Se il nome Blue Reflection non vi suona molto familiare, è comprensibile. Pur essendo stato sviluppato da Gust, lo studio famoso per la saga Atelier che nel 2022 festeggia il suo venticinquesimo anniversario, il gioco non ha ricevuto la stessa accoglienza: assieme ai diversi progetti che sono stati pensati per affiancare il suo prodotto di punta, fosse anche solo per variare leggermente sul tema, i contenuti e la qualità complessiva non sono mai risultati davvero al passo con Atelier. Nel 2017 ha debuttato, per l'appunto, Blue Reflection, i cui guizzi non sono stati abbastanza per valorizzare un contenuto complessivo appena sufficiente - a cominciare dalla storia per arrivare fino a limitazioni tecniche di sorta, imputabili con molta probabilità al fatto di dover girare anche su PS Vita.
Sono passati anni e Gust ha deciso di riprovarci, annunciando poco tempo fa Blue Reflection: Second Light, che si unisce a Blue Reflection: Sun (gioco mobile non disponibile in Occidente) e all'anime Blue Reflection: Ray.
Quattro anni, insomma, in cui la serie non è stata dimenticata ma ha comunque aspettato prima di tornare a espandersi oltre i confini natii. Un tempo che potrebbe aver aiutato Gust a fare chiarezza sui diversi punti critici dell'originale, in cui il sistema di combattimento era il solo aspetto a spiccare davvero. Abbiamo trascorso qualche ora in compagnia del gioco e pur essendo ancora presto per farsi un'idea precisa, c'è la possibilità che almeno l'impianto narrativo possa offrire più soddisfazioni del primo capitolo.
Scopriamo Blue Reflection: Second Light nel nostro provato su PC.
In cerca dei ricordi perduti
Tempo che Blue Reflection: Second Light inizia a svelarsi e diventano subito chiare le differenze con il titolo originale. Anche Blue Reflection era ambientato all'interno di una scuola, tuttavia la maggior parte delle vicende aveva luogo nel mondo umano e alle volte ci era concesso di esplorare altre realtà: in questo caso è l'esatto opposto, ovvero siamo rinchiusi in un mondo sconosciuto, che chiaramente non è il nostro, dal quale non abbiamo idea di come uscire. Assieme a noi ci sono altre ragazze e tutte condividono la stessa caratteristica: non ricordano nulla di sé, tranne il proprio nome. Non solo non sanno da dove vengono ma non sono neppure in grado di rispondere alle domande più banali, ad esempio quale può essere il loro genere di lettura preferito. Non le definiremmo proprio delle tele bianche, quanto dei quadri sbiaditi, che hanno perso i loro colori ma la cui trama è ancora lì, appena visibile, nell'attesa di tornare a nuova vita.
In questo particolare contesto ci troviamo a vestire i panni di Hoshizaki Ao, una ragazza ordinaria che sogna di poter vivere un momento speciale: costretta a frequentare dei corsi estivi, avendo fallito gli esami di fine anno, si ritrova improvvisamente trascinata in un mondo sconosciuto. Qui, in un misterioso edificio scolastico che sembra fluttuare nel nulla, fa la conoscenza di altre tre ragazze nella sua stessa situazione: Kokoro Utsubo, una ragazza gentile e spensierata che tende a fare tutto seguendo il proprio ritmo, lasciando a volte vagare la mente senza meta; Yuki Kinjou, che sembra un po' l'esatto opposto di Kokoro, così piena di energia da bastare per chiunque e con la tendenza a cercare cose nuove, coinvolgendo le altre con la sua incrollabile positività; infine Rena Miyauchi, la classica persona dura ma dal cuore tenero, che cerca di rimanere il più possibile con i piedi per terra e guardare alla situazione contingente da un prospettiva più ampia.
Abbandonate a loro stesse, le ragazze devono rimboccarsi le maniche per sopravvivere, andando ogni giorno a esplorare l'esterno per raccogliere cibo e risorse, aprendosi nel frattempo la strada a forza contro le temibili creature che lo abitano.
