Approfittando di un inaspettato invito da parte di Sony Italia, abbiamo avuto l'opportunità di passare una mattinata in compagnia di PlayStation Classic, la risposta di Sony alla recente e furba tendenza di mercato di riproporre le gloriose console del passato in una versione ridotta nelle dimensioni, nell'offerta ludica e soprattutto nel prezzo. E così, seguendo a ruota la geniale idea di Nintendo che con i suoi Nintendo Classic Mini: NES e SNES Classic Mini ha raccolto un incredibile successo di vendite, Sony ha pensato bene di esordire sul mercato con la sua piattaforma più rivoluzionaria: quella prima PlayStation che fece la storia e che per l'occasione è stata rinominata PlayStation Classic. Per tutto quello che concerne i dettagli di questa operazione nostalgia, vi rimandiamo all'annuncio ufficiale visto che in questo articolo ci focalizzeremo sulle primissime impressioni d'uso e su una manciata di considerazioni che sono sorte spontanee nelle nostre teste una volta completata la sessione di hands-on.
L'hardware
Partiamo comunque dalle informazioni note: PlayStation Classic è grande circa il 45% della prima PlayStation originale, presenta una porta HDMI per il collegamento a TV e monitor, è alimentata da un comune cavo micro-USB (l'alimentatore è compreso nella confezione) e arriva sul mercato completa di due repliche del controller originale, quello senza analogici e con i quattro pulsanti dorsali. Senza grilletti per intenderci. La prima impressione è assolutamente ottima: la riproduzione della console è perfetta con tanti piccoli dettagli ricreati con dovizia di particolari come le griglie laterali o lo sportello posteriore che originariamente nascondeva la porta parallela di I/O. Per non parlare poi dei tre pulsanti superiori di accensione, reset e apertura del vano disco che richiamano esattamente la loro funzione originale, ovviamente tramite emulazione software, e possono fisicamente essere premuti. Lo stesso identico discorso riguarda i joypad, anche questi riproposti con un'attenzione maniacale al dettaglio. I pulsanti sono reattivi e presentano lo stesso feeling originale, anche se le plastiche adottate e la loro leggerezza tradiscono una linea produttiva più economica. L'attacco utilizzato è il classico USB 2.0 ma purtroppo non abbiamo avuto eventuali conferme sulla possibilità di utilizzare questi pad su PC né tanto meno sull'eventualità di collegare i controller PS4 o PS3 alla mini console. Infine segnaliamo che la lunghezza dei cavi è abbastanza generosa: pur non avendo una misura precisa, a occhio dovrebbero essere tra i 170 e i 180 cm di lunghezza. Abbastanza per non costringere i giocatori a utilizzare PlayStation Classic a un palmo di distanza dal televisore.
Non abbiamo quindi assolutamente nulla da eccepire sul fronte della qualità costruttiva, e possiamo dire lo stesso anche per l'attenzione da parte di Sony nell'andare davvero fino in fondo con l'operazione nostalgia, stuzzicando il cuore di chi ha avuto la fortuna di vivere quell'epoca d'oro e non potrà fare a meno di sobbalzare alla prima accensione della mini console. Il logo che appare su schermo, la lentezza del "fading" e soprattutto l'iconico suono sono tutti lì, perfettamente ricreati con l'intento di far scendere una lacrimuccia. Ma questo furbissimo e repentino tuffo nel passato dura soltanto un attimo, perché subito dopo si è presentato davanti ai nostri occhi il menu di selezione dei giochi e di gestione delle impostazioni creato da zero per PlayStation Classic. Un software ridotto all'osso e abbastanza minimale con i 20 titoli inclusi nella mini console selezionabili a partire dai loro packshot originali e pochissime opzioni di configurazione che comprendono l'attivazione di uno screen saver per evitare di rovinare i TV LED e OLED, la possibilità di abilitare il risparmio energetico facendo sì che la console si spenga dopo 60 minuti di inattività e il selettore della lingua che presenta, oltre all'italiano, gran parte delle lingue europee e anche il giapponese.
