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Code Vein: il nostro nuovo provato

Dopo esser sparito per un pezzo, Code Vein è magicamente riapparso negli uffici di Bandai Namco a Milano. Abbiamo provato questa sua rinnovata incarnazione.

PROVATO di Aligi Comandini   —   08/05/2019
Code Vein
Code Vein
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Che Code Vein dovesse migliorare era cosa nota: Bandai Namco sembrava aver puntato molto sul progetto diretto da Yoshimura (noto per aver lavorato in passato sui God Eater), tanto da averlo lanciato come una sorta di "erede anime di Dark Souls", eppure le prime prove avevano mostrato un titolo abbastanza rozzo, non all'altezza delle opere di FromSoftware, e di sicuro non in grado di trainare da solo l'intera lineup del colosso giapponese. La decisione presa, dunque, era l'unica possibile: farlo sparire per un po', rimaneggiarlo a dovere, e ripresentarlo con meno hype al pubblico nella speranza di aver per le mani un progetto superiore alle aspettative dopo la "pausa". Noi abbiamo, prevedibilmente, fatto da "cavie" per questa trasformazione, e ci è stato concesso un bel po' di tempo con la fase iniziale del titolo negli uffici milanesi di Namco. Il gioco si è presentato con molte migliorie e non sono mancate le sorprese, tuttavia molti dei dubbi che circondavano la sua prima forma sono ancora presenti...

Il ritorno delle big anime tiddies

Partiamo da una prima, significativa, precisazione: chi giocherà Code Vein difficilmente sceglierà di farlo per via della sua arguta narrativa. Il pargolo di Namco sembra esser molto vicino filosoficamente a uno shonen anni novanta nel peggiore dei modi possibili, e vi mette nei panni di una sorta di figura messianica in un mondo post apocalittico abitato da vampiri, senza uno straccio di memoria, e per qualche motivo con il potere di far rifiorire degli speciali alberi che rappresentano la miglior fonte di nutrimento per la vostra specie dai canini appuntiti. Vi sembra un insieme di clichè, nevvero? Allora dovreste vedere il vostro primo incontro con la misteriosa "Io": una ragazza che ha come voi perso la memoria, ed è coperta solo da una elaborata mantella in pelle e da una canottiera strappata in punti quantomai strategici. E ok, cose del genere non ci hanno mai preoccupato o infastidito, ma si parla solo della prima di centinaia di trovate da vecchio manga stereotipato di bassa lega, popolato da personaggi di cartoncino ed eventi più che prevedibili. Non vogliamo però fasciarci la testa prima del tempo, perché riteniamo ci sia comunque del potenziale nell'ambientazione - e va detto che lo stile del tutto contribuisce a dare a Code Vein una certa grottesca unicità - tuttavia di sicuro è necessario che le vicende del titolo si evolvano sensibilmente rispetto alle prime ore della campagna per catturarci.

Code Vein 14

Passati sopra alla storia non proprio brillantissima e ai personaggi stereotipati, ad ogni modo, questo souls-like di ciccia ne offre parecchia: si parla pur sempre di un titolo ancora basato sulla cosiddetta "corpse run", e quindi di una sorta di action GDR dove i punti esperienza necessari allo sviluppo del proprio alter ego possono venir persi al momento della morte, e vanno recuperati nella zona in cui si è stati sconfitti. Le similitudini tra Code Vein e i Souls di From però si limitano solo alla struttura, perché in ogni altro aspetto il gioco di Namco sembra voler essere più una versione alternativa dei God Eater che hanno formato il suo director, e offrire una gestione delle classi e della progressione profondamente diversa da quella dei noti titoli a cui si ispira.

Codici violenti

Ci spieghiamo meglio: in Code Vein le classi non sono "libere" e non è possibile specializzare i personaggi potenziando singolarmente le loro statistiche. Il gioco permette infatti di cambiare specializzazione equipaggiando degli speciali "Blood Code" che modificano l'intero set del proprio personaggio, e gli permettono di usare determinate armi (che alle statistiche sono legate) e poteri unici. I Code sono limitanti, ma sostituibili senza malus, dunque è possibile mutare stile di gioco senza problemi durante la campagna, a patto di aver tenuto qualche equipaggiamento adatto per la classe selezionata. Si tratta di una soluzione abbastanza furba secondo noi, che dona varietà al gameplay, e permette di sperimentare - soprattutto durante le prime battute - per capire quale stile sia più adatto al proprio approccio ai nemici. Inoltre tale scelta enfatizza molto i poteri speciali legati alla natura vampirica del proprio guerriero, ed è una cosa sensata visto che, quando si parla di manovre in battaglia, Code Vein ci è parso un bel po' più basilare rispetto ai Souls.

