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Forgive Me Father, il provato di uno sparatutto in prima persona davvero classico

Il provato di Forgive Me Father, uno sparatutto in prima persona classico ambientato in un mondo ricalcato dalle opere di H.P. Lovecraft

PROVATO di Simone Tagliaferri   —   10/10/2021

Una delle tendenze più forti degli ultimi anni nell'ambito degli sparatutto in prima persona, è quella di riprendere modelli e motori grafici classici per andare a soddisfare un pubblico sempre più distaccato dai titoli moderni. Il vantaggio per sviluppatori e utenza è duplice: i giochi possono essere realizzati da team piccoli, risultando più sostenibili, e le uscite sono di conseguenza più frequenti. Successi come Ion Fury, Graven o Wrath: Aeon of Ruin hanno dimostrato che si tratta di una strada non solo percorribile, ma in un certo senso preferibile per tutti quegli studi che non hanno le forze o la voglia di guardare al mercato dei tripla A.

In verità c'è anche un altro vantaggio da considerare: la possibilità di raccontare storie o abbracciare temi che sarebbero improponibili in un titolo gestito dai grandi attori dell'industria. Ad esempio, quale dirigente di un publisher multimiliardario avrebbe mai dato la luce verde a un gioco in cui si interpreta un prete che lava ogni luogo che visita con il sangue dei nemici? Eppure questo è ciò che accade in Forgive Me Father.

Grazie a una demo pubblicata in occasione della Steam Next Fest abbiamo provato Forgive Me Father e abbiamo potuto constatare la crescita di un mercato minore come quello degli sparatutto vintage.

Stile fumetto

Forgive Me Father è molto violento
Forgive Me Father è molto violento

Appena avviato, Forgive Me Father mostra subito la sua natura da fumetto gore, con l'abbondante uso di cel shading per gli elementi degli scenari e con i nemici disegnati a mano che sembrano usciti da un albo horror. Come avrete capito, tecnicamente il gioco guarda ai classici del passato, in questo caso verso Doom, con modelli fatti di sprite 2D che puntano sempre verso l'eroe, nonostante si muovano in ambienti tridimensionali. La fonte d'ispirazione primaria, H.P. Lovecraft, è gettata subito in faccia al giocatore, tra tentacoli che spuntano dai nemici e riferimenti ai racconti del maestro di Providence rinvenibili nei frammenti narrativi. Proprio questi ultimi meritano qualche parola a parte. La storia viene infatti raccontata tramite documenti che presi da soli non hanno molto senso, ma messi insieme creano un quadro abbastanza coerente. Almeno questa è l'impressione che abbiamo avuto da quanto visto nella demo, che ovviamente non svela tutto ciò che c'è da sapere sul passato del prete protagonista e sul perché sia finito a combattere orde di umani mostruosi con incredibile brutalità, ma che dà un'idea precisa dei temi affrontati dal gioco nel suo complesso.

Gameplay

I richiami a Lovecraft e al suo immaginario sono continui
I richiami a Lovecraft e al suo immaginario sono continui

In termini di gameplay Forgive Me Father è, come già detto, uno sparatutto classico in cui si avanza stanza dopo stanza facendo strage di avversari. Il gioco richiama al passato non solo tecnicamente, ma anche per alcune scelte di design, come quella di creare sezioni in cui i cattivi appaiono alle spalle del giocatore, o quella di riempire alcune "arene" di decine di nemici, che costringono a uno strafe continuo. Le sparatorie in sé sono decisamente soddisfacenti, con gli avversari che sembrano esplodere sotto i colpi della nostra pistola o del nostro fucile a pompa. Peccato che abbiano un'intelligenza artificiale abbastanza penosa, che li spinge ad attacchi diretti senza troppo criterio. Nonostante ciò non si tratta di un titolo particolarmente difficile, vuoi per la potenza delle armi, vuoi perché proprio gli schemi d'attacco dei mostri sono decisamente prevedibili.

Belle alcune trovate come le scritte che appaiono colpendoli in testa o la necessità di gestire le munizioni, perché disponibili in quantità limitata.

Meno interessante il level design, complessivamente abbastanza piatto (almeno per le mappe che abbiamo testato), fatto com'è di stanze rettangolari collegate da brevi corridoi che rendono la progressione fin troppo lineare. La speranza è che nella versione finale ci siano livelli più aperti all'esplorazione del giocatore o, quantomeno, un'alternanza più interessante di stanze e corridoi. Particolarmente fastidiosa, poi, la realizzazione delle porte, che si aprono senza animazioni, come se sparissero all'improvviso, creando un effetto straniante per cui sembra di essere quasi gettati in un nuovo ambiente. Ci si fa l'abitudine, ma si potevano gestire in modo diverso.

Forgive Me Father sembra il lavoro di un appassionato di FPS classici, che però non ha ben chiari tutti gli aspetti della loro realizzazione. Complessivamente ci ha dato l'impressione di essere davanti a una buona total conversion di Doom, più che di un gioco autonomo vero e proprio. Detto questo, la demo ci è piaciuta, ma ha anche esposto alcune criticità che si spera sfumino via nella versione finale. Non basta l'ultraviolenza per creare un buon titolo, anche se ogni tanto sfogarsi come degli adolescenti in preda a una tempesta ormonale non fa male.

CERTEZZE

  • Stile visivo semplice ma interessante
  • Le sparatorie soddisfano, nonostante la facilità

DUBBI

  • Il level design
  • Le porte