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Terminator: Dark Fate - Defiance, abbiamo provato due nuove missioni scoprendo un titolo diverso

Abbiamo provato due nuove missioni di Terminator: Dark Fate - Defiance, scoprendo un titolo più aperto e interessante della demo.

Terminator: Dark Fate - Defiance, abbiamo provato due nuove missioni scoprendo un titolo diverso
PROVATO di Simone Tagliaferri   —   22/01/2024

Capita a volte di farsi una certa impressione di un gioco provando una demo o una versione incompleta dello stesso, per poi vederla ribaltata quando si riesce a giocare di più, potendo osservare i sistemi appena abbozzati dal tutorial o dalle prime missioni, applicati a un contesto più ampio. In alcuni casi sembra addirittura di trovarsi di fronte a un titolo sconosciuto, tanto si rimane sorpresi da quanto ingannevoli fossero i giudizi preliminari.

È il caso di Terminator: Dark Fate - Defiance, di cui abbiamo provato due nuove missioni che ci hanno fatto finalmente capire definitivamente l'entità e le ambizioni del progetto di Slitherine.

Una missione aperta

All'inizio delle missioni bisogna scegliere quali unità portarsi dietro
All'inizio delle missioni bisogna scegliere quali unità portarsi dietro

Arriviamo subito al punto: lì dove le prime tre missioni erano semplicemente introduttive e, come tali andavano vissute, quindi come necessarie ma inevitabilmente didascaliche rispetto al gameplay vero e proprio, le due missioni che abbiamo avuto modo di provare ci hanno mostrato quello che Terminator: Dark Fate - Defiance vuole essere, ossia un ampliamento della formula degli strategici in tempo reale. La prima novità che abbiamo incontrato è la schermata di gestione dell'esercito, che appare subito dopo la terza missione. Qui possiamo vedere una mappa della regione in cui ci troviamo, esaminare le missioni disponibili e riorganizzare le truppe spendendo risorse per curare i feriti, acquistare munizioni e riparare i veicoli. Lo scenario è esattamente quello che avevamo lasciato alla fine della terza missione: la Legione ha sconfitto i Founder, che ora devono cercare nuovi alleati.

Così ci addentriamo nella quarta missione, chiamata Abiquiu, che ci mostra tutte le sfaccettature del gioco, celate fino a questo momento. L'obiettivo principale è abbastanza lineare: cercare risorse e sopravvissuti per farli unire ai Founder, la nostra fazione. Quindi ci addentriamo con le nostre poche unità nel territorio di una cittadina distrutta dalla Legione. Qui non troviamo però solo combattimenti, ma personaggi con cui parlare, fazioni con cui contrattare, piccole missioni da svolgere, tutte esauribili all'interno della mappa stessa, e delle scelte da compiere. In particolare dobbiamo decidere da che parte stare: con il Movement, una milizia civile che si è organizzata per combattere le macchine, o con tal Balzano, una specie di boss mafioso che sta sfruttando il caos per prosperare. All'interno del quadro trovano spazio anche altri personaggi, come un anziano, che dopo averlo aiutato ci ha dato accesso a delle unità supplementari, o come Kondo, un tipo stravagante quanto prezioso, alla ricerca di sua moglie, che ritiene essere stata catturata dalle macchine. Asseconderemo la sua apparente follia?

Fazioni e scelte

Le macchine dispongono di una grossa potenza di fuoco
Le macchine dispongono di una grossa potenza di fuoco

Insomma, tutto quello che succede sul campo di battaglia ha una forte impronta narrativa e concede al giocatore un certo livello decisionale, dandogli indubbi vantaggi nell'esplorare i punti di interesse che vengono evidenziati a mano a mano che si incontrano nuovi personaggi o si svolgono determinate azioni. Quindi il gameplay non è solo uno spostare le truppe di qua e di là, elaborando tattiche per contrastare i nemici, ma è più articolato, tanto che per superare una missione può volerci anche più di un'ora ed è possibile rigiocarla sperimentando soluzioni alternative. A confermare la struttura più aperta delle missioni, rispetto agli strategici in tempo reale tradizionali, ci ha pensato anche la quinta missione, chiamata Near Santa Fe, in cui abbiamo avuto a che fare con altri esponenti del Movement, che abbiamo aiutato nell'ardua impresa di fermare dei convogli di robot diretti a Oklahoma, in supporto di altre macchine impegnate in una battaglia furiosa.

