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Anthem è morto? EA punta su Apex per uscire dal guado

Anthem annaspa, mentre Apex Legends riscrive il futuro di Electronic Arts

VIDEO di Francesco Serino   —   12/05/2019

I bilanci di Electronic Arts non brillano, ma la divisione sportiva che sforna annualmente i vari Fifa, Madden e cari amici, ancora una volta tiene in piedi il colosso che, grazie all'exploit di Apex Legends, ha un po' meno i piedi d'argilla. E poteva andare peggio, molto peggio, visto che il successo del gioco dei Respawn ha di fatto rattoppato il fallimento, sempre più evidente ma non ancora definitivo, del kolossal Anthem. Per tornare a crescere, EA deve scegliere su chi puntare, ed è chiaro che la scelta è andata oramai, in piena meritocrazia, al free-to-play più chiacchierato dell'anno. I piani di espansione puntano ad oriente, con un occhio di riguardo alla Cina, come nel tascabile e popolarissimo segmento mobile. Esattamente come Fortnite e PUBG, anche Apex si appresta a trasformarsi in esperienza portatile, e se verrà fatto un buon lavoro in fase di porting il successo è garantito. Ci sentiamo però di sconsigliare ad Electronic Arts di mettere subito in bilancio i soldi cinesi: la recente stretta sui videogiochi, specialmente verso quelli velati di violenza, ha già sbarrato l'ingresso agli due battle royale dei recordì. Per quale motivo dovrebbe fare un eccezione con il bel gioco Respawn?

Da Andrew Wilson, CEO di EA, emergono anche nuove rassicurazioni sul futuro di Bioware, e ci mancherebbe altro, ma il silenzio assordante che aleggia attorno ad Anthem non potrà durare ancora per molto: serve un segnale forte come un Realm Reborn alla Final Fantasy XIV, o un certificato di morte naturale per confortare chi si dà ancora pena. Il guaio è che la soluzione di Wilson, sciorinata subito dopo, non suona affatto convincente visto che pone l'accento sull'importanza di un lancio morbido, fatto di beta ed early access, invece che il classico day one che, con una certa tipologia di giochi, appare più che mai superato. La cosa può suonare anche ragionevole, lo è sicuramente, se non venisse detta dagli stessi, certamente non gli unici, che da anni mascherano demo da beta irrilevanti per il miglioramento tecnico del gioco di turno. E visto che ci siamo, finiamola anche di ristringere la cerchia, barricandola dietro preordini e altre diavolerie, di chi può provare i vostri giochi in anticipo. Le demo servono per convincere chi non lo è, non chi ha già deciso di darvi i suoi soldi. Perché diciamo questo? Perché è un'altra delle cose più scontate che si possono dire, ma che in bocca ad EA oggi suonerebbe tardiva e sconclusionata come questa presa di coscienza di Andrew Wilson. Ragazzi, sveglia, a noi ci serve una Bioware in forma e una Electronic Arts agile e reattiva. Del resto non è proprio da un contesto simile che nasce il vostro unico grande successo a sorpresa, naturalmente Apex, di questi ultimi anni? Lo sappiamo che è difficile anticipare i gusti del pubblico, ma non è per quello che siete pagati così tanto?