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SCHiM, abbiamo provato l'originale platform a base di ombre e quadricromia

Gli sviluppatori di SCHiM ci hanno consegnato una demo estesa del loro originale platform a base di ombre e quadricromia, e così abbiamo potuto provarlo: ecco le nostre sensazioni.

PROVATO di Tommaso Pugliese   —   09/06/2024
La rana protagonista di SCHiM
SCHiM
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Ci sono giochi che fin dal primo sguardo ti comunicano qualcosa, si distinguono dal resto, e SCHiM risponde pienamente a questa descrizione. Sviluppato da un piccolo team olandese, il gioco si presenta come un'originale avventura in cui controlliamo un minuscolo blob che vive nell'ombra della gente, e che improvvisamente si ritrova separato dal proprio "padrone".

Nel corso della campagna, il nostro compito sarà dunque fare in modo che questa piccola creatura possa ricongiungersi con la persona insieme a cui è cresciuta, attraversando un'intera città e saltando da un'ombra all'altra per raggiungere di volta in volta una meta che la avvicini a quella che considera la sua vera casa. Un viaggio piacevole o tortuoso?

Lo stile innanzitutto

Capita spesso di analizzare il comparto tecnico e artistico come ultima cosa all'interno di un articolo, ma nel caso di SCHiM si tratta di aspetti che vanno a caratterizzare fortemente l'esperienza, donandole un'identità molto precisa e distinguibile. La grafica del gioco utilizza infatti soltanto quattro colori, peraltro modificabili a piacimento: una scelta votata all'accessibilità, ma legata anche alla forma di daltonismo di cui soffre il designer Ewound van der Werf.

Questo tipo di approccio rende l'estetica di SCHiM davvero peculiare, specie in combinazione con lo stile minimale che van der Werf e i suoi collaboratori hanno utilizzato per disegnare i personaggi e gli oggetti che popolano lo scenario, ispirato ad alcuni luoghi olandesi. Come fumetti animati, le persone passeggiano per strada o vanno in bicicletta, partecipando a diverse attività nell'ambito di una composizione che appare sorprendentemente viva e fluida.

Tante storie da raccontare, ma senza parole

Durante la demo che ci è stata fornita, della durata di circa trenta minuti, abbiamo potuto godere di un'anteprima di ciò che SCHiM punta a essere: un'avventura narrativa che però comunica soltanto visivamente le proprie storie, intrecciando dunque gli elementi grafici e sonori al fine di costruire piccoli racconti votati ad arricchirci.

L'affascinante quadricromia di SCHiM
L'affascinante quadricromia di SCHiM

Come abbiamo scritto in apertura, l'esserino protagonista del gioco finisce per separarsi involontariamente dal ragazzo a cui è stato legato per tutta la vita, e la fase introduttiva del gioco mostra appunto una sequenza di eventi che forniscono un quadro di questa esistenza: dalle passeggiate mano nella mano con la madre alle corse in bicicletta, dalle feste in giardino ai primi amori, dallo studio all'università all'impiego in un ufficio, per arrivare poi a una svolta inaspettata.

Saltellando da un'ombra all'altra

Sul piano del gameplay, SCHiM riesce a essere altrettanto essenziale: tutto quello che ci viene chiesto di fare, all'interno di una serie di piccoli stage, è saltare da un'ombra all'altra nel tentativo di arrivare in un determinato punto della mappa. L'esserino che controlliamo non può sopravvivere alla luce, e di default ci vengono forniti solo due salti consecutivi per rifugiarci nuovamente nel buio, sebbene un eventuale fallimento non venga punito se non ripartendo dall'ultimo punto raggiunto.

In SCHiM bisogna saltare da un'ombra all'altra
In SCHiM bisogna saltare da un'ombra all'altra

Bisogna dunque dosare l'intensità del balzo (e dunque la pressione del relativo tasto sul controller) perché si adegui alla distanza che desideriamo coprire, sfruttando un paio di ulteriori meccanismi che aggiungono un pizzico di spessore puzzle all'esperienza: la possibilità di interagire con alcuni meccanismi, ad esempio dispositivi elettronici o meccanici, e di ruotare la visuale isometrica di 90 gradi per volta al fine di individuare ombre inizialmente non visibili.

Sensazioni preliminari

È proprio in questi aspetti che risiede senz'altro il potenziale ludico di SCHiM, nonché nel tempismo richiesto in specifici momenti per attraversare una strada saltando dall'ombra di un veicolo in movimento all'altro, come in una sorta di rivisitazione moderna del classico Frogger. La speranza è che gli sviluppatori se ne siano resi conto, nell'ottica di rendere più interessante la campagna.

In SCHiM capita di doversi spostare anche in movimento, cercando di cogliere l'attimo giusto
In SCHiM capita di doversi spostare anche in movimento, cercando di cogliere l'attimo giusto

Il rischio è infatti quello di ritrovarsi fra le mani un'esperienza stilisticamente significativa, senz'altro capace di raccontare delle storie e trasmettere delle emozioni, ma che risulti imprigionata fra le pieghe di un gameplay troppo semplice e banale per risultare davvero coinvolgente, o magari di una struttura in grado di offrire un numero troppo esiguo di situazioni.

Il nostro primo contatto con SCHiM è bastato per fornirci un quadro piuttosto chiaro di questa originale avventura in quadricromia, così essenziale nelle sue linee e nei suoi colori eppure capace di raccontare delle storie e di farlo anche in maniera emozionante. Manca per il momento la parte prettamente ludica, sacrificata sull'altare dello stile grafico e del messaggio che viene veicolato: speriamo che la versione completa non trascuri questo aspetto.

CERTEZZE

  • Stilisticamente delizioso
  • Racconta piccole, grandi storie
  • Possiede un indubbio potenziale

DUBBI

  • Per il momento il gameplay è risicato
  • Potrebbe rivelarsi un'esperienza molto breve
  • Il prezzo dovrà raccordare questi aspetti