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Warhammer 40.000: Boltgun, alla scoperta della demo di uno sparatutto retrò brutale

Abbiamo provato una demo di Warhammer 40.000: Boltgun, uno sparatutto retrò davvero brutale e cruento che fa scorrere il sangue a fiumi.

PROVATO di Simone Tagliaferri   —   21/03/2023
Warhammer 40.000: Boltgun, alla scoperta della demo di uno sparatutto retrò brutale
Warhammer 40.000: Boltgun
Warhammer 40.000: Boltgun
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Con gli anni sta diventando sempre più sbagliato, o quantomeno impreciso, parlare di industria dei videogiochi considerandola come una sovraentità unica e coesa, lì dove ormai la stessa è spaccata in mille parti e ospita le tendenze più disperate, alcune delle quali in aperta contrapposizione tra di loro e altre quasi paradossali nella loro radicalità. Ad esempio recentemente alcuni editori medio/grandi si stanno accorgendo dell'esistenza di una nutrita quantità di videogiocatori desiderosa di sparatutto in prima persona che si rifacciano dinamicamente e tecnologicamente a classici come DOOM, Quake o Duke Nukem 3D, perché visti come i fari dell'epoca d'oro del genere, forieri di esperienze che, senza troppi fronzoli, possano riportare sullo schermo la violenza anarchica e furiosa che li caratterizzava.

Successi di critica e di pubblico come Dusk di David Szymanski (uno dei maestri della nuova scuola dei retro FPS), iON Fury di Voidpoint e Ultrakill di Arsi "Hakita" Patala, tanto per citarne alcuni, non devono essere passati inosservati, tanto che il numero degli FPS retrò, o boomer shooter come vengono chiamati in gergo, in arrivo nei prossimi mesi va moltiplicandosi, forte anche dell'accessibilità tecnologica che non richiede team di centinaia di persone o investimenti ingenti per poter dare alla luce dei giochi eccellenti. Così ha deciso di provarci anche l'editore Focus Entertainment, di cui abbiamo provato Warhammer 40.000: Boltgun, sparatutto in prima persona sviluppato da Auroch Digital con Unreal Engine e, come facilmente intuibile, ambientato nell'universo fantascientifico di Games Workshop.

Azione frenetica

I biomi di Warhammer 40.000: Boltgun sono molto diversi tra loro
I biomi di Warhammer 40.000: Boltgun sono molto diversi tra loro

Oltre al tutorial, la demo di Warhammer 40.000: Boltgun ci ha consentito di provare tre livelli. Nei panni di uno Space Marine veterano abbiamo distribuito un bel po' di morte e distruzione tra gli eretici, spargendo una quantità di sangue inimmaginabile, come non ci capitava di fare da tempo in uno sparatutto. Ovviamente lo abbiamo fatto solo per compiacere l'Imperatore... del resto i Chaos Space Marine se la cercano con quelle corazze scure sempre lucide e quella tracotanza tipica di chi pensa di aver scoperto chissà quale verità e poi finisce per allearsi con dei rospi spara veleno. A della gentaglia del genere che vuoi dirgli? Meglio lasciare che a parlare sia una spada a catena, magari dopo aver argomentato con una boltgun.

In questo senso Warhammer 40.000: Boltgun è stato quasi vivificante nel suo andare dritto al punto. Dopo il già citato tutorial, che ci ha insegnato le semplici basi del gioco, ci ha subito gettato nell'azione più frenetica facendoci purificare un po' di eretici in un avamposto nemico dove abbiamo dovuto farci strada tra sentieri rocciosi e piattaforme costruite intorno a dei giganteschi cannoni. Quindi siamo penetrati in un tempio dove la puzza di blasfemie e quella dei demoni si mescolavano inesorabilmente. Siamo quindi scesi nelle profondità di questo perverso luogo, dove si stava tenendo un rito profano. Infine abbiamo attraversato una città in rovina dove i nemici dell'Impero avevano ucciso tutta la popolazione, lasciando solo macerie. In totale abbiamo avuto modo di impugnare tre armi (quattro se si considera la spada a catena), tutte a loro modo più che soddisfacenti: la Boltgun, un fucile a pompa e un cannone al plasma. Il risultato? Che non vediamo l'ora di giocare alla versione finale.