La particolarità di Blue Reflection: Second Light risiede soprattutto nel fatto che sembra voler essere il punto dove far convergere tutti gli altri progetti legati alla serie. Ai personaggi appena citati, infatti, il gioco ne aggiunge altri tra cui Shirai Hinako, Kasuga Shiho e Hirahara Hiori: si tratta delle protagoniste di Blue Reflection, Blue Reflection: Sun e Blue Reflection Ray. Non sappiamo se questo capitolo in uscita vuole essere la chiusura del cerchio o solo l'occasione di sperimentare con la crossmedialità ma, narrativamente parlando, ci sono i presupposti perché la storia acquisisca tutto lo spessore che mancava all'originale. Da parte nostra non possiamo proprio sbilanciarci in merito ma, questo va detto, l'introduzione al contesto narrativo non si perde troppo via e anzi ci fa partire subito in medias res per poi affidare la costruzione degli eventi a diversi flashback: una scelta che a volte spezza la storia ma essendo demandate a supportare l'inizio del gioco è probabile che caleranno drasticamente una volta serviti allo scopo. Fino a dove ci è concesso discuterne, le vicende sono piuttosto pilotate in quello che bisogna fare: a volte abbiamo potuto esplorare la scuola che funge da hub principale, ma essendoci poco o nulla da fare, salvo raccogliere qualche missione secondaria, il gioco è scorso via liscio. La speranza è quindi che, pur nella sua evidente crossmedialità, Blue Reflection: Second Light riesca a raccontarsi in maniera meno inutilmente prolissa rispetto al passato.
Un gameplay evoluto
È indubbio che pur riprendendo diversi aspetti del primo capitolo, Blue Reflection: Second Light vi si distacchi sotto altri. Tornano il sistema di crafting e i legami da stringere con le compagne ma, essendo l'ambientazione diversa e focalizzata sull'universo parallelo in cui le ragazze si trovano intrappolate, ci sono degli aspetti nuovi. Per esempio, la possibilità di costruire strutture aggiuntive per rendere l'accademia un posto da, almeno per il momento, chiamare casa: i progetti, se così vogliamo definirli, per abbellire il complesso si ottengono in diversi modi, anche attraverso missioni secondarie, e com'è ovvio richiedono specifici materiali per essere concretizzati. Materiali che a loro volta si trovano al di fuori dell'edificio scolastico, in quell'esterno che pullula di nemici e oggetti da raccogliere.
Non possiamo scendere nel dettaglio in merito, ma l'idea nel complesso ci stuzzica e potrebbe dare un ulteriore senso all'esplorazione, al di fuori della necessità di costruire oggetti più di uso comune. Portare a termine le missioni secondarie, o gli eventi legame, permette inoltre di ottenere Punti Talento attraverso i quali sviluppare le nostre combattenti: la nota curiosa è che delle ragazze menzionate solo tre sono in grado di combattere, poiché dotate di un anello che dà loro modo di evocare le rispettive armi. La quarta non può dunque seguirle sul campo ma riesce in ogni caso a supportarle e, anzi, i suoi talenti spesso si rivelano molto corposi. Attraverso di lei è infatti possibile migliorare le statistiche delle altre, qualcosa che non a caso ha un costo persino iniziale più alto rispetto alle compagne. Laddove il comune level up aumenta le statistiche in modo automatico e a volte fa guadagnare un'abilità, il menu dei talenti serve a rifinire meglio i personaggi e può essere gestito a piacere in base ai punti disponibili, scegliendo fra quattro diverse tipologie - da notare che l'unica ad averle tutte sbloccate fin da subito e Ao.
