A quasi due anni dal suo debutto in versione Early Access, abbiamo provato Terminal Conflict in una versione più matura e più accessibile, negli scorsi giorni arricchita con un corposo update i cui contenuti includono una massiccia campagna con tanto di tutorial dinamico, esteso in parte anche alla campagna cinese. Una risorsa importante per un simulatore strategico a turni che, ambientato nel dopo guerra a incentrato sulla guerra fredda, ci propone un'esperienza non semplice da approcciare. Ma per darci una mano a superare lo scoglio iniziale punta su una forte componente suggestiva che richiama l'immaginario del gioco Guerra Termonucleare Globale di Wargames, mettendoci di fronte a una schermata da PC anni 80 dietro alla quale alberga un'intelligenza artificiale esperta in catastrofi atomiche.
Strategia a ritmo serrato
A differenza dello WOPR di Wargames, l'intelligenza artificiale di Terminal Conflict, acronimo MIRVIN, non corre il rischio di causare la fine del mondo per errore. Anzi, si pone come arbitro o forse come insegnante, visto che non è chiaro se il titolo si ponga come simulazione della realtà o come simulazione di una simulazione computerizzata. Ma questo non è un fattore così importante in una dimensione narrativa che gioca esplicitamente sull'efficace combinazione tra una fantascienza credibile, almeno per allora, e un'epoca storica tanto drammatica quanto ricca di spunti, situazioni e crisi. Perfetta quindi, a prescindere dal suo essere un semplice gioco con un computer o una sfida per l'esistenza dell'umanità, per fare da sfondo a uno strategico ad ampio respiro che tra campagne e scenari ci chiede di gestire la sfida tra il blocco occidentale e quello orientale dal 1946 al 1991, anno della caduta del Muro di Berlino.
Il nostro compito si estende ovviamente all'azione militare, ma lo spostare le unità in una particolare area, ampliando così la nostra influenza o aggredendo unità nemiche, è solo una componente di un titolo che oltre a includere rinforzi, flotte, risorse e linee di rifornimento, ci chiede di prendere decisioni importanti alla fine di periodi di alcuni anni scanditi da una manciata di turni. Purtroppo non è facile capirne la struttura ma è chiaro che se è possibile far passare il nostro turno prima del tempo, non è possibile fermare lo scorrere del tempo in uno strategico che cerca di fondere complessità e ritmo elevato, spingendo più sulla rigiocabilità e sulla tensione drammatica che sulla pianificazione minuziosa di ogni azione. Ma Terminal Conflict ci chiede comunque di pensare, velocemente, per sfuggire all'ombra mezzanotte nucleare, facile da raggiungere con un paio di errori grossolani che mettono fine a una partita che nelle fasi iniziali si conclude con il lancio di un paio di missili balistici.
Diventa quindi importante ottenere vittorie misurate seguendo con attenzione la ricerca, lo spionaggio e le decisioni legate agli 11 teatri in cui è diviso il mondo, fondamentali per mantenere il vantaggio sull'avversario e per resistere arrivando, con il crescere degli arsenali nucleari, a un finale ben più soddisfacente in cui potremmo salvare il mondo o trovarci di fronte a una drammatica ma suggestiva schermata piena di rotte percorse da innumerevoli missili destinati a spedire tutti al creatore. Ma non è l'unica strada per soddisfare le condizioni di vittoria.
Tra l'accumulare punti per ottenere la vittoria anche in caso di tragedia atomica e il cercare un pareggio, ottenibile arrivando al 1991, adesso c'è anche la corsa allo spazio che, scandita da 8 avanzamenti, introduce uno spiraglio di ottimismo in un gioco ben diverso dal lancio, non solo nelle regole rifinite con l'ultimo grosso update, ma nell'intelligenza artificiale che ora è più attenta a evitare agguati ed errori plateali. Inoltre sono aumentate le modalità con l'introduzione del multiplayer classificato, basato sulla medesima formula degli scontri uno contro uno del multiplayer standard.
Contenuti in crescita
Al momento per trovare una partita in modalità ranked è necessario armarsi di pazienza, ma ci auguriamo che l'importante aggiornamento del 18 settembre faccia breccia nel cuore degli appassionati del genere. Anche perché pur essendo ancora in divenire, Terminal Conflict è già un titolo che si fa notare nel panorama degli strategici dedicati alla guerra fredda. Questo grazie anche a un respiro storico importante che trae forza dal ritmo serrato, con i turni che si susseguono rapidamente e il rischio di debacle sempre elevato. Ed è una condizione essenziale per mantenere alta la tensione in vista di decisioni cruciali e incontri con figure chiave della nostra storia recente, capaci al solo pensiero di suscitare emozioni di ogni genere. Parliamo di personaggi come Tito, Mao Zedong, Margaret Thatcher, or Ernesto Che Guevara e David Ben-Gurion, reclutabili tra oltre 40 leader, che oltre a garantire influenza e abilità portano con loro un forte bagaglio di credenze, rischiando di entrare in conflitto tra loro nel caso in cui dovessero trovarsi sotto alla stessa bandiera. Ci costringono quindi a scegliere con attenzione, aggiungendo un ulteriore strato a un gioco che include una valanga di modificatori, sia pratici che numerici, tra zone di guerra, corsa agli armamenti, politiche regionali interne, dichiarazioni pubbliche, organizzazioni politiche e quant'altro, per un titolo che per fortuna, tra le novità, ha anche un'enciclopedia.
