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Syberia: Day Three

Nel terzo appuntamento con il coverage di Syberia, Alessandra Tomasina ci guida in quella che è la parte focale di una qualsiasi avventura, quella cioè legata agli enigmi che si incontrano nel corso della storia: dopo aver ripercorso la trama ed ascoltato qualche dettaglio tecnico , ascoltiamo dalle sue parole quanto i creatori di questo piccolo gioiello targato Microids sono riusciti nel loro intento e quale effettivo valore cominci a trapelare dal gioco...

APPROFONDIMENTO di La Redazione   —   30/05/2002
Syberia: Day Three
Syberia: Day Three

Ogni ingranaggio al posto giusto!

È stato attribuito il giusto peso anche all’interazione tra i personaggi, arricchita dalla possibilità di utilizzare un cellulare per contattare persone lontane, ottenere ulteriori informazioni e conoscere meglio il carattere della protagonista, che guadagna così in credibilità diventando un individuo a tutto tondo: il telefono, che rappresenta un ponte col mondo di Kate (New York, la sua famiglia e i colleghi di lavoro), è infatti lo strumento che più di ogni altra cosa ci permette di notare i cambiamenti in atto nella sua personalità nel corso del gioco – un altro aspetto che Sokal e il suo team di sviluppo hanno voluto curare particolarmente, per dare maggiore profondità alla storia.
Tutta l’avventura, insomma, sembra muoversi col ritmo e la precisione di un orologio svizzero, tanto per rimanere in tema di raffinati meccanismi: fin dai primissimi minuti, il giocatore impara a confrontarsi con questo mondo affascinante e surreale, con le sue bizzarre creature meccaniche; è spinto a cercare con avidità i pezzi mancanti, le chiavi, le molle e gli ingranaggi che lo separano dalla splendida scena animata che avrà in premio per essere riuscito a scoprire la soluzione del puzzle, un altro degli impenetrabili segreti della famiglia Voralberg, che presto diventeranno come una droga per lui. È così che dovrebbe funzionare ogni buona avventura!

Syberia: Day Three
Syberia: Day Three

Ogni ingranaggio al posto giusto!


Spero di essere riuscita a proporvi un quadro esauriente di questo gioco ricco e complesso, oltre che a comunicarvi il mio entusiasmo per quanto ho potuto saggiare di persona. Per sapere a quali conclusioni sono giunta dopo diversi giorni di prove e se correrò anch’io a comprare Syberia non appena uscirà sul mercato italiano, vi invito a leggere la parte conclusiva di questa lunga anteprima…

Una macchina perfetta?

Eccoci al terzo appuntamento con Syberia: oggi entreremo nel vivo dell’avventura, esaminando la meccanica di gioco e gli enigmi. Microïds garantisce che questo titolo avrà una durata minima di venti ore, più venti minuti di filmati, e che terrà impegnati anche gli avventurieri più esperti. Il principale obiettivo che gli sviluppatori si sono prefissati è “la massima coerenza tra puzzle, evoluzione della trama e interazione con l’ambiente”, come hanno spiegato Sokal e Marie-Sol Beaudry. La maggior parte degli enigmi, quindi, è basata sulle diavolerie meccaniche dei Voralberg e ciò contribuisce senz’altro a renderli intriganti e mai scontati: ogni volta che si tira una leva o si preme un pulsante, si attende con impazienza di scoprire quale sia il funzionamento dell’ennesimo marchingegno che Hans si è lasciato alle spalle.
Molti puzzle richiedono la capacità di associare indizi e informazioni raccolte durante le conversazioni per giungere a conclusioni logiche, non una serie di disperati tentativi volti a sbloccare una situazione di stallo, e il fatto che siano ben integrati al contesto li rende relativamente semplici e lineari da risolvere.
In effetti, ho la netta sensazione che non siano previste grosse diramazioni nella trama e che esista quasi sempre un unico sistema per risolvere gli enigmi, a meno che non si abbia a che fare con dispositivi meccanici, che possono essere approcciati in diversi modi. Il grado di difficoltà e varietà dei puzzle finora mi è parso ben bilanciato.