Gli Zeno Clash sono stati due titoli a loro modo importanti, quanto purtroppo semi dimenticati. Possiamo definirli dei picchiaduro in prima persona dalle meccaniche amene, figli di una rilettura grottesca e surreale del realismo magico sudamericano. Giocandoci la mente oscillava, magari inconsapevolmente, tra Borges e Dalì, integrati con piglio deciso nella visionarietà peculiare della direzione artistica di entrambi i giochi. Da allora lo studio cileno ACE Team non è mai stato fermo e, anzi, ha lanciato molti altri giochi, alcuni riusciti, come i Rock of Ages, altri più complessi da inquadrare, oscillanti come sono tra il genio e la mediocrità, come The Deadly Tower of Monsters, Abyss Odyssey, SolSeraphe il più recente The Eternal Cylinder.
La nostra anteprima di Clash: Artifacts of Chaos parla di un gioco che vuole tornare alle origini della software house.
La storia
Facile sarebbe definire Clash: Artifacts of Chaos come lo Zeno Clash 3 che non è mai stato realizzato. In fondo si tratta di un picchiaduro in prima persona, come lo erano i due giochi precedenti, oltretutto ambientato nello stesso universo. Anche la direzione artistica è molto simile, a parte per la maggiore ricchezza di dettagli, che francamente ci sembra inevitabile dopo i quasi dieci anni passati dal lancio di Zeno Clash 2. Quindi ci troviamo di nuovo di fronte alla prospettiva di passare del tempo in un mondo dai tratti surreali e cartoon, ma allo stesso tempo di una brutalità impressionante, pieno com'è di strane creature dall'aspetto singolare e di mostri partoriti da chissà quale inferno.
A differenza degli Zeno Clash, in cui i protagonisti erano essenzialmente umani, Pseudo, l'eroe di Clash: Artifacts of Chaos, è in realtà molto più in linea con il resto della fauna locale: è una creatura antropomorfa dalla pelle gialla, alta e slanciata ma dalle braccia possenti, con una vita a imbuto e un volto che di umano ha ben poco. Incidentalmente è anche un potente guerriero, che però vive come un recluso, ritirato dal consesso civile. A farlo uscire dalla sua gabbia ci penserà un orfano dagli incredibili poteri, che ha attirato le brame della Signora dei Manufatti, tal Gemini. Per non lasciarlo solo ad affrontare i pericoli della regione di Zenozoik, in cui si svolge l'intera avventura, Pseudo inizia a cercare insieme al suo nuovo protetto i cosiddetti Manufatti del Caos, senza sapere però a cosa sta andando incontro.
Level design
Come accennavamo, Clash: Artifacts of Chaos è un picchiaduro in prima persona, in cui cioè bisogna usare le mosse a disposizione di Pseudo per picchiare a morte gli avversari. Da quel poco che abbiamo potuto visionare, il sistema di combattimento ci sembra molto simile a quello visto negli Zeno Clash, quindi sembra essere fatto di scontri estremamente fisici, in cui i colpi si abbattono pesanti sui corpi degli avversari e in cui la tecnica è fondamentale per non soccombere. Vi stupirà di sapere che la fonte d'ispirazione principale per il design della mappa di gioco è stato Bloodborne di FromSoftware, cui ACE Team ha guardato attentamente quando ha deciso di realizzare delle aree interconnesse senza schermate di caricamento per dare da una parte l'idea di trovarsi in un mondo aperto unico, dall'altra per guidare la progressione in modo più deciso, evitando la presenza di momenti morti come avveniva in Zeno Clash 2 ed evitando di rendere la mappa una specie di collezione di arene, come avveniva in Zeno Clash.
Qui le differenti aree sono collegate, pur in assenza di caricamenti, in modi che spetta al giocatore scoprire, con la possibilità di aprire delle scorciatoie per abbreviare i viaggi e raggiungere alcuni obiettivi. Inoltre gli sviluppatori hanno voluto rendere visibili sin da subito delle aree esplorabili solo nelle fasi avanzate di gioco, così da dare al giocatore una prospettiva unica sul suo viaggio. Il tutto sembra essere molto più organico rispetto ai Zeno Clash. Del resto il level design è il campo in cui sono state investite più risorse, tanto spingere ACE Team a dichiarare che "deve essere un di suo."
Sistema di combattimento
Come già detto, il sistema di combattimento ricorda quello degli Zeno Clash, ma con una grossa novità: le regole degli scontri vengono determinate da un gioco di dadi, incentrato sui manufatti che si trovano durante l'avventura. Più si dispone di oggetti potenti, più è possibile piegare le regole a proprio vantaggio. L'abilità comunque non deve mai mancare e, anzi, è meglio svilupparla nel corso di tutto il gioco, altrimenti si rischia di avere vita difficile nella seconda parte. In termini di mosse, Pseudo può colpire e parare con i suoi pugni, ma anche con le armi che trova sulla sua strada. Da bravo erede della tradizione del genere, può anche afferrare gli avversari per realizzare delle prese e può parare e schivare gli attacchi. Dal punto di vista delle dinamiche, il combattimento sembra essere abbastanza tecnico, anche se sinceramente bisognerebbe valutarlo meglio prima di dare giudizi definitivi.
Da segnalare la presenza di una modalità cooperativa, ambientata nei sogni di Pseudo. Sì, prenderete parte al suo mondo onirico insieme ad altri giocatori, non ne siete contenti?
Per adesso di Clash: Artifacts of Chaos si è visto molto poco, ma il solo fatto che vada a inserirsi nell'universo degli Zeno Clash è un motivo per attenderlo. C'è sicuramente da verificare la struttura di gioco, perché va bene citare Bloodborne, ma poi bisogna essere anche in grado di seguirlo. Comunque sia abbiamo fiducia in ACE Team, che si spera riesca a fare bene tornando alle sue origini.
CERTEZZE
- Sistema di combattimento
- La filosofia di level design sembra ottima
DUBBI
- Per ora si è visto troppo poco per esprimere dubbi