Terminal Conflict ha una sua eleganza nel fondere eventi storici, elementi gestionali e truppe, ma è rimasta nascosta a lungo dietro alla mancanza di informazioni, tooltip e spiegazioni di un'interfaccia inizialmente inadeguata. Ma gli aggiornamenti hanno migliorato notevolmente la situazione arrivando, con l'update del 18 settembre, a includere un'enciclopedia che ci aiuta a raggiungere informazioni necessarie per capire determinate dinamiche, vitali per godere della profondità di un titolo che non è così inaccessibile come sembra. Le variabili sono innumerevoli, le azioni sono tante e i modificatori abbondano, ma la dimensione militare è intuitiva, con tanto di simulatore ad anticiparci l'esito dello scontro, ed è solo una parte di un titolo che se la gioca tutta sugli equilibri, a partire da quello tra i due blocchi per arrivare a quello tra ragionamento e ritmo veloce. Terminal Conflict non ci chiede di usare tutte le unità ad ogni turno e non è pensato per esaurire tutte le variabili in una partita. Anzi, punta forte sulla rigiocabilità, lasciando una gran libertà di approccio a ogni scenario, e nel farlo garantisce già una discreta longevità, senza bisogno di chiamare in causa multiplayer o editor, in un titolo del genere accessibile facilmente a tutti. D'altronde si affida a una veste grafica minimale per quanto suggestiva.
Prospettive a breve e lungo termine
Sul piano tecnico, pur consentendoci di scegliere il dettaglio ma con effetti pressoché invisibili sul colpo d'occhio, Terminal Conflict è un titolo essenziale, tranquillamente giocabile su una scheda video da 512MB di memoria. Certo, per girare al meglio chiede una GPU da 2GB, ma parliamo comunque di hardware di dieci anni fa, ormai raggiunto anche dalle soluzioni integrate più performanti. Dovrebbe quindi girare su qualsiasi sistema da gioco moderno, garantendo anche una personalizzazione basata su diversi profili di coloro che risulta tanto basilare quanto efficace nell'influenzare la percezione del giocatore. Se lo schema base si rifà agli anni ottanta, con un'alternanza di blu e arancione, quello in bianco e nero ci porta sui sistemi IBM, mentre i due verdi ai primi computer casalinghi o ai monitor LCD monocromatici, garantendo un feeling marcatamente diverso in tutti i casi. Da notare inoltre la possibilità di impostare la password per i profili in gioco, che aggiunge quel pizzico di realismo, e l'audio, semplice ma efficace.
Certo, ci sono ancora alcuni bug e l'interfaccia è macchinosa. Inoltre non sarebbe male avere qualche opzione in più per la navigazione della mappa, ma parliamo ancora di una Early Access che si arricchisce giorno dopo giorno, nonostante la comparsa di una tripletta di DLC che speriamo non rubino tempo allo sviluppo dell'esperienza base, già in ritardo di un anno sulla finestra di lancio prevista inizialmente. In ogni caso, passando ai contenuti promessi, è di questi giorni l'entrata in campo di Kim Il-sung, un assaggio in vista di novità più corpose come politiche regionali aggiunte a ogni patch e il probabile arrivo dei gruppi rivoluzionari. Tra l'altro l'onestà degli sviluppatori traspare anche dalla decisione di non aumentare il prezzo del titolo, venduto a 24,99€, quando questo uscirà dalla Early Access, offrendo come bonus per l'acquisto anticipato la futura versione mobile a titolo gratuito e consigliando a chi è interessato all'acquisto di aspettare che abbia tutti i contenuti desiderati. Non è il caso però di aspettare con troppa ansia una versione in italiano. Il team è intenzionato a realizzare futuri adattamenti, ma per ora eventuali traduzioni sono rimesse nelle mani dei modder.
Terminal Conflict, ancora in Early Access ma approdato alla beta con una serie di upgrade importanti, cerca l'equilibrio tra profondità simulativa e ritmo, offrendoci un'esperienza coinvolgente e particolare, complice un'atmosfera alla Wargames che funziona egregiamente. Ma servono ancora rifiniture all'interfaccia, benché migliorata drasticamente rispetto all'inizio, e resta da vedere l'effettivo miglioramento dell'intelligenza artificiale messa di fronte ai giocatori più abili. Inoltre il bilanciamento finale dovrà essere perfetto per dare un senso, in un titolo del genere, alla nuova modalità multigiocatore classificata, comunque più che benvenuta al pari delle diverse aggiunte di questi mesi.
CERTEZZE
- Interessante combinazione tra complessità e ritmo concitato
- Il tutorial lo rende decisamente più accessibile
- Coinvolgente e pieno di potenziale
DUBBI
- Ancora qualche bug
- L'interfaccia non rende facile capire il susseguirsi degli eventi
- Navigazione della mappa scomoda