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Google Stadia chiude, ma il cloud gaming non è mai stato meglio

Non commettete l'errore di confondere l'insuccesso di Big G e la chiusura di Google Stadia con la sconfitta di un'intera tecnologia...

SPECIALE di Francesco Serino   —   06/10/2022

Google Stadia non ce l'ha fatta e la notizia non ci ha certo colto di sorpresa. Era oramai più di un anno che il servizio dava l'impressione di essere appeso a un filo: niente news di rilievo, niente nuovi giochi né nuove patch per quelli già presenti. E visto lo storico di Google, azienda che non si è mai fatta problemi a cassare un'idea dopo averci speso ingenti quantità di soldi, solo un inguaribile ottimista avrebbe visto nell'inquietante silenzio attorno Stadia una buona notizia.

Per il servizio di cloud gaming di Google le cose non sono mai andate come previsto, nemmeno al suo debutto avvenuto senza una larga fetta delle funzioni, alcune davvero strabilianti, promesse in prima battuta. Funzioni mai arrivate sulle quali l'azienda ha ben presto iniziato a fare orecchie da mercante, forse sperando che l'utenza se ne dimenticasse il prima possibile. Ciò nonostante, non si può certo dire che Stadia non funzionasse bene, anzi è stato l'unico servizio di cloud gaming a proporre uno streaming in 4K al limite della perfezione, con lag a zero anche nei giochi più esigenti come picchiaduro e action competitivi.

Un fallimento su molti fronti, ma tutti imputabili a "Big G". Nonostante la chiusura di Google Stadia, il cloud gaming non è mai stato meglio.

Numeri a confronto

Cloud Gaming: oltre venti milioni di utenti hanno provato il servizio di Nvidia
Cloud Gaming: oltre venti milioni di utenti hanno provato il servizio di Nvidia

Il problema più grande, l'unico davvero insormontabile per Google, è stata il veloce inaridirsi dell'offerta terze parti. Spesso, nel corso degli ultimi due anni e attraverso speciali scritti, video su Youtube e live su Twitch, vi abbiamo cercato di spiegare il perché il consolidamento dell'industria dei videogiochi sarebbe servito, più che a rafforzare Sony e Microsoft, ad azzoppare il tentativo di Amazon e Google di entrare nel settore. Nel giro di pochissimo tempo, Stadia e gli altri possibili concorrenti si sono ritrovati senza più i giochi dell'ex gruppo Zenimax, di Activision Blizzard, di Bungie, senza oltretutto avere degli studi interni che ne potessero colmare il vuoto.

A parte Bungie, il resto è finito nelle mani proprio di Microsoft, che attualmente è anche una delle aziende che sta riscuotendo più successo nel campo del cloud gaming: nel 2020 Xbox Cloud Gaming contava centinaia di migliaia di accessi, ma nel 2022 gli utenti che hanno provato il servizio Microsoft diventano più di dieci milioni. Sony è invece da diverso tempo che non comunica nuovi dati sul PlayStation Now: il servizio debutta ufficialmente nel 2015 e fino al 2019 conta circa 700.000 utenti, numeri bassissimi che però triplicano nel 2020 e di certo non si sono fermati nei due anni successivi. GeForce Now, che permette di utilizzare i propri giochi PC attraverso il cloud, è passata da due milioni di iscritti nel 2020 a oltre venti milioni nel 2022.

Questo non vuole essere un paragone tra i servizi, i freddi numeri sono invece indispensabili per dimostrare due cose molto importanti: l'interesse verso il cloud gaming non solo esiste, sta anche crescendo piuttosto velocemente. Solo che in larga parte, e senza sorpresa, l'utenza ha scelto dei servizi che offrono o delle esclusive particolari, come Flight Simulator o il prossimo Starfield su Xbox Cloud Gaming, o l'accesso ai giochi PC senza la necessità di averne uno in grado di farli girare. Stadia ha debuttato tra la curiosità da parte del pubblico, ma nel corso della sua breve vita non ha fatto altro che riproporre giochi che tutti gli interessati possedevano già.

Non è un caso allora che Google non abbia mai dichiarato quanti utenti sia riuscita a coinvolgere Stadia: sappiamo che ci sono stati due momenti positivi, la promozione per avere due mesi di Stadia Pro gratis e il debutto di Cyberpunk 2077, ma entrambe le iniziative non avrebbero avuto grossi effetti sulla popolazione che, secondo conteggi non ufficiali e sicuramente imprecisi, si è sostanzialmente fermata nel 2020 a poco più di un milione di unità.

L'era del Cloud Gaming

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No, il fallimento di Google Stadia non ha nulla a che vedere con lo stato di salute del cloud gaming che, proprio nei prossimi mesi, è destinato ad aumentare ulteriormente la sua presa sul pubblico. Milioni di giocatori saranno tagliati fuori dal prossimo grande gioco Bethesda, Starfield e, secondo voi, come proveranno ad ovviare a questa mancanza se non con il cloud di Microsoft? Le nuove televisioni Samsung e presto anche le nuove di LG, avranno i loro gaming hub dove un numero in costante crescita di utenti potranno accedere alla loro libreria software senza aver bisogno di nulla, se non di un controller, un qualsiasi controller.

I contratti 5G diventeranno sempre più comuni permettendo di utilizzare i giochi più esosi in termini hardware sul più malandato degli smartphone; ma più in generale continuerà l'abbattimento del digital divide e le linee diventeranno sempre più performanti e in modo più capillare. Inoltre, il cloud gaming potrà spingere i videogiochi verso nuove formule di gameplay. Rimarranno ancora dei limiti tecnici, ma per quanto? E comunque tra Forza Horizon 5 a 1080p e 499 Euro di console, la massa non potrà che scegliere la prima opzione.

La chiave di (s)volta

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Del resto, le console nascono con un obiettivo: rendere l'accesso al videogioco facile e il più possibile economico. Beh, breaking news: non c'è niente di più semplice ed economico di cliccare su un titolo e in 30 secondi giocarci ovunque capiti. Certo, ci sono risvolti negativi, preservare giochi usciti solo in cloud sarà, per esempio, un problema da risolvere il prima possibile, ma non esiste una sola volta in cui il pubblico non sia andato in questa direzione. Stadia o meno.