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L’E3 è ormai completamente inutile?

Chiediamoci che senso abbia mantenere ancora in vita un simile baraccone che ormai non riesce nemmeno più ad assolvere alla sua funzione primaria

SPECIALE di Simone Tagliaferri   —   25/06/2019

L'E3 è ormai completamente inutile? Guardando all'E3 2019 la risposta sembra essere facile: sì. Tranquilli, sopravvivrà ancora per anni, ma sarà sempre meno centrale nella comunicazione di publisher e produttori hardware. Elaboriamo: l'E3 è nato per assolvere a una funzione precisa, quella di far incontrare i professionisti del settore, con la stampa invitata a vedere e riportare le novità del settore in sviluppo. Le conferenze non sono altro che il derivato di una serie di eventi che prima si svolgevano a porte chiuse, cui partecipavano sopratutto i responsabili delle vendite delle grandi catene commerciali, e che vedevano impegnati i produttori hardware e software a mostrare al meglio la loro mercanzia. I primi dovevano decidere cosa avrebbero venduto nei loro negozi e con quale livello di esposizione, i secondi fare in modo di conquistarsi gli spazi migliori spiegando perché i clienti avrebbero scelto i loro giochi o il loro hardware al posto di quelli della concorrenza. Sostanzialmente le conferenze erano il momento in cui si formava il mercato e una presentazione poco convincente poteva significare perdite milionarie.

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Con il tempo la funzione mediatica dell'E3 ha preso sempre più il sopravvento, relegando gli accordi commerciali alle segrete stanze della fiera, solitamente delle aree dedicate in cui gli operatori potevano appartarsi lontani dallo sguardo indiscreto di stampa e pubblico. Le conferenze diventarono veri e propri show, assumendo una funzione diversa da quella del passato: il grado di soddisfazione del pubblico per quanto mostrato sui palchi dell'E3 significava ordini in più o in meno dalle catene commerciali, che apprezzavano di poter verificare in tempo reale la reazione del pubblico alle nuove proposte. Stiamo parlando di un'epoca morta, in cui i negozi fisici avevano un'importanza determinante, con le vendite dei prodotti che si concentravano nelle prime due settimane dopo il lancio. Il rapporto produttore / venditore / pubblico era estremamente lineare e ogni possibile punto d'incontro era ben accetto, perché aiutava a farsi un'idea di ciò che il cliente voleva. Quindi aveva senso aspettare i corposi resoconti della stampa per verificare cosa avesse attratto maggiormente l'attenzione. Considerate che stiamo parlando di un'epoca pre-social network, quella in cui la stampa cartacea era ancora forte e la stampa web compiva i suoi primi passi. I videogiochi erano ancora monolitici, ossia acquistando un gioco si portava a casa tutta l'esperienza. La concezione del videogiochi era quindi enormemente differente da quella attuale e un titolo era giudicato dalle vendite, non dalla sua capacità di permanenza sul mercato. In un quadro del genere le forme di mediazione non solo avevano senso, ma erano importantissime, perché avvicinavano le forze del mercato. Oggi, semplicemente, non è più così.

Perché l'E3 è completamente inutile

Molti purtroppo danno senso alle cose considerando solo il loro punto di vista. L'utente medio pensa: a me le conferenze piacciono, quindi l'E3 è utile. Il problema è che astraendo il ragionamento è facile capire che è esattamente il contrario. Facciamoci qualche domanda: Ubisoft, EA, Microsoft, Sony, Nintendo, Bethesda, Square Enix e tutti gli altri hanno bisogno dell'E3 per organizzare le loro conferenze, oppure la concomitanza con la fiera è ormai solo una questione di comodo? Per dire, se Bethesda facesse una conferenza ad aprile, invece che a giugno, cosa cambierebbe per i videogiocatori? I suoi annunci avrebbero meno peso? Specifichiamo: cosa perderebbero dal fatto che non ci sia l'E3 di mezzo? L'E3 2019 ha mostrato tutti i limiti del modello 'conferenza' nell'epoca attuale: i publisher e i produttori hardware hanno ormai pochissimi prodotti nuovi da presentare annualmente, spesso appartenenti a serie di lungo corso. Molti degli annunci più rilevanti fatti durante le conferenze di quest'anno sono stati relativi ad aggiornamenti di giochi spesso già da mesi o anni sul mercato e ai servizi, più che ai nuovi videogiochi.

