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Tutti i problemi di Dragon Age 4

Da Kotaku, nuove rivelazioni sullo sviluppo travagliato di Dragon Age 4, il sequel fantasy più atteso del momento.

VIDEO di Francesco Serino   —   11/04/2019

Dopo aver svelato i retroscena dietro lo sviluppo travagliato di Anthem, la prestigiosa firma di Kotaku nonché autore del libro Blood, Sweat & Pixel, Jason Schreier, pubblica un secondo pezzo non meno importante, questa volta tutto incentrato sul prossimo e come vedremo non meno problematico Dragon Age 4. Scopriamo insieme cosa è emerso.

Investigando su Anthem, cosa che ha portato il giornalista statunitense a parlare con un bel po' di sviluppatori ed ex sviluppatori di Bioware, sono stati svelati molti dettagli sul prossimo gioco della compagnia, ovvero l'atteso seguito di Dragon Age. Come per lo shooter online arrivato da poco più di un mese nei negozi, anche i lavori dietro Dragon Age 4 non sembrano filare liscio, non come ci si aspetterebbe da una serie che non sta muovendo certo i suoi primi importanti passi, ma che invece può contare su una lore e delle meccaniche di gioco già ben radicate.
Da quanto emerge, proprio per evitare gli stessi problemi che hanno afflitto i giochi Bioware da Mass Effect 3 in poi, per Dragon Age 4 la software house sceglie di partire con un passo diverso, cercando fin da subito di creare una sorta di negativo di Dragon Age Inquisition: quindi un gioco privo dei problemi di ritmo che hanno bloccato per decine di ore i giocatori nella prima area del prequel, e tenuto in piedi da una trama dalle caratteristiche finalmente diverse dal solito, senza protagonisti prescelti dagli dei o dal più semplice destino. Secondo i racconti, il Dragon Age 4 immaginato inizialmente aveva come protagonisti un gruppo di spie infiltrate nel Tevinter Imperium, una regione nordica dominata da un gruppo di maghi non proprio amichevoli. Conosciuto internamente col nome in codice di Joplin, questo Dragon Age aveva tutte le carte in regola per fornire agli sviluppatori della software house un ambiente di lavoro finalmente tranquillo, oltre che tutti gli elementi tecnici che avrebbero reso l'uso del motore grafico Frostbite ben più amichevole che in precedenza. Tutto questo per arrivare a un sistema di gioco molto più malleabile, con intelligenze artificiali e sistemi procedurali che lavorando in sincronia avrebbero garantito una profondità e un'imprevedibilità che siamo soliti trovare nei giochi open world di Bethesda, più che in quelli Bioware. Insomma, Joplin sembrava avere davvero tutte le carte in regola per portare i mondi Bioware nel futuro, scardinando meccaniche oramai vetuste per tornare finalmente a sorprendere i giocatori. Naturalmente Bioware era ben contenta di avere finalmente tra le mani un progetto in cui credere fino in fondo ma, come ci spiega fin troppo bene la Legge di Murphy: se qualcosa può andare male, lo farà, specialmente se ha a che fare con Bioware ed Electronic Arts.

IL TRONO DI DUBBI

Nel 2017 infatti cambia tutto: Mass Effect Andromeda si rivelerà essere ben più problematico di quanto anticipato, mentre lo scricchiolante progetto Anthem richiederà urgentemente aiuto per uscire dal pantano in cui sembrava finito e così, parte del team a lavoro su Dragon Age 4 viene spostato sul famoso loot shooter. Le conseguenze per Joplin sono disastrose, e nonostante il team dirottato sugli altri progetti non veda l'ora di tornare a costruire quel fantasy tanto amato e desiderato; maElectronic Arts nel frattempo cambia idea e decide di cancellare il progetto in favore di un nuovo Dragon Age, questa volta pensato per crescere ed evolversi nel tempo, come del resto tutti i giochi della compagnia usciti negli ultimi due o tre anni. Per il morale di Bioware è un altro duro colpo, ma non per questo tutto è andato irrimediabilmente perduto. Del nuovo Dragon Age 4, questa volta protetto dal nome in codice Morrison (forse chiamare i propri progetti con il nome di rockstar scomparse prematuramente non porta così fortuna...) sappiamo ben poco, potrebbe per esempio avere un bel po' di cose in comune con quella prima versione oramai cancellata, come potrebbe rivelarsi totalmente diverso, più simile ad Anthem per esempio, ma in chiave fantasy. Prima che vi mettiate le mani nei capelli dalla disperazione però vi consigliamo di rifletterci un attimo su: se è vero che i classici giochi di ruolo single player sono ancora gli unici in grado di trasmettere un certo tipo di emozioni, è anche vero che ne abbiamo visti ben pochi in grado di replicare quella qualità in un contesto multiplayer, e chi meglio di Bioware, ora che ha anche l'esperienza necessaria, potrebbe riuscirci? E non dimentichiamoci che anche i mitici Baldur's Gate avevano un multiplayer drop-in drop-out alla Diablo, quindi per certi versi sarebbe addirittura un ritorno alle origini. Va poi considerato che nel frattempo anche Electronic Arts è cambiata, ai comandi non c'è più Patrick Soderlund, e la stessa Bioware ha visto rientrare alcuni importanti veterani. Niente è perduto, e chissà che questa volta le cose non vadano finalmente per il verso giusto. Noi ci speriamo, e voi?