In termini di gestione dei giochi, la console permette di avere uno stato di sospensione e una memory card relativi a ogni singolo titolo a cui possiamo accedere direttamente dal menu di selezione iniziale. Per quello che concerne la scheda di memoria c'è davvero poco da dire: avremo a disposizione circa una decina di slot (il numero varia in funzione del videogioco) e potremo sia gestirla da questo menu principale che, ovviamente, dall'interno di ogni titolo secondo le funzioni di caricamento e salvataggio dell'epoca. La sospensione è invece una funzione inedita che permette di memorizzare al volo la situazione di una partita e che si attiva in automatico nel momento in cui premiamo il tasto di reset mentre stiamo giocando. Questa è anche l'unica procedere per tornare al menu iniziale visto che non esistono scorciatoie attivabili dai joypad. Utilizzando la feature potremo ripartire in qualsiasi momento dal punto esatto in cui eravamo arrivati, senza doverci preoccupare di salvare all'interno del gioco. Parlavamo poco più sopra degli altri pulsanti presenti sulla console: oltre a quello di reset appena citato e quello di accensione dalla funzionalità scontata, c'è anche quello che originariamente regolava l'apertura dello slot del disco. Ovviamente PlayStation Classic non presenta un vano realmente apribile, ma quel tasto serve proprio a emulare tale funzione visto che alcuni titoli, quelli che originariamente erano distribuiti su più dischi, richiederanno di cambiare CD nel corso del gioco e per farlo dovremo premere realmente il pulsante. Una piccola chicca molto simpatica che probabilmente nasconde un qualche artificio software e che abbiamo visto in azione durante la nostra prova con Metal Gear Solid e Final Fantasy VII.
Il software
E arriviamo all'elemento fondamentale di PlayStation Classic: la sua offerta videoludica. Come saprete ormai ampiamente, la mini console include 20 titoli con alcune piccole differenze tra l'edizione occidentale e quella giapponese. Una selezione di prodotti che non sarà in alcun modo espansa da Sony e che è stata oggetto di enormi dibattiti nei mesi scorsi per l'assenza di alcuni celebri titoli e per l'inclusione di una manciata di videogiochi che definire di portata storica denota sicuramente del sarcasmo. A questo proposito vi rimandiamo a due speciali scritti qui su Multiplayer, visto che in questo contesto non è interessante dibattere sul valore della selezione: tutti i giochi ordinati dal peggiore al migliore e uno speciale, con annesso video, dove evidenziamo gli assenti che non dovevano assolutamente mancare.
Quello che ci interessa invece segnalare a partire dalla nostra prova è che PlayStation Classic propone i suoi giochi in versione integrale senza alcun tipo di miglioria o potenziamento grafico. Non c'è un aumento di risoluzione, qualche filtro anti-aliasing applicato, un incremento delle texture o qualche artificio software utile a smussare un comparto tecnico che, nella migliore delle ipotesi, ha almeno 20 anni sulle spalle. La console ha un output nativo a 720p che viene sfruttato pienamente solo dal menu iniziale di selezione dei giochi. Questi ultimi, per rispettare le proporzioni originali in 4:3, presentano infatti un'abbondante cornice nera intorno all'area di rendering che riduce di molto l'area visualizzata. A parere di chi scrive questo articolo, che ha potuto vedere in azione tutti e 20 i titoli, molti dei quali provati direttamente, è indubbio che ci siano dei giochi che sono invecchiati molto meglio di altri.
Se quindi rigiocare un Metal Gear Solid, un Final Fantasy VII, un Resident Evil: Director's Cut ma anche Intelligent Qube, Super Puzzle Fighter II Turbo o Tekken 3 è risultato molto più che accettabile e, in alcuni frangenti, persino piacevole, lo stesso non si può dire di Grand Theft Auto, Jumping Flash! e soprattutto Tom Clancy's Rainbow Six. Quest'ultimo in particolare, la cui inclusione non ci aveva convinto fin dall'annuncio di PlayStation Classic, soffre moltissimo non solo sul fronte tecnico ma soprattutto per quello che concerne i controlli: giocare oggi uno shooter in prima persona senza gli analogici sul pad, senza lo strafe laterale e costretti a usare i due dorsali per alzare e abbassare lo sguardo, è davvero un'esperienza straniante e a tratti devastante. C'è anche da segnalare che gran parte dei titoli di nazionalità giapponese presentano il posizionamento invertito dei tasti X e O che porterà a più di qualche fraintendimento nel passaggio da un titolo all'altro, visto che mancano indicazioni precise in tal senso e non è possibile impostare una gestione dei comandi di default.
Ci separa ormai meno di un mese dall'arrivo nei negozi di PlayStation Classic, previsto per il 3 dicembre, ma possiamo già emettere un giudizio più che positivo sulla qualità hardware di questa mini-console. Meno semplice è invece la valutazione del suo software che dovrà necessariamente essere analizzato con attenzione, gioco per gioco, e sarà ovviamente influenzato dall'effetto nostalgia che ognuno di noi vive in modo prettamente soggettivo. Ci saremmo però aspettati qualche opzione grafica aggiuntiva o comunque qualche feature extra soprattutto alla luce di un prezzo di vendita di 99,99€ che posizionerà PlayStation Classic al vertice di questa recente infornata di mini console dal sapore retrò.
CERTEZZE
- La qualità costruttiva è eccellente e presenta una grande attenzione al dettaglio
- I pad hanno un cavo di lunghezza adeguata
- La gestione dei salvataggi separata per gioco è molto comoda
DUBBI
- Non c'è alcuna opzione per migliorare il comparto grafico
- I titoli inclusi non riusciranno a mettere d'accordo tutti