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Die After Sunset, abbiamo provato il roguelite ispirato a Fortnite

Ispirato da Fortnite, Die After Sunset ci butta tra alieni e meccaniche roguelite. Scopriamolo il questo nostro provato.

PROVATO di Tommaso Valentini   —   28/08/2021

Abbiamo più volte parlato di come Fortnite abbia fatto scuola, poggiando le basi per un trend, quello dei Battle Royale, esploso negli ultimi anni e ormai giunto alla saturazione. Chiunque avesse del capitale ha provato a mangiarsi una piccola fetta di torta e in molti, come sempre accade in questo caso con le idee meno fresche, hanno fallito miseramente, non raccogliendo nemmeno le briciole e dovendo poi chiudere i battenti. Qualcuno, tuttavia, ci prova ancora e tenta di copiarne il modello, nella speranza di avere lo spunto vincente capace di ribaltare l'ordine delle cose.

Con i giocatori ormai sazi, è ormai persino difficile pensare a un prodotto di successo che prenda spunto anche solo dall'immaginario visivo di Fortnite e se questo i tripla A sembrano ormai averlo capito e pagato sulla propria pelle, tra gli studi indipendenti non mancano i folli visionari. È il caso di Playstark che con il suo Die After Sunset ripercorre la strada del blockbuster di Epic Games partendo però dalle origini e arrivando su Steam con una versione di prova a tempo incentrata sulla modalità per giocatore singolo.

Dopo una prova di Die After Sunset siamo pronti a dirvi cosa ne pensiamo.

Da fortnite a Returnal il passo è breve

Lo stile colorato di Die After Sunset
Lo stile colorato di Die After Sunset

Prima di diventare un battle royale Fortnite stava per fallire, per chiudere i battenti, per mandare a spasso un team di sviluppo incapace di far breccia con un titolo survival dalle buone idee, ma dallo scarso appeal. Sarebbe dunque anacronistico tentare di arrivare oggi con una versione fortemente ispirata alla modalità Salva il Mondo sperando che qualcosa possa cambiare, ma Playstark vuole provarci lo stesso. Invece di rinfrescare semplicemente la formula, lo studio prova a trarre ispirazione dai più recenti roguelite per dare vita un titolo quantomeno particolare, anche se non proprio innovativo.

Die After Sunset ci vede dunque alle prese con un'invasione mostruosa, con queste piccole, ma diaboliche creature chiamate Murkor, decise a divorare e fare a pezzi il nostro universo. Sulla loro strada i nostri protagonisti, personaggi piuttosto anonimi ma pronti a diventare i nuovi eroi della galassia debellando la minaccia. Per farlo dovranno gettarsi nella mischia, prendere qualche rischio, morire e ripetere il tutto fino a quando il loro compito non potrà dirsi completato.

Si, lo sappiamo, la trama non è esattamente una delle più brillanti dell'ultimo decennio, ma quello che conta in questo tipo di esperienze, come vi diciamo sempre, è il gameplay. Che dovrebbe essere abbastanza gratificante da spingervi a giocare partita dopo partita senza mai venirvi a noia. Ci riesce benissimo BPM, ce la fa Returnal su PlayStation 5, così come decine di altri titoli dai valori produttivi più disparati: perché Die After Sunset non dovrebbe farcela?

Diciamo che di motivi ce ne possono essere svariati, questa volta, primo su tutti un gunplay ridotto all'osso che potrebbe mostrare una scarsa profondità dopo solo qualche ora di gioco, imputabile, molto probabilmente, ad una versione di prova estremamente scarna in termini di contenuti.

Dei tre personaggi presenti, solo April può essere utilizzata e armata con la sua pistola dal duplice sparo, un colpo singolo e una raffica violenta ravvicinata, e vi costringerà a dare fondo alla vostra abilità per completare il primo livello. La prima partita scorre liscia e senza intoppi e, nonostante il tutorial sia sotto forma di banali slide, le meccaniche di gioco sono così semplici da renderlo completamente superfluo. Dovrete muovervi generalmente per la mappa uccidendo nemici, collezionando frammenti di luce così da potenziare e divenire abbastanza forti prima dello scadere del tempo per poter uccidere il Murkraken finale.

Concettualmente il titolo è tutto qui, con la luce che potrà essere spesa per aprire le casse generate proceduralmente e ottenere potenziamenti passivi grazie ai quali diventare più resistenti o generare più danno. A darvi manforte anche tutta una serie di eventi, in numero piuttosto limitato ancora, con obiettivi specifici, pronti invece a ricompensarvi con statistiche extra o gadget e armi più potenti. È un ciclo continuo, alla ricerca del setup migliore ad un ritmo frenetico per non farvi trovare impreparati per la lotta finale, che spinge ad essere affrontato però solo un numero limitato di volte prima che ci si senta soddisfatti di quanto visto e si desideri passare ad altro.

Potenziamenti e progressi basteranno?

Talenti e abilità extra sono il motivo per continuare a giocare
Talenti e abilità extra sono il motivo per continuare a giocare

Per evitare che il ciclo si ripeta in maniera identica partita dopo partita, Playstark ha inserito il più classico sistema di progressione, con talenti e nuovi armamenti che potranno essere sbloccati attraverso la raccolta di speciali gelatine di Murkor, una valuta come un'altra per gettarvi nel vortice del collezionismo. Alcune passive da sbloccare, tuttavia, sono interessanti e i gadget pensati per aumentare la mobilità rendendo l'azione di gioco molto più fluida, un po' poco tuttavia se guardiamo al quadro generale.

L'unica meccanica un pochino più profonda e interessante è infatti la gestione della luce e dell'oscurità, con i Murkor che andranno a potenziarsi nel caso in cui si trovino all'ombra andando a creare situazioni in cui si cerca di giocare sempre con il sole alle spalle per prenderli con la guardia abbassata. All'ombra i Murkor si trasformano, perdono il loro aspetto puccioso e coccoloso e diventano mostri neri con danni e resistenze aumentate, situazione da evitare per non perdere secondi preziosi. Il gioco però è davvero tutto qui e se l'idea non è tra le più originali a fare la differenza saranno sicuramente il prezzo e la quantità di contenuti al lancio, due elementi cruciali per poter dare a Die After Sunset quantomeno una possibilità di vittoria.

Die After Sunset assorbe dall'immaginario di Fortnite e prova a inserire elementi roguelite per cavalcare due grandi trend del mercato attuale dei videogiochi. Il risultato, almeno di questo primissimo early access, è eccessivamente derivativo e privo di idee particolarmente originali, indispensabili per svettare sul resto della concorrenza. Tecnicamente parliamo di un titolo solido capace di restituirci qualche ora spensierata, ma le preoccupazioni sorgono tutte pensando a quanto questo divertimento possa durare a fronte di meccaniche così elementari. Un assaggio che lascia diversi punti di domanda, le cui risposte arriveranno mano a mano che ci avvicineremo alla data di uscita, ancora non annunciata.

CERTEZZE

  • La modalità cooperativa potrebbe salvarlo
  • Semplice e immediato da giocare

DUBBI

  • Davvero poche idee nuove
  • Gunplay poco soddisfacente
  • Mappe non generate proceduralmente