3

Stranded: Alien Dawn, abbiamo provato la nuova simulazione fantascientifica degli autori di Tropico

Stranded: Alien Dawn è la nuova simulazione con elementi strategici e sandbox di Haemimont Games, gli autori di Tropico, che abbiamo provato in versione preliminare.

PROVATO di Giorgio Melani   —   08/11/2022

A prescindere dalle evoluzioni tecnologiche e di gusto, la simulazione resta un caposaldo dell'industria videoludica e ha giovato delle recenti tendenze all'ibridazione sapendosi sempre reinventare con nuove caratteristiche. Lo sanno bene alcuni team che si sono ormai specializzati quasi esclusivamente su questa tipologia di giochi, che fioriscono e si diffondono soprattutto in ambito PC con una regolarità impressionante: Heamimont Games, per esempio, si è costruita praticamente una nicchia inossidabile in quest'ambito, nel quale rientra anche il qui presente Stranded: Alien Dawn, che abbiamo provato nella versione preliminare messa a disposizione su Steam.

Annunciato con un trailer da Frontier alla Gamescom 2022, come uno dei titoli che fanno parte della nuova iniziativa di publishing dell'etichetta britannica, il gioco in questione deriva chiaramente dall'esperienza maturata da Haemimont sull'ottimo Surviving Mars, ma con diverse aggiunte applicate attraverso quel processo di ibridazione che funziona particolarmente bene con le simulazioni di vario tipo.

Ci troviamo allora di fronte a un misto fra lo strategico, il gestionale e il survival, ambientato in un sandbox alieno che arricchisce il tutto con un tocco veramente particolare, sebbene la scelta della caratterizzazione non centra troppo chiara la matrice fantascientifica del tutto. La storia ci mette al controllo di un gruppetto di astronauti che si ritrovano schiantati sulla superficie di un pianeta alieno sconosciuto, con la necessità di dover sopravvivere con il poco che hanno a disposizione e quello che - come si scoprirà - il nuovo mondo ha da offrire.

Un nuovo mondo selvaggio

Stranded: Alien Dawn, un'immagine della situazione iniziale dopo lo schianto
Stranded: Alien Dawn, un'immagine della situazione iniziale dopo lo schianto

Si parte con quattro sopravvissuti su un pianeta apparentemente vergine, che ricorda stranamente la Sierra Nevada o comunque paesaggi fin troppo affini a scorci terrestri, ma questo torna sicuramente utile per capire subito dove sia possibile trarre le giuste risorse per la sopravvivenza. In men che non si dica, appena usciti dal relitto della navetta ci troviamo subito a far legna e costruire baracche e recinzioni, rientrando precisamente nel canone più classico del survival sandbox. Forse fin troppo precisamente: l'ambientazione aliena non "emerge" dall'azione di gioco fino alle parti un po' più avanzate, con la necessità di attraversare prima delle fasi decisamente classiche per questo tipo di giochi. Nella parte testata non c'è praticamente alcun supporto narrativo e si tratta solo di far sopravvivere i protagonisti e portarli, progressivamente, alla scoperta del nuovo mondo, come si conviene a una simulazione dura e pura.

Una particolarità di Stranded: Alien Dawn è il fatto di proporre personaggi dotati di proprie personalità e caratteristiche specifiche, con la possibilità di scegliere la propria squadra iniziale di quattro elementi da un buon assortimento di figure differenti. Si tratta di un elemento apparentemente marginale, ma che assume poi una grande importanza nello sviluppo del gioco, perché le statistiche di base di ognuno, oltre alle personali aspirazioni e inclinazioni a imparare in determinati ambiti, risultano fondamentali per assegnare a ognuno i propri compiti e riuscire a costruire una squadra quanto più coesa ed equilibrata. C'è chi è più portato al combattimento, chi alla costruzione, alla ricerca, al crafting o alla coltivazione, ma ognuno dimostra anche interessi specifici per ognuno di questi campi, consentendo vari assortimenti di sopravvissuti che portano a effetti differenti.

Esplorazione, costruzione e ricerca

Stranded: Alien Dawn, a prima vista non è facile distinguere gli elementi alieni
Stranded: Alien Dawn, a prima vista non è facile distinguere gli elementi alieni

I primi passi avvengono subito accanto al relitto della navetta ed è a partire da questa, dopo un primo momento di sconvolgimento per il gruppo, che iniziamo il lavoro di raccolta risorse, mettendo insieme razioni di cibo, kit medici, strumenti ancora utilizzabili e pezzi di metallo. A pochi metri dallo scafo ancora in fiamme ci troviamo a costruire dei primi rifugi di fortuna per affrontare la notte, visto che il tempo scorre inesorabile e i sopravvissuti hanno necessità fisiologiche da soddisfare, partendo dal bisogno di mangiare e dormire per arrivare a bisogni più specificamente legati alla soddisfazione personale e al benessere psicologico. Dopo aver costruito capanne e giacigli, falò per riscaldarsi e cuocere alimenti, si può iniziare a espandere un po' il raggio d'azione e puntare a una sopravvivenza più a lungo termine, per cui diventa indispensabile iniziare a guardarsi intorno.

Nonostante la natura circostante sembri in gran parte terrestre - elemento questo che risulta un po' dubbio, considerando il presupposto del gioco - fauna e flora sono ovviamente alieni e necessitano delle sessioni di osservazione per essere comprese in pieno.

