Mafia è una serie iconica, su questo non ci piove. Il primo capitolo ancora oggi è da molti considerato come la migliore opera interattiva che riproduca la malavita americana. Nonostante un secondo episodio non altrettanto riconosciuto e una terza iterazione dalla storia potentissima ma dal gameplay raffazzonato, l'annuncio del remake del primo Mafia è stato in grado di generare un discreto hype, sia negli appassionati che per chi non ha mai avuto il piacere di giocarlo.
D'altronde il primo capitolo è un gioco "vecchio" nel vero senso della parola. Vetusto nella struttura e nelle idee, sebbene diversi sprazzi di altissimo livello sia possibile ritrovarli ancora oggi, la possibilità di gustarsi l'avventura di Tommy Angelo con una veste tecnica totalmente rinnovata è un compromesso interessante per tutti. I quindici minuti scarsi mostrati dai ragazzi di Hangar 13 hanno messo in luce diversi aspetti, alcuni interessanti, altri meno, mantenendo comunque un alone di mistero sulla quantità di novità inserite.
Il proibizionismo
Chiunque conosca la storia del primo Mafia sa bene quanto la narrazione fosse il fulcro portante di un'esperienza con pochi eguali fino a quel momento sul mercato. La volontà e la fedeltà con la quale si è portato nelle mani dei giocatori un periodo particolarmente caldo come quello del proibizionismo anni '30, ha lasciato grandi ricordi nei giocatori.
La narrazione matura e l'approccio estremamente più crudo e realistico rispetto ad un GTA è sempre stato alla base del target di Mafia, seppur andando un po' a perdersi con il proseguire della serie, quantomeno dal punto di vista dell'apertura ad un gameplay più vicino al classico open world.
Ciò che più intriga di questo remake del primo Mafia è proprio il lavoro effettuato sulla narrazione, andando a ritoccare non solo l'estetica e il sonoro, ma ricostruendo da zero situazioni e dialoghi, così come l'approfondimento del background dei personaggi e di Lost Heaven. È indubbio che questi elementi andranno analizzati e confrontati solo nel momento nel quale ci troveremo sotto mano il gioco completo e potremo così decretare la buona riuscita del lavoro di Hangar 13. Ciò non toglie che sia proprio l'aspetto narrativo quello sul quale il team americano ha sempre brillato, anche nel caso di quel Mafia III che ancora oggi lascia l'amaro in bocca al sol pensiero.
Siamo certi che la consapevolezza dell'eredità, così come la presenza nel team di alcuni dei presenti già quasi vent'anni fa, possano essere stati elementi in grado di spingere più verso il rispetto e la nostalgia, che non verso l'arroganza di cambiare più del dovuto. D'altronde il primo Mafia era un titolo piccolo, intimo, quasi "camerale" nella sua realizzazione e, proprio per questo, è dovuto sottostare ad alcuni limiti che, oggi, speriamo siano del tutto svaniti. Non ci resta che attendere il 25 settembre per farci un'idea di quanto la "nuova" storia di Lost Heaven possa essere bella tanto quanto (e magari più) dell'originale.
Mafia I come Mafia III
Veniamo ora a ciò che concerne il gameplay. I quindici minuti mostrati da Hangar 13 del remake del primo Mafia sono stati sufficientemente generosi da darci un'idea dei ripensamenti anche di tutto il comparto ludico. Chiunque abbia avuto l'opportunità, qualche anno fa, di giocare alla terza iterazione della serie, non potrà non aver percepito quella sensazione di déjà vu nell'approccio ai controlli, nel sistema di shooting e, addirittura, nell'HUD. Prima di piangere lacrime amare dovremmo tutti fermarci a riflettere su ciò che davvero non funzionava dell'ultimo capitolo della saga.
La storia di Clay era interessante, tra le migliori vendette che ci sia capitato di vedere nei passati anni ed il suo gameplay, nudo e crudo, non sfigurava di certo di fronte a tutti gli altri esponenti dell'open world. Al contrario quel che rovinava totalmente l'esperienza per quanto riguarda ritmo e divertimento, era una ripetitività fuori dall'ordinario, capace di spingere a rifare le stesse attività decine di volte tra un momento di svolta e l'altro della narrazione.
Se è vero che quindi non abbiamo modo di decretare il lavoro effettuato sulla varietà, è altrettanto vero che è impossibile non notare un'IA nemica e un lavoro sulle coperture che ancora una volta non fa ben sperare. La seconda parte del gameplay pubblicato mette in mostra in più di un'occasione come gli avversari si comportino in maniera poco reattiva, seguendo delle routine che spesso li portano alla mercé dei nostri colpi, sfigurando un po' nei confronti di un lavoro tecnico altrimenti notevole.
La resa dell'illuminazione, dei modelli e anche il sonoro sembrano infatti di pregevole fattura, seppur senza lasciare spazio ad espressioni facciali da capogiro. È chiaro come la base dalla quale Hangar 13 è partita è proprio quella di Mafia III, sulla quale poi ricostruire Lost Haven e l'America degli anni '30.
È ancora presto per dare un giudizio definitivo. Così come è presto per decretare la qualità dei cambiamenti narrativi e il bilanciamento e il ritmo del gameplay. Quel che abbiamo potuto vedere ha certamente messo sul piatto una qualità estetica e un lavoro di rimaneggiamento che ha dell'incredibile, ricreando da zero praticamente l'intero gioco. Restano i dubbi sull'espansione dell'esperienza e sulla qualità delle aggiunte relativamente al gameplay. Se il rispetto e la fedeltà all'originale saranno andate di pari passo con la necessità di ammodernare l'impianto di gioco, potremmo forse trovarci di fronte quel giusto mix che Mafia III non è mai riuscito ad essere.
CERTEZZE
- Il primo Mafia ricreato da zero
- La storia è sempre quella
- Lost Heaven ci manca tanto
DUBBI
- IA nemica
- Il ritmo di gioco
- Le sparatorie