Le novità vere e proprie sono state poche e spesso presentate in modo insignificante, perché semplicemente non conviene più svelare le carte durante l'E3, esponendosi oltretutto a mille critiche. Prendiamo come esempio Ubisoft: pochi giorni prima della fiera ha fatto una lunga presentazione di Ghost Recon Breakpoint, mostrandone il gameplay e spiegando diffusamente il gioco per più di mezz'ora. Perché non farlo in fiera? Forse perché non avrebbe potuto dare al prodotto lo stesso risalto? Non solo: una presentazione ampia e autonoma ha permesso a Ubisoft di studiare meglio le reazioni del pubblico, ossia quelle sui social network. Durante l'E3 molta attenzione sarebbe finita altrove, depotenziando l'annuncio stesso. Capito quindi perché l'E3 è sempre meno utile? Perché i negozi fisici stanno diventando sempre meno importanti e per mettere un gioco in vendita in uno store digitale non bisogna convincere nessuno e non c'è il problema del numero di copie ordinate. Gli eventi di annuncio vedono sempre più spesso l'apertura contemporanea delle prenotazioni, con gli acquisti compulsivi degli utenti accecati dai trailer che sono sempre più rilevanti in termini commerciali, quindi avere la massima attenzione è fondamentale. Mettiamoci anche che la mediazione della stampa ha un'importanza sempre più marginale, tanto che i publisher preferiscono sviluppare un rapporto più diretto con il pubblico, oppure pagare influencer e affini per parlare dei loro giochi. Inoltre è cambiata la natura stessa dei videogiochi, pensati con cicli di vita di anni e anni (i giochi come servizi) che rendono gli annunci post lancio interessanti solo per chi ci sta giocando. Riassumiamo: il mercato digitale sta via via soppiantando quello fisico; non c'è più bisogno di mediazione per presentare i prodotti; le conferenze dell'E3 sembrano sempre più eventi fini a se stessi, che non determinano nulla in termini di vendite (pensate che Halo: Infinite venderà meno perché non ne è stato mostrato il gameplay all'E3 2019?). Aggiungiamo al tutto che gli operatori del settore hanno ormai molte occasioni per incontrarsi durante l'anno e capirete come mai la fiera di Los Angeles appare sempre più un evento privo di senso, cui molti partecipano solo per fare presenza, ma senza dargli troppa importanza. Infine, c'è da considerare un altro fatto importantissimo che non abbiamo però ancora citato: l'E3 non rappresenta più veramente il mercato dei videogiochi. Una parte magari sì, ma dalla fiera sono esclusi moltissimi fenomeni di immenso successo, che sono poi quelli che guidano i finanziamenti. Per dire, il settore mobile è il più grande dell'intera industria, ma di mobile a Los Angeles c'è sempre poco o nulla. Titoli come Fortnite o Auto Chess attirano immense masse di giocatori, ma a Los Angeles sono stati messi in secondo, quando non in terzo piano.

Insomma, l'E3 più che una fiera dell'industria videoludica sembra un evento per nostalgici che non ha quasi più alcun contatto con la realtà. Del resto gli unici rimasti a caricarla di un'importanza che non ha sono i videogiocatori, che guardando la fiera da casa nemmeno si rendono conto di quanto sia ormai vuota. Paradossalmente hanno assunto maggiore importanza eventi come la GDC o i vari PAX, perché ancora focalizzati nei loro obiettivi, di questo circo, un tempo glorioso ma che ormai ha i leoni spelacchiati, le tigri morte e i clown che non fanno più ridere nessuno.