Stranded: Alien Dawn ci porta a organizzare un sistema agricolo sostenibile
Stranded: Alien Dawn ci porta a organizzare un sistema agricolo sostenibile

Diventa allora indispensabile inviare i personaggi a studiare le nuove specie, in modo da trarre eventuali vantaggi da queste, per quanto riguarda l'uso culinario o i materiali da costruzione. Attraverso la classica disposizione di banchi da lavoro e tavoli di ricerca, possiamo dare il via all'evoluzione tecnologica del gruppo, avviato a diventare una nuova micro-civiltà sul pianeta alieno, anche se ovviamente la strada da compiere è ancora lunga e la sopravvivenza niente affatto scontata, considerando anche l'aggressività che caratterizza la fauna locale. La versione di prova non presenta ancora particolari colpi di scena o una vera e propria progressione narrativa, dunque la scala dell'esperienza appare ancora piuttosto limitata alla sopravvivenza pura, ma una volta che si innesca la costruzione tecnologica più avanzata e le colture più estese si comincia ad avere a che fare con una simulazione di più ampio respiro.

Sopravvivenza a tutto tondo

Stranded: Alien Dawn, i progressi tecnologici avvengono per gradi
Stranded: Alien Dawn, i progressi tecnologici avvengono per gradi

È apprezzabile l'approccio profondo, quasi scientifico, che Haemimont Games ha imposto a Stranded: Alien Dawn, lasciando davvero poco o nulla al caso, a partire dalla gestione dei singoli personaggi. Le capacità e le tendenze di questi portano a delle specifiche azioni e reazioni che hanno senso all'interno delle situazioni in cui si vengono a trovare, anche perché ognuno deve comunque seguire un ciclo fisiologico semi-automatico di alimentazione e riposo, oltre alle attività imposte dal giocatore che possono essere più o meno gradite e risultare in diversi livelli di efficacia delle azioni. Oltre alla salute fisica, insomma, c'è anche da star dietro alla salute mentale dei sopravvissuti e cercare di mantenere il gruppo coeso per far fronte insieme alle minacce dell'ambiente circostante.

Queste prevedono anche veri e propri combattimenti: le attività standard tra ricerca, crafting e costruzione sono spesso intervallate da momenti di azione più serrata, in cui il gioco diventa un vero e proprio strategico in tempo reale. In questi casi dobbiamo armare i personaggi in maniera adeguata (possibilmente effettuando ricerche e costruendo strumenti sempre più potenti) e lanciarli in combattimento controllandone i movimenti e selezionando i nemici da colpire in maniera semi-automatica. Gli scontri al momento non sembrano particolarmente emozionanti, con un andamento fin troppo meccanico e piatto della battaglia, ma considerando l'ambientazione aliena è possibile che emergano elementi ben più stimolanti e vari nel prossimo futuro.

Poco extra e molto terrestre?

Stranded: Alien Dawn, un panorama un po' alieno e un po' no
Stranded: Alien Dawn, un panorama un po' alieno e un po' no

Nonostante il genere non abbia di solito bisogno di grandi mezzi in termini di rappresentazione grafica, Stranded: Alien Dawn è messo in scena con grande cura, a dimostrazione di come Haemimont Games stia puntando molto su questo progetto. Scenari, strutture e personaggi sono molto dettagliati, anche più di quanto sarebbe forse necessario per un gioco di questo tipo, presentandosi in maniera ottimale sia negli scorci più ampi, con la visuale lontana, sia zoomando al massimo per inquadrare le scene da vicino. Anche l'interfaccia appare sempre molto chiara e riesce a riassumere una grande quantità di informazioni nel minor spazio possibile, rendendo piuttosto pratica una gestione complessa e stratificata come quella proposta in questo gioco, al di là di qualche scelta discutibile come l'uso combinato di mouse e tastiera per lo spostamento dell'inquadratura, comunque modificabile attraverso le opzioni.

Come già fatto presente in precedenza, l'elemento dubbio sul fronte estetico è legato soprattutto alla scelta di mettere in scena delle ambientazioni che sembrano avere poco di "alieno". Conformazioni rocciose e vegetazione restituiscono panorami che risultano molto vicini a quelli terrestri, cosa peraltro rimarcata anche da un'insistenza su situazioni che non risultano particolarmente legate alle tematiche fantascientifiche. Questo può avere a che fare con una ricerca di realismo nella simulazione, ma finisce per far perdere identità al gioco, cosa piuttosto strana anche vedendo le produzioni precedenti di Haemimont come Tropico e Surviving Mars.

L'idea di partenza su cui è costruito Stranded: Alien Dawn è molto interessante e il misto di caratteristiche tra simulazione, survival, sandbox e gestionale appare ben congegnato ed equilibrato. C'è una notevole profondità nelle possibilità di controllo sulle azioni dei sopravvissuti sul pianeta alieno, a partire dalle caratteristiche dei singoli personaggi per arrivare alla macro-gestione della piccola civiltà in evoluzione, sebbene alcuni aspetti (come il sistema di combattimento) debbano essere ancora un po' raffinati. Colpisce un po' la mancanza di un'identità specifica per un gioco che parte da una premessa così originale, oltretutto da sviluppatori che hanno già dimostrato di saper costruire soluzioni molto particolari su strutture ben consolidate, ma Stranded: Alien Dawn resta comunque un sorvegliato speciale, specialmente per gli appassionati di questo genere.

CERTEZZE

  • Molto interessante l'idea di base dei sopravvissuti in un mondo alieno
  • Il mix di generi è amalgamato generalmente bene
  • Interfaccia e grafica piuttosto chiare

DUBBI

  • C'è una certa mancanza di carisma generale, data anche dall'aspetto poco "alieno"
  • Combattimenti poco entusiasmanti
  • Interessante ma (al momento) marginale il ciclo fisiologico dei personaggi