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PUBG: la nostra intervista a Brendan Greene

Abbiamo avuto modo di intervistare il creatore di PUBG, queste le sue considerazioni

INTERVISTA di Emanuele Gregori   —   31/07/2018

Nella giornata di sabato, poco prima dell'inizio del penultimo giorno di evento, abbiamo avuto modo di passare circa un quarto d'ora insieme a Brendan Greene, creatore di PUBG e, in larga parte, fautore del successo del genere battle royale, essendo anche l'autore della primissima mod dedicata ad Arma. Dopo aver collaborato alla creazione di H1Z1, ha avuto finalmente modo di realizzare il suo titolo, tutto il resto è ormai già storia. Parlare con lui è stato come vedere un bimbo che si trova immerso nel suo sogno diventato realtà, e questo tipo di passione è ciò che più di tutto fa gioire per la buona riuscita di una manifestazione di questo genere.

A tu per tu con Brendan Greene

Innanzitutto congratulazioni per l'evento. È davvero esaltante vedere che, finalmente, siamo in grado di vivere manifestazioni di questa portata anche nel mondo esport.
Grazie mille. Dobbiamo ringraziare questi ragazzi, che hanno realizzato un evento straordinario. Anche l'evento di ieri [parla dell'evento di beneficienza del giorno precedente, ndr] con tutti questi grandi influencer: vederli finalmente tutti insieme in una sezione di lan come fossero tutti a casa di un amico a giocare insieme, la grande risposta del pubblico su Twitch. È stato tutto straordinario. Questa settimana abbiamo capito che davvero il battle royale può diventare una competizione a tutti gli effetti, e ne sono molto fiero.

PUBG: la nostra intervista a Brendan Greene

Durante il media day, tu e il tuo team ci avete presentato un piano addirittura quinquennale per quanto riguarda il futuro di PUBG a livello competitivo. Pensi quindi che sia arrivato il momento anche per l'esport di pianificare a lungo termine?
Certamente, questa è a tutti gli effetti una mossa in tal senso. Siamo assolutamente fiduciosi verso ciò che ci siamo prospettati...

A questo punto un suono molto simile a quello di una campana da chiesa risuona per tutta l'arena. Dopo qualche secondo di sguardi interrogativi, Brendan si inginocchia, unisce le mani e urla "bene, è tempo di pregare", con la conseguente risata generale di tutta la sala stampa. Stiamo certamente parlando di un vero mattatore, un mostro da palcoscenico, e questo piccolezze lo denotano facilmente. È a suo agio e felice di essere al centro dell'attenzione. Finalmente è dove è sempre voluto essere. Dopo qualche secondo torna alla serietà e completa la sua risposta.
...c'è assolutamente necessità di programmare a lungo termine. Avere un progetto per tre, quattro, cinque anni, significa avere davanti anche una prospettiva su come sostenere i giocatori e gli stessi team ed è esattamente ciò su cui abbiamo puntato. Creare un ecosistema che venga suddiviso nelle varie regioni e permetta di scoprire nuovi talenti e portare sempre più in alto il nome del gioco, di pari passo con quello di chi lo gioca.

È quindi anche una grande sfida per voi come team...
Assolutamente. La sfida più grande è riuscire a bilanciare il gioco e la competizione. Trovare un modo per cui quelle regole e quell'impostazione possano funzionare non solo a livello regionale ma globale. È un lavoro veramente difficile. Prendere qualcosa a livello regionale e anno per anno lavorare mesi per poi realizzare un grande evento mondiale. È così bello pensarci, ma certamente può risultare spaventoso dal punto di vista dell'organizzazione. Ciò non toglie che abbiamo della gente fortissima tra noi e sono certo che ci riusciremo.

PUBG: la nostra intervista a Brendan Greene

Qual è la tua idea di competizione "sana"? Come pensi che l'esport possa in qualche modo diventare un punto di riferimento anche per quanto riguarda lo sport in generale?
In realtà non ne ho idea. Ammetto che non prendiamo lo sport in generale come punto di riferimento. Qui siamo all'anno zero. Si cerca di creare qualcosa e di realizzarlo al meglio possibile. Pensare all'idea di sport, significa scontrarsi con qualcosa che è attualmente troppo grande e strutturato. Con tonnellate di professionisti del settore. Noi dal canto nostro stiamo cercando di realizzare il meglio per l'esport, senza nessun tipo di riferimento al resto. Provando e riprovando nei prossimi anni per raggiunge il migliore spettacolo e la migliore competizione possibile. Siamo qui per questo, abbiamo un progetto quinquennale fatto apposta per pensare a questo futuro. Il nostro futuro. Abbiamo imparato e stiamo imparando tantissimo da questo evento e proprio queste devono essere le nostre fondamenta.

Come è nata l'idea di prendere un concetto così giovane come quello dei Battle Royale e pensare di lanciarlo nel mondo competitivo?
Questo è sempre stato il mio sogno. Fin dai tempi della mia mod di Arma. Io ho creato il Battle Royale perché io avevo voglia di giocare a questa tipologia di gioco. Quando ho iniziato questo percorso non pensavo certamente al successo che ne sarebbe scaturito ma io speravo di vedere un giorno gente competere nei "last man standing", perché adoro giocarli e vederli. Non ho chiaramente mai preso in considerazione l'idea dell'esport, ma allo stesso tempo pensavo a questo tipo di manifestazioni. Inizialmente volevo fare un gioco che mi interessasse giocare, molto semplicemente.

PUBG: la nostra intervista a Brendan Greene

Quando avete capito che era arrivato il momento di investire così tanto tempo e denaro nell'idea della competizione?
Tutto è successo lo scorso anno. Ci siamo resi conto della quantità di partite personalizzate. Di richieste per l'assegnazione di server. Di piccoli eventi. E i giocatori volevano un posto in cui competere davvero. Abbiamo passato tutto questo primo anno dietro all'idea di rendere PUBG un titolo "esport ready", più ottimizzato e più accessibile per tutti. Creare finalmente una community reale e sana che pensasse a PUBG come a qualcosa di pronto per le competizioni ufficiali.

Pensi che la competizione legata non solo allo stesso titolo, ma anche tra titoli differenti, possa giovare a voi dal punto di vista creativo per realizzare un gioco migliore?
Certamente! Come hai detto tu, finché esiste un'idea di competizione sana, si tratta certamente di qualcosa di positivo. Vedere che esistono altri titoli così meritevoli ci spinge a dire che possiamo sempre migliorare. Questo è un genere giovane e che necessita di crescere e sperimentare. C'è spazio per una moltitudine di differenti approcci e stili, così come la possibilità di creare altrettante diverse modalità. 

Come ultima cosa, vorremmo che ci raccontassi qualche tua sensazione riguardo a questo PGI.
Oh è assurdo. Per me è un sogno che si avvera. Il lavoro realizzato dal team è stato straordinario. Quando abbiamo realizzato il primo evento al TwitchCon ci siamo detti, "ehi, vediamo tra qualche anno cosa accadrà", e ora siamo qui. Abbiamo passato giorni a chiederci come l'arena avrebbe reagito a quello che avevamo preparato e la risposta è stata incredibile.