Passando al sistema di combattimento, le fondamenta sono le stesse dell'originale ma anche qui non mancano alcuni giri di vite: al solito, le protagoniste assumono il ruolo di Reflector ma, contrariamente a quanto accadeva in Blue Reflection, la loro trasformazione non è obbligatoria. Possono infatti combattere anche in abiti civili, sfruttando l'anello che portano all'indice per evocare le rispettive armi. Diventare in tutto e per tutto una Reflector è infatti un passaggio da attivarsi durante il combattimento, a patto di rispettare determinate condizioni. Gli scontri sono ancora una volta legati alla Timeline, che stabilisce la nostra possibilità di attacco in base agli Ether Point accumulati: a partire da una base minima di mille, sta a noi decidere se sferrare subito un attacco oppure attendere per utilizzarne uno più costoso e potente - o due minori, dipende sempre come vogliamo spenderli.
Ogni utilizzo di Ether Point ci riporta all'inizio della Timeline e al contempo ne accelera il riempimento, portandoci così a valutare cosa sia meglio fare: se lanciarci subito all'attacco per velocizzare il susseguirsi dei turni, oppure optare per una strategia più ragionata. A prescindere dalla scelta bisogna sapere che ciascuno dei personaggi può salire di grado durante gli scontri, potendo in questo modo utilizzare un maggior numero di tecniche e andando a potenziare quelle già presenti; soprattutto, raggiunto il livello tre, potrà trasformarsi in Reflector con tutti i benefici che ne conseguono. Va detto che la difficoltà, per ora tarata verso il basso, non ci ha dato troppo modo di provare la trasformazione, fatta eccezione per un boss: ci auguriamo non sia il preludio a una sfida generale troppo blanda, altro punto a sfavore del primo capitolo. Una manciata di ore non è comunque sufficiente a stabilirlo.
Nel complesso, questo primo assaggio di Blue Reflection: Second Light ci ha incuriosito quanto basta per voler vedere come prosegue. Il sequel sembra evolversi rispetto all'originale, dal punto di vista del gameplay e in particolare di quello narrativo: è troppo presto per sbilanciarsi in un senso o nell'altro, sapendo poi quanti personaggi mancano all'appello, ma la trama potrebbe aver imboccato la giusta strada per non rendersi inutilmente lunga e noiosa. Il sistema di combattimento potrebbe essersi fatto più strategico ma buona parte di questa impressione deriverà dal livello di sfida, che in Blue Reflection era fin troppo tarato verso il basso.
Per chiudere, a livello tecnico e grafico non abbiamo notato particolare differenze tra questo e il primo capitolo. Pur nella loro spigolosità, i modelli dei personaggi erano convincenti già nel 2017 ma a distanza di quattro anni ci saremmo aspettati un minimo cambiamento - proprio come è stato per la saga di Atelier. Sulle ambientazioni non possiamo, ancora una volta, sbilanciarci troppo anche se la prima impressione lascia trasparire una certa ripetitività di fondo. Staremo a vedere se il gioco completo saprà offrire di meglio.
A distanza di quattro anni, Blue Reflection: Second Light potrebbe migliorare quanto di poco riuscito c'era nel capitolo originale. Il ribaltamento delle situazioni, con una trama interamente ambientata nella realtà parallela del gioco, assieme ad alcuni ritocchi al gameplay sia nelle fasi mondane sia in quelle di combattimento, ci hanno incuriosito ma i passi avanti importanti dovranno essere fatti soprattutto in termini di narrazione. Graficamente e tecnicamente spiace constatare che non sono stati fatti passi avanti rispetto al passato, risultando in personaggi e ambientazioni un po' stantie la cui complessiva qualità potremo però giudicarla solo a gioco completo. Le premesse per un gioco migliore ci sono, resta da vedere se saranno rispettate.
CERTEZZE
- La realtà parallela fa da principale sfondo degli eventi
- Interessante la possibilità di costruire migliorie per la scuola
- Sistema di combattimento familiare ma rifinito sotto alcuni aspetti
DUBBI
- La bontà complessiva della storia rimane da valutare
- Il livello di difficoltà non sembra particolarmente impegnativo
- Graficamente il gioco non si è evoluto rispetto all'originale del 2017