Lago di sangue

Il sangue scorre a fiumi
Il sangue scorre a fiumi

Warhammer 40.000: Boltgun ha delle dinamiche di gioco che guardano senza troppi misteri ai classici citati in apertura di articolo. Le mappe sono dei grossi labirinti pieni di oggetti da raccogliere, siano essi munizioni, medikit, piastre per l'armatura, armi supplementari, granate e quant'altro. Comunque sia sin da subito è chiaro che il focus del gioco non è tanto nell'esplorazione, pur favorita dalla presenza di molti segreti in ogni livello e dalla necessità di recuperare più risorse possibili per recuperare dagli scontri, quanto nello sparare. Intelligentemente gli sviluppatori hanno inserito nelle fasi iniziali una grande quantità di nemici molto deboli, che consentono di gustarsi da subito una bella pioggia di sangue. Eliminarli è quanto mai gustoso, visto che viene favorito l'approccio più frontale possibile. Colpo dopo colpo la mappa finisce per riempirsi letteralmente di sangue, con il giocatore che alterna attacchi dalla distanza ad altri all'arma bianca, con questi ultimi che sono non solo particolarmente cruenti, ma anche molto efficaci.

I nemici sono vari
I nemici sono vari

Sono basati su di un sistema che intelligentemente consente di bloccare i colpi sui bersagli premendo un tasto, così da mandarli sempre a segno, dando poi la possibilità di infierire con la pressione ripetuta del tasto di attacco, come se si impugnasse davvero una spada a catena e le azioni del giocatore riproducessero l'atto e la fatica di segare in due un nemico. Anche le armi a distanza sono davvero gustose e non è affatto male guardare i nemici esplodere in fontane di sangue pixelloso mentre li bersagliamo di proiettili.

Detto questo non aspettatevi che Warhammer 40.000: Boltgun sia un gioco facile, perché non lo è. Ossia: il primo livello della versione di prova è andato via liscio come l'olio (lo abbiamo giocato al terzo di quattro livelli di difficoltà) e sembra essere fatto appositamente per dare al giocatore una sensazione di onnipotenza, facendolo entrare nella psiche di uno Space Marine esaltato pronto a tutto per sradicare l'eresia, dando contemporaneamente sfogo alla sua sete di sangue. Nei due livelli successivi le cose si sono fatte via via più complicate e in alcune situazioni, in particolare in un paio di arene in cui abbiamo dovuto affrontare delle ondate molto nutrite di nemici, siamo stati costretti più volte a ripiegare per non soccombere, decidendo di volta in volta che arma usare in base ai nemici più vicini e alle munizioni disponibili.

Boomer shooter

Il logo del gioco
Il logo del gioco

A livello tecnologico Warhammer 40.000: Boltgun usa l'Unreal Engine per imitare i motori grafici del passato. Quindi il mondo di gioco è completamente in 3D, ma le texture sono in bassa risoluzione, i pixel sono ben visibili sullo schermo, i dettagli sono scarsi e i nemici sono degli sprite 2D orientati sempre verso il punto di vista del giocatore. In questo modo gli sviluppatori hanno potuto garantire un'azione molto veloce e fluida anche su sistemi non proprio performanti, oltre a compiacere il gusto di quelli che cercano proprio questo tipo di esperienza estetica. Del resto, se in gergo vengono detti boomer shooter un motivo ci sarà. I richiami ai classici del genere sono del resto molteplici anche nel resto della progettazione del gioco, come la presenza dei già citati segreti o la schermata di riepilogo alla fine di ogni livello che ci dice quanti nemici abbiamo ucciso, quanto tempo abbiamo impiegato per arrivare in fondo e ci fornisce altre statistiche sulla nostra partita. Anche i livelli stessi, nella loro natura fortemente astratta, richiamano il modo di concepirli proprio degli anni '90. Quindi tutto appare come funzionale alle sparatorie, con la parte narrativa che viene messa in secondo piano, affogata sotto al sangue versato in remissione dei peccati dell'universo. Vedremo se nella versione finale gli equilibri si sposteranno.

Di Warhammer 40.000: Boltgun abbiamo potuto provare solo tre livelli, ma ci sono decisamente piaciuti. Ironicamente un gioco che guarda al passato come questo ci è risultato più fresco di alcuni titoli moderni, che nel loro voler continuamente strafare finiscono per ammorbare e far perdere molto tempo al giocatore. Qui non sembrano esserci fronzoli o perdite di tempo: si spara dall'inizio alla fine, si attraversano i livelli correndo come pazzi (in senso figurato) e ci si lascia andare nel flusso di gioco, senza stare troppo a pensare alla grafica o ad altre questioni considerate secondarie, come dimostra la scelta stessa dello stile. Vedremo se la versione finale confermerà tante buone impressioni. Noi speriamo di sì, perché ci sono ancora tanti eretici da eliminare nell'universo.

CERTEZZE

  • Sembra davvero furioso
  • Sangue a fiumi
  • Pochi fronzoli

DUBBI

  • È probabile che alcuni lo digeriranno a fatica