Il lato narrativo è più sviluppato di quello che pensassimo
Il lato narrativo è più sviluppato di quello che pensassimo

Anche qui abbiamo incontrato altre fazioni: una chiamata Integrators, molto guardinga contro chiunque attraversi il suo territorio, da cui abbiamo ottenuto una missione che ci ha portato a conoscere i Minutemen, degli ex detenuti che usano una prigione come base. Inoltre abbiamo salvato un certo personaggio che ci ha fornito supporto aereo nella parte finale, dandoci un prezioso aiuto contro le macchine.

Naturalmente abbiamo anche combattuto. I nemici sono onnipresenti, com'è giusto che sia. C'è da dire che l'esito degli scontri può variare molto a seconda delle scelte fatte, ossia da quante risorse si hanno a disposizione e dal posizionamento dei nostri uomini. Sfruttare gli edifici come copertura rimane sempre un'ottima idea, così come cercare di anticipare le mosse degli avversari, sfruttando a volte i suggerimenti dati dalle fazioni con cui abbiamo legato.

In Terminator: Dark Fate Defiance bisogna imparare a tenere la posizione
In Terminator: Dark Fate Defiance bisogna imparare a tenere la posizione

Ad esempio abbiamo rigiocato la prima missione due volte, parteggiando una volta con Balzano e una volta con il Movement, trovando delle differenze abbastanza marcate nelle fasi difensive, sia per il posizionamento, sia per la qualità delle truppe disponibili. In un caso, inoltre, si è anche sbloccata una missione aggiuntiva, che ci ha consentito di ricucire i rapporti con una certa fazione, con cui abbiamo poi collaborato nella missione successiva. Le fasi di combattimento sono quelle in cui ritornano maggiormente i concetti appresi nelle missioni tutorial. Peccato solo per qualche difficoltà di selezione delle truppe, a causa dell'interfaccia utente che non rende proprio immediato capire chi si è selezionato e chi no. Mentre si esplora il problema è relativo, ma mentre si combatte sarebbe meglio che tutto fosse più chiaro.

Due parole sulla fluidità

Terminator: Dark Fate Defiance sembra essere molto migliorato lato fluidità
Terminator: Dark Fate Defiance sembra essere molto migliorato lato fluidità

A questo punto sentiamo anche il bisogno di spendere qualche parola sul lato tecnico del gioco. Se avete avuto modo di provare la demo, ricorderete sicuramente che era molto deficitario dal lato della fluidità, con scatti continui e con una pesantezza generale che si rifletteva negativamente sull'intero gioco. Sarete quindi felici di sapere che la versione di prova che abbiamo avuto modo di testare si è rivelata estremamente più fluida, a parità di impostazioni (1440p, dettaglio massimo su di una RTX 3070). C'è sicuramente ancora un certo margine di miglioramento, ma già così Terminator: Dark Fate - Defiance è perfettamente giocabile e non presenta più i fastidiosi scatti che avevano piagato l'esperienza della demo. Per il resto confermiamo quanto scritto allora: il dettaglio grafico è buono, per quanto minimale. D'altra parte lo zoom non arriva mai troppo vicino alle unità, quindi ci si può accontentare.

C'è poco altro da dire su Terminator: Dark Fate - Defiance in questo momento: Le due missioni che abbiamo avuto modo di provare ci sono piaciute e anche molto, visto che ci hanno consegnato l'immagine di uno strategico in tempo reale molto più articolato e interessante di quanto pensassimo dopo aver provato la demo (che comunque non ci era dispiaciuta, per quanto poco indicativa del gioco finale). Le premesse sono quelle di un ottimo RTS ambientato nell'universo di Terminator, che non solo mette in scena la guerra con le macchine, ma riesce anche a raccontarne alcuni risvolti importanti. A questo punto non rimane che aspettare la versione finale, in arrivo il 21 febbraio, per dare un giudizio definitivo.

CERTEZZE

  • Più aperto di quanto pensassimo
  • Ora è molto più fluido

DUBBI

  • La selezione delle unità