Può una bella serata in un magnifico centro congressi di Londra impattare sul futuro di un movimento sportivo e su quello delle tante atlete che lo rappresentano? Non siamo così ingenui da ritenerlo realmente possibile, ma dobbiamo ammettere che ci piacerebbe fosse così, anche perché a nostra memoria qualcosa come il Women's Football Summit di qualche giorno fa non lo avevamo davvero mai visto.
Nel cuore della capitale inglese, questa settimana si è tenuto un grandissimo evento dedicato al calcio femminile, che ne ha celebrato lo sviluppo, la crescita, ma soprattutto l'affermazione. La particolarità, però, è che questo non è stato organizzato da qualche figura istituzionale governativa, ma da una compagnia privata come EA Sports, che ha dato fondo a un budget astronomico per allestire una gigantesca festa a cui hanno partecipato diverse personalità di punta del mondo del calcio femminile e non solo. L'azienda statunitense è attivissima nel campo della promozione di questa disciplina sportiva, e non è un caso che FIFA 23, l'ultimo calcistico pubblicato da Electronic Arts, includa sulla copertina accanto a Mbappè la stella del Chelsea femminile, Sam Kerr, presente anche lei a uno dei panel organizzati in occasione del Summit.
Siamo volati a Londra anche noi per partecipare alla serata organizzata da Electronic Arts, e in questo articolo proveremo a raccontarvi l'evento portandovi inoltre le testimonianze di due invitate d'eccezione, Elena "Hevnokat" Coriale e Andrea Ekblad di DAZN. Ecco, di seguito, tutto quello che è accaduto al primo Women's Football Summit della storia.
Un impegno che non si arresta
Dobbiamo ammetterlo, EA Sports è stata un precursore del calcio femminile, anticipando per certi versi la grande esplosione che il movimento ha vissuto negli ultimi due anni. È dall'edizione 2016 infatti che su FIFA sono presenti le squadre femminili, ben prima che le piattaforme televisive nostrane cominciassero a trasmettere in diretta le partite dei principali campionati femminili europei. Quest'anno la serie calcistica di Electronic Arts ha compiuto degli ulteriori passi in avanti in direzione di una più equa rappresentanza delle atlete all'interno del gioco, affiancando alle nazionali le squadre di club della Barclays Women's Super League inglese e della D1 Arkema francese.
Il Women's Football Summit della scorsa settimana s'inserisce quindi in un contesto di grande impegno da parte dell'azienda statunitense, che sembra volenterosa ad investire sempre più risorse nello sviluppo del calcio femminile, come testimoniato da un paio di annunci che hanno ulteriormente impreziosito la serata. Il primo certifica ancora una volta come EA Sports sia attentissima nell'aggiornare le competizioni dei suoi calcistici alle ultime tendenze, non facendo alcuna distinzione di genere: a partire dai primi mesi del prossimo anno, FIFA 23 comincerà ad includere la licenza ufficiale delle fasi finali della UEFA Women's Champions League, il più importante torneo internazionale di club a livello europeo. Ciò implica che accanto alle squadre attualmente presenti del campionato inglese e francese, verranno introdotte anche tutte quelle che arriveranno alla fase ad eliminazione diretta della competizione.
Il secondo non riguarda da vicino i videogiochi della compagnia, ma dimostra forse più efficacemente l'impegno che Electronic Arts vuole profondere nello sviluppo del movimento calcistico femminile. Come annunciato sul palco dell'evento da Andrea Hopelain, VP Brand di EA Sports, l'azienda istituirà un fondo di ben 11 milioni di dollari capace di convogliare investimenti diretti verso tutti gli interpreti del movimento, dalle leghe ai club, fino alle stesse giocatrici. Una promessa dal peso straordinario, specialmente se consideriamo che arriva da un privato.
Elena “Hevnokat” Coriale: com’è essere una giocatrice professionista di FIFA?
L'unica intervista programmata per noi nell'ambito del Women's Football Summit era quella ad Andrea Ekblad che leggerete nel prossimo paragrafo, ma quando abbiamo incontrato Elena Coriale sullo showfloor dell'evento abbiamo pensato di raccogliere anche la sua testimonianza, dato il particolare percorso che ha vissuto in prima persona. Per chi non la conoscesse, Elena, in arte "Hevnokat", è una giocatrice professionista di FIFA, vincitrice per due volte della lega eFemminile, caster della eSerie A Tim e ora creator ufficiale di EA Sports.
Innanzitutto parlaci un po' di te, il tuo è uno di quei percorsi che meritano di essere raccontati ed ecco, nello specifico eravamo curiosi di sapere come ti è scattato l'interruttore che ha segnato il tuo passaggio alle competizioni professionistiche. Può capitare di scoprirsi dotati a un particolare videogioco, ma come si passa dall'essere un semplice amatore ad un professionista?
Credo che alla base ci sia anche una componente di personalità, io sono sempre stata molto competitiva e partecipo a tornei da quando ho 14 anni, forse è proprio la mentalità che mi ha spinto verso questo percorso. Per come sono fatta io, ho capito che potevo e volevo fare di più, quindi non mi bastava più fare degli ottimi risultati in modalità come Rivals e Weekend League, e confrontandomi con altri professionisti e con i miei amici ho capito che ero in grado di fare questo salto, questo passaggio successivo per mettermi alla prova, e da lì capire quello che poteva essere il mio futuro.
Il calcio femminile si sta rapidamente diffondendo a una velocità che in pochi potevano immaginare, ma non possiamo dire lo stesso degli eSport femminili, che in Italia sono ancora più indietro rispetto ad altre parti del mondo a causa dell'arretratezza del nostro paese sul tema generale degli sport elettronici. Cosa serve secondo te al movimento eSportivo italiano, sia maschile che femminile, per crescere e lasciarsi indietro gli ostacoli che ne stanno rallentando lo sviluppo?
Quello che ripeto sempre è che sicuramente serve una maggiore unione proprio tra noi professionisti, quindi bisogna fare fronte comune per avvicinarci e farci valere dal punto di vista eSportivo, professionale e personale. Questo vale sia per quanto riguarda gli eSport del mondo maschile che femminile, poi è vero che in Italia siamo ancora un po' indietro rispetto a tanti altri paesi, ma stiamo lavorando duramente per raggiungere qualche progresso. Prendendo in considerazione la sola eSerie A, dall'ultima competizione abbiamo secondo me già alzato l'asticella, sia a livello di qualità che a livello di inclusione. Non solo i partecipanti non erano mai stai così bravi a livello di capacità personali, ma è stato inoltre alzato anche il montepremi, cosa che non è da sottovalutare perché gli investimenti sono importanti. Dobbiamo pensare che un professionista si allena, gioca tutti i