Code Vein 20

Anche qui ci sono attacchi alternativi rispetto a quelli normali, non lo neghiamo: è possibile succhiare sangue dai nemici con uno speciale assalto caricato che varia in base al Code equipaggiato (e il sangue è praticamente il "mana" del gioco, indispensabile per usare le abilità), laddove le armi sono dotate di attacchi alternativi dagli effetti variabili (si tratta, nel caso dei fucili, di proiettili che consumano proprio il vostro mana rosso, mentre per le spade di attacchi potenti o brevi combo); nella maggior parte dei casi però utilizzerete delle combo basilari la cui velocità dipende dal tipo di arma selezionata, poiché le animazioni di questi attacchi possono venir interrotte dalle manovre difensive e risultano quindi molto più sicure rispetto alle altre. Possibile che la situazione cambi con armi più avanzate, ma al di fuori del già descritto fucile abbiamo trovato questa cosa vera per tutte le armi da corpo a corpo provate dalle lance agli spadoni, quindi siamo dubbiosi.

Essere un vampiro non è poi così difficile

Siamo dunque, davanti a un gameplay nel complesso volutamente accessibile, e tale scelta ben si sposa a un livello di difficoltà che, almeno all'inizio, sembra sensibilmente più basso di quello a cui i souls-like ci hanno abituato. I nemici di Code Vein sono infatti abbastanza aggressivi, ma prevedibili, e durante il dungeon iniziale abbiamo avuto ben pochi problemi ad avanzare. Arduo al momento dire se avanzando ci saranno dei picchi del livello di sfida; per ora siamo riusciti ad affrontare solo poche zone separate dalla campagna dopo l'intro, e ci sono parse ostiche più per la notevole forza e resistenza dei nemici (facilmente bypassabili a forza di livellare) che per i loro pattern d'attacco. La complessità, in questo titolo, risiede tutta nello sviluppo delle armi e dei personaggi, che hanno abilità potenziabili non dipendenti dall'aumento di livello (sempre legate ai Code, come detto), possono modificare nel dettaglio gli strumenti di morte ottenuti - con tanto di danni elementali simili a quelli dei giochi From - e usare una lunga lista di oggetti utili in battaglia.

Code Vein 08

Tra le qualità del titolo, forse una delle più evidenti è la presenza della cooperativa, poiché la campagna è in teoria affrontabile quasi in toto con un amico. Code Vein spinge dunque molto sull'elemento online, ma riduce al contempo ulteriormente la sua difficoltà proprio per questo, permettendo di farsi accompagnare da personaggi guidati dall'intelligenza artificiale molto efficaci, che possono persino riportarvi in vita consumando parte della loro energia. Nel complesso, il sistema di combattimento di Code Vein non ci ha fatto impazzire per la sua varietà, per il feedback delle armi, o per il livello di sfida, ma ci ha restituito un feeling simile a quello di action meno rifiniti, dove molto del godimento deriva dalla vista del proprio personaggio che diventa gradualmente una belva inarrestabile, e si arma di strumenti di morte giganteschi e poteri sempre più devastanti (magari in compagnia di qualche amico). Poco delicato come concept, ma spesso dannatamente efficace. Per ora il videogame di Bandai Namco ci sembra divertente quanto basta, e considerata la sua complessità ci aspettiamo anche un discreto mare di contenuti; la sua qualità resta però tutta ancora da definire, e crediamo dipenderà in larga parte da quanto i Blood Code risulteranno sviluppabili, dal graduale miglioramento della narrativa, e dalla validità delle mappe (un po' basilari nelle prime fasi). Vedremo.

Code Vein è sicuramente migliorato rispetto all'ultima volta che l'abbiamo visto, ma il gioco di Namco ci pare ancora lontano dall'esser del tutto convincente. L'ambizione del team è notevole, e crediamo che questo action vampiresco possa dire la propria con qualche sensibile ritocco qua e là, però un prodotto così esteso e complesso non può esser valutato in un paio d'ore, e al momento possiamo solo affermare di esserci divertiti quel tanto che basta durante la demo da aver buone aspettative per il prodotto finale. Non resta che attendere, per vedere se Code Vein saprà realmente distinguersi nell'agguerrito mondo dei souls-like o risulterà solo un action passabile.

CERTEZZE

  • Sviluppo complesso, e classi "equipaggiabili" che variano molto il gameplay
  • La cooperativa aggiunge valore al tutto
  • Ottimo editor del personaggio
  • Dà l'impressione di essere un gioco ricco di contenuti

DUBBI

  • Alcune scelte stilistiche sono un po' troppo "anni 90" per i nostri gusti
  • La narrativa non ci ha convinto particolarmente
  • Il gameplay ha delle debolezze che vanno limate