55

PS5 e la sottile differenza tra retrocompatibilità e continuità

Cos'è la retrocompatibilità? E invece la continuità? Sono due concetti simili ma al tempo stesso diversi; del primo se ne può fare a meno, del secondo invece no.

VIDEO di Francesco Serino   —   05/09/2020

PlayStation 5 permetterà di giocare ai giochi delle generazioni passate? E se sì, quali? Ultimamente questo interrogativo ha fatto emergere nuovamente il dibattito attorno all'importanza della retrocompatibilità di una piattaforma. Tuttavia in molti sembrano confondere la retrocompatibilità con l'idea di continuità, due concetti molto simili e al tempo stesso molto diversi, che solo di recente hanno incrociato le loro strade. Con Sony che continua a non fare chiarezza sull'approccio di PS5, lamentele e sottovalutazioni si mischiano tra loro creando estrema confusione e questo è un male perché le battaglie, quelle giuste, vanno affrontate insieme. Iniziamo a fare un po' di ordine?

Ecosistemi da preservare

La retrocompatibilità tra i due è il concetto più vecchio: retrocompatibile, in campo videoludico è una console nuova che fa girare le applicazioni sviluppate per le precedenti. La cosa faceva notizia in epoca PlayStation 3 per il semplice motivo che, fino a quel momento, le console erano costruite attorno a degli hardware proprietari, e per far andare un vecchio gioco su una console nuova era necessario molto lavoro. Non è un caso che su Pc non esista il concetto retrocompatibilità: l'hardware ha una continuità e tutto in linea di massimo funzionerà per sempre. La continuità è al contrario un concetto molto più recente, da cui ancora una volta è escluso il Pc per gli stessi motivi di prima. La continuità non è semplice retrocompatibilità, ma l'idea che gli acquisti fatti in un ecosistema debbano rimanere a disposizione per sempre. Logicamente, questo concetto non aveva senso in un contesto offline, quando di fatto non era presente una lista acquisti perché questi venivano effettuati attraverso le sole copie fisiche. Su PlayStation 3, stiamo prendendo in esame la famiglia PlayStation perché è questa la più popolare e al tempo stesso la più lontana dall'abbracciare simili meccanismi, assistevamo a un inizio, non a una reale concretizzazione di una console perennemente online, cosa avvenuta definitivamente solamente con PlayStation 4.

Un problema nuovo

Ecco perché il problema emerge soltanto ora: è in questi sette anni che la maggior parte degli utenti ha speso cifre considerevoli per dei prodotti digitali e fare come si è sempre fatto nel mondo console, ovvero toglierglieli da sotto le mani in nome di una presunta incompatibilità, sarebbe una marcia indietro insopportabile rispetto a quanto accade nei device più popolari di PlayStation, ovvero quelli Android e iOS. Inoltre, è da PlayStation 4 che Sony ha definitivamente abbandonato hardware proprietari in favore di un'architettura vicinissima a quella di un Pc dalle specifiche standardizzate, cosa che di fatto è. In più, mentre ai vecchi tempi ogni prodotto era legato indissolubilmente alle console per cui venivano sviluppati, oggi i giochi più amati continuano ad essere utilizzati per molti anni, se non intere decadi. Minecraft, Stardew Valley, gli FPS competitivi come un Rainbow Six ma anche i cosiddetti GAAS che devono avere sempre i server pieni, sono giochi che vengono costruiti strada facendo, aggiornati e migliorati persino graficamente strada facendo, e non possono chiedere ai loro utenti di essere acquistati di nuovo ogni volta. Anche perché c'è il concreto rischio che non venga fatto, e l'acquisto dirottato su una novità reale.

Tornando alla retrocompatibilità, è innegabile che come un funzione sia utile, interessante, divertente, e che permetta di giocare a cose che i più non possono più giocare, moltiplicando i titoli nella libreria di una console. Tra retrocompatibilità sì o no, nessuno sano di mente direbbe no se non deve dare in cambio nulla. Ma non è indispensabile, anche questo è vero. PlayStation 5 non ha davvero bisogno di far girare i giochi di tutte le altre vecchie PlayStation, anche se sarebbe ben accetto, e comunque potrebbe farlo tranquillamente via cloud, via PlayStation Now; ha invece terribilmente bisogno di continuità, per fare in modo che acquistando la nuova console non si debba ricominciare daccapo, riacquistando ciò che già ci appartiene e che non avrebbe problemi a girare correttamente sul nuovo hardware.

Questo discorso naturalmente vale anche per Nintendo, altra azienda che abbiamo a mio parere giustificato fino ad oggi, ma che dalla prossima console davvero non si può più permettere di radere al suolo le nostre collezioni di giochi digitali.