle classi, sopratutto per quanto riguarda l'efficacia di quelle basate sul sistema di copertura, ancora in fase di revisione.

La Forza scorre potente?

Questo nuovo test di The Old Republic ha confermato la bontà del lavoro svolto da BioWare sulla licenza, il cui pregio è proprio quello di rievocare il feeling della saga ideata da George Lucas con enorme sensibilità, nonostante si parli del controverso "universo espanso": in molti probabilmente non riconosceranno pianeti e ambientazioni come Tython, Ord Mantell o Taris, d'altra parte il familiare suono dei blaster o delle spade laser, dei velivoli che solcano il cielo stridendo e del traffico di Coruscant non possono che esercitare un'incredibile fascino su chiunque abbia visto e apprezzato almeno uno dei sei film.

L'MMORPG secondo BioWare

BioWare strizza anche spesso l'occhio ai giocatori dei due RPG quasi omonimi, caratterizzando perfettamente questa peculiare epoca dell'universo di Star Wars in modo che si distingua da quella cinematografica mantenendo però alcuni elementi distintivi ben precisi, sia a livello grafico che sonoro. Se su quest'ultimo versante non possiamo assolutamente lamentarci, sopratutto se consideriamo la massiccia presenza dei brani di John Williams, dal punto di vista grafico ci sono ancora diverse cose da aggiustare, specialmente per quanto riguarda le animazioni e la bassa risoluzione delle texture. Le ambientazioni colpiscono invece per cura e dettaglio, sopratutto considerando la loro vastità; Coruscant, nella fattispecie, ci ha piacevolmente colpito per l'immensità dell'area esplorabile. Il gioco appare dunque in ottimo stato ma si sente la mancanza di alcune feature che renderebbero l'esperienza molto più user-friendly, a cominciare da un'opzione che permetta di modificare a piacimento l'interfaccia. Si avverte anche l'assenza di tool che consenta di creare gruppo più facilmente, sopratutto per quanto riguarda i Flashpoint. Per il resto, a parte qualche bug e alcuni problemi di facile risoluzione, non possiamo che essere ottimisti nei confronti di questo nuovo MMORPG che sta per affacciarsi sul mercato, forse non in modo particolarmente originale, ma con una licenza di indubbia importanza e una grande cura anche per l'esperienza in solitario.

CERTEZZE

  • Licenza sfruttata egregiamente
  • Missioni e narrazione diverse dal solito
  • E' qualcosa di più che un semplice World of Warcraft spaziale

DUBBI

  • Necessita di ancora qualche limatura a livello grafico
  • Si sente la mancanza di alcune feature ormai d'obbligo nel panorama MMORPG
  • Non sembra essere un prodotto estremamente innovativo