Chi osa, nel bel mezzo di una crisi politica, andare nella piazza più gettonata dai giornalisti di mezza Italia, presa d'assalto dalle troupe onnipresenti di Striscia, le Iene e Sky Tg24? Chi sono questi appassionati di videogiochi che portano la loro pacifica protesta a Montecitorio, davanti al palazzo del potere, a due passi dalla Camera dei deputati? Erano quelli di Multiplayer.it, si dirà. Abbiamo coronato un gennaio dedicato al dibattito sulla legge 3014 in materia di videogiochi (quella della censura senza senso) con una, a mio modo di vedere, bellissima conferenza in cui abbiamo riunito allo stesso tavolo la politica, con l'onorevole Gabriella Carlucci, i giornalisti con Jaime D'alessandro di Repubblica, la televisione con Roberto Genovesi e Gianpaolo Rossi di RAI, l'industria con Thalita Malago di AESVI e, in mezzo, serafico, Marc Prensky, l'autore americano del libro Mamma non Rompere, Sto imparando!, che negli anni a venire rappresenterà il pamphlet della razionalità contro la caccia alle streghe dei videogiochi.
Davanti a questo improvvisato comitato di benvenuto, nonostante ogni pronostico dovuto alla crisi politica che attira ogni interesse della piazza romana, giornalisti di ogni origine, ma anche professori, curiosi e videogiocatori. Una sessantina di persone che hanno fatto il pienone nella sala che da vuota sembrava così grande da riempire. Il tema centrale, al di là del libro stesso, l'oggetto della oramai defunta legge 3014: il rapporto tra genitori, minori e videogiochi, e l'apparente necessità di volerlo regolamentare forzatamente per legge.
Tutto cominciò così
Nell'autunno del 2006, in seguito all'uscita del videogioco Rule of Rose, si scatenò una rovente polemica politica, a sfondo scandalistico, cavalcata dal pessimo articolo uscito sul settimanale Panorama, finito addirittura in copertina (come potete vedere qui a fianco). Quella polemica, che cambiò le sorti commerciali di un gioco mediocre altrimenti destinato al macero, portò con sé una nuova caccia alle streghe cavalcata da psicologi, sociologi e politici di ogni sorta. Vale la pena qui citare qualche perla di saggezza, direttamente dalla cronaca di quei giorni:
Clemente Mastella, Ministro di Grazia e Giustizia: "Anche io sono indignato per il livello di efferatezza di questi videogiochi in mano ai bambini. (bisogna) agire da subito prima che i danni si aggravino, evitando la commercializzazione (dei videogiochi violenti). Fino ad ora non è stato fatto, e si è lasciata proliferare la malapianta. Il governo punta soprattutto alla prevenzione e concorda con l'ipotesi avanzata dalla presidente della Commissione Infanzia, Anna Serafini, di istituire un' Authority sui videogiochi per "individuare e neutralizzare quelli che recano un intollerabile contenuto di violenza"
Franco Frattini, Commissario europeo per la Giustizia e Sicurezza: "Questo tipo di "giochi ricreativi" sono pessimi esempi per i nostri ragazzi e possono provocare o incoraggiare violenze e bullismi... o suggerire che è un comportamento normale"
Anna Serafini, Presidente della commissione parlamentare per l'Infanzia: "Bloccare un videogioco non basta, può essere acquistato altrove o direttamente scaricato in rete. Piuttosto dobbiamo impedire che certi prodotti raggiungano il mercato. Ci vuole un'authority che vigili sui contenuti e detti regole precise per la vendita dei videogiochi ai minorenni. Se poi si stabilisce che la violenza ai minori può esercitarsi anche attraverso un gioco, si può ottenere dall'Europa un codice comune. E una norma che regoli il settore bandendo per tempo i prodotti pericolosi."
Proprio dalla dichiarazione di Mastella qui sopra, prese il via il progetto di legge 3014, che si è protratto fino alla recente crisi di governo, e per il quale su Multiplayer.it abbiamo promosso una petizione che a oggi ha raggiunto il ragguardevole traguardo di 27000 firme.
.. e poi arrivo Prensky
In mezzo a questo delirio all'italiana è spuntato Marc Prensky, un adorabile pensatore americano, appassionato di videogiochi, sociologo, conferenziere e autore di un alcuni libri sugli aspetti positivi dei videogiochi nei confronti dei ragazzi e in particolare dei minori. Lui stesso, durante la conferenza a Roma, ha dichiarato espressamente di aver pensato e scritto il suo ultimo lavoro "Mamma non Rompere: Sto imparando!" per i docenti, perchè loro per primi dovrebbero sfruttare i videogiochi e non demonizzarli. E' stato bello vedere un gruppo così eterogeneo convergere in linea di massima verso un punto di vista comune che si può sintetizzare in una frase: la censura non serve, i genitori devono riappropriarsi del loro ruolo di controllo, i videogiochi devono essere divulgati, spiegati e capiti. Vale la pena qui ricordare una frase di Prensky durante la conferenza: "Una cosa che ho capito ascoltandovi è che a voi italiani piace parlare tanto". Vale a dire: chiacchiere tante, fatti pochi. Ed ecco perché vorrei che siano i fatti a parlare: la petizione, la conferenza, il libro, il concorso nelle scuole.
La caccia alla caccia alle streghe continua, prossimamente con una nuova iniziativa. Stay tuned!