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eFootball PES 2020, il provato della demo

Abbiamo provato la demo del nuovo eFootball PES 2020, ecco le nostre impressioni

PROVATO di Massimo Reina   —   31/07/2019

Ricostruire una serie di successo dopo anni di declino non è mai tropo facile, specie se nel frattempo la concorrenza non se n'è stata con le mani in mano e ha saputo migliorarsi fino al punto di superare l'avversario. Konami però non demorde, e dopo aver intrapreso negli ultimi tempi la strada giusta per tornare a proporre una serie calcistica di livello, quest'anno con eFootball PES 2020 si prefigge di confermarsi con un'edizione che si porta dietro uno smodato numero di aspettative che verranno disattese o concretizzate solo a partire dal 10 settembre 2019, quando il titolo arriverà nei negozi per PS4, Xbox One e PC (su Steam). Nell'attesa, l'azienda giapponese ha rilasciato una demo che, seppur basata su una build non definitiva, è servita a tanti appassionati per avere un assaggio di ciò che li aspetta nel nuovo capitolo. E anche noi ne abbiamo approfittato per tornare a provarlo: ecco le nostre impressioni.

Più licenze, più realismo?

La demo di eFootball PES 2020 mette a disposizione una manciata di squadre di club, tutti coperti da licenze ufficiali. Tra le squadre partner, ovverosia Barcellona, Arsenal, Bayern Monaco, Manchester United, Boca Junior, Flamengo, Palmeiras, São Paulo, Vasco da Gama, River Plate, Colo Colo e Corinthias, spicca la Juventus, il colpo dell'estate di Konami che si è infatti assicurata i diritti esclusivi relativi all'uso del marchio e dei loghi reali del club otto volte consecutive campione d'Italia. Due invece le modalità di gioco disponibili, ovverosia le amichevoli in locale e online (abbiamo disputato una manciata di gare, coi server che ci sono sembrati stabili e il matchmaking funzionale allo scopo), e la co-op offline, più la sezione Modifica, inclusa nella versione di prova per PlayStation 4 e PC in maniera tale da consentire agli utenti già da ora di poter personalizzare le squadre di alcuni tornei, visto che i dati potranno poi essere conservati e trasferiti nella versione finale del prodotto una volta disponibile.

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È innegabile che l'acquisizione di licenze come queste rappresentino un colpo importante per l'azienda giapponese, non solo da un punto di vista dell'immagine e dell'appeal nei confronti di una certa fetta di pubblico ma, in senso più pratico, anche per una questione di bellezza e realismo visivo. Fermo restando che il fulcro di una simulazione sportiva resta la giocabilità ed è lì che a nostro parere va ricercato il realismo, è innegabile che anche il contorno recita un ruolo importante in tal senso, contribuendo a rendere più credibile tutto il contesto e dunque il senso di immedesimazione dell'utente. Insomma un conto, al netto delle patch amatoriali, è giocare Man Red-PM Black White, un altro Manchester United - Juventus. Ad ogni modo, tornando al gioco, è proprio scendendo in campo che si possono apprezzare le principali novità introdotte da questo eFootball PES 2020 in termini di gameplay: con i comandi settati di default e il livello di difficoltà inizialmente impostato su Professionista per riprendere l'abitudine col gioco, abbiamo ritrovato il solito feeling con i controlli e una giocabilità simile a quella del capitolo precedente, ma più rifinita. Il ritmo di gioco è lento e ragionato, con le squadre che tendono a costruire le azioni svariando anche con aperture da una parte all'altra del campo, piuttosto che a cercare la giocata del singolo, cosa tra l'altro difficile da tentare vista l'attenzione riposta dai difensori sul portatore di palla e la loro abilità nell'affondare il tackle quando serve o contenere l'avversario col fisico.

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L'intelligenza artificiale e la fisicità sono d'altronde due degli elementi cardine su cui Konami ha puntato moltissimo per donare più credibilità a quella che vorrebbe trasformare in una simulazione calcistica degna di questo nome. Da questo punto di vista le rifiniture apportate dallo sviluppatore ai parametri che regolano questi aspetti della giocabilità sembrano aver dato i loro frutti, e pur senza stravolgimenti epocali, durante le fasi di costruzione del gioco, per esempio, abbiamo potuto apprezzare dei continui ma non forsennati movimenti degli atleti senza la sfera, nel rispetto di schemi e strategie della squadra, oltre che delle proprie caratteristiche tecniche. Allo stesso modo ci sono piaciute le contromosse adottate dalle squadre che difendevano, impegnate a occupare bene gli spazi coi propri uomini senza però perdere d'occhio l'azione in corso. Soprattutto quando abbiamo poi impostato il livello di difficoltà a Superstar, abbiamo notato dei miglioramenti in fase di copertura da parte dei calciatori gestiti dal gioco, più attenti negli anticipi, nelle diagonali difensive e nel tenere a bada gli attaccanti avversari, anche se purtroppo qualche dormita i centrali ogni tanto se la concedono ancora. A volte questi ultimi sembrano infatti perdere quell'attimo di attenzione che si rivela poi fatale per la fuga del diretto avversario verso la porta, come se per mezzo secondo gli si spegnesse il "cervello".

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La riscossa di Konami?

Miglioramenti anche per il controllo della palla quando questa è "al piede" e deve essere difesa anche col corpo sfruttando la postura e la "fisicità" dei calciatori, con gli atleti più possenti un po' più avvantaggiati e capaci di far sentire maggiormente il proprio peso, specie nei contrasti, ma senza esagerazioni. Grazie a un più accurato sistema di collisioni, che durante la gara si traduce spesso in una serie di vecchie e nuove situazioni, come atleti che cadono e si rialzano per riprendere il controllo della palla, che rimangono a terra doloranti se colpiti duramente ma senza subire un vero fallo o che di contro resistono alla pressione avversaria, l'approccio alle varie situazioni della partita è più libero e aperto rispetto al recente passato. Uniche pecche, almeno nella demo, l'assenza di un paio di animazioni di raccordo in alcuni movimenti, e questo nonostante ne siano state implementate tantissime, e l'eccessiva fiscalità dell'arbitro, che non ne lascia passare mezza fischiando spesso fallo, anche a fronte di microtrattenute o di piccoli sbilanciamenti dell'avversario fatte col corpo o ciccando un tiro.

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Va meglio anche coi dribbling, la cui riuscita nove volte su dieci dipende dalla bravura dell'utente con il pad, complice la nuova caratteristica ribattezzata Finesse Dribbling, nata dalla collaborazione col campione Andrés Iniesta, che esalta i giocatori più tecnici permettendogli, alla leggera pressione dell'analogico destro, di spostare repentinamente la palla per mandare fuori tempo l'avversario, e coi tiri. Questi ultimi, specie quelli dalla distanza e tesi, grazie anche a una fisica del pallone che migliora di anno in anno, ci hanno restituito la sensazione di una certa potenza e pesantezza della stessa sfera. In tal senso si registrano miglioramenti nei rimbalzi durante i passaggi e negli altri tipi di conclusione a rete, con gli impatti anche fortuiti con la sfera decisamente credibili. Insomma, a conti fatti l'insieme di tutti i fattori fino a qui descritti portano a un titolo bello e ricco di sfaccettature, dove la differenziazione del gioco di ogni singola squadra finalmente acquista valore in base alle strategie e alle caratteristiche dei suoi atleti, che grazie a una serie di parametri e feature si tramutano in una messa in pratica di quella che è la riproduzione delle rispettive controparti reali.

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Per il resto, bella davvero la grafica, già superiore a quella di PES 2019, con una cura per ogni minimo dettaglio quasi maniacale, texture parecchio rifinite perfino per gli elementi di contorno, un'erbetta che ti sembra quasi di poter toccare con mano e divise e volti ai limiti del fotorealismo. A corroborare il tutto una regia degna di una trasmissione televisiva a valorizzare gli stadi come l'Allianz Arena del Bayern Monaco coperti da licenza, e un comparto sonoro che sembra capace di restituire tutta l'atmosfera che si respira all'interno di un vero stadio durante una partita di calcio. E con questo per ora ci fermiamo qui, con la speranza che il nuovo Pro Evolution Soccer porti una ventata d'aria fresca anche in termini di offerta, a partire da una rinnovata Master League e dall'introduzione della modalità Matchday. Perché se a livello di giocabilità il titolo sembra poter rassicurare i fan, sull'infrastruttura permangono ancora alcuni dubbi: la serie ha infatti spesso prestato il fianco alle critiche a causa di una certa pochezza a livello di contenuti e di profondità, con alcune modalità bisognose di una bella svecchiata. In tal senso siamo curiosi di vedere se anche da questo punto di vista Konami ha operato bene come per il gameplay.

Dopo tantissime partite giocate ci sentiamo di dire che questo eFootball PES 2020 sembra davvero in grado di poter far progredire la serie proiettandola verso un futuro luminoso. Limitandoci alla demo, infatti, il titolo si presenta come una bella simulazione costruita attorno a una giocabilità profonda e rifinita, col suo ritmo di gioco ragionato e una fisica generale piuttosto credibile, oltre alla solita grafica molto dettagliata. Non mancano ovviamente dei difetti, su tutti la mancanza di alcune animazioni di raccordo nei movimenti dei calciatori e qualche incertezza da parte dei difensori centrali, ma nulla però che Konami non possa rimediare nelle settimane che la separano dal lancio del prodotto, sperando poi di non avere cattive sorprese dall'infrastruttura del gioco e quindi dai sui suoi contenuti.

CERTEZZE

  • Sensibili miglioramenti alla fisica generale e all'IA a tutto vantaggio del ritmo di gioco e del realismo
  • Tecnicamente ottimo sotto diversi punti di vista
  • Le licenze ufficiali di alcuni dei più importanti club mondiali...

DUBBI

  • ... ma basteranno per soddisfare tutti gli appassionati?
  • Gameplay non ancora rifinito a dovere
  • Difese più attente, ma che ogni tanto commettono errori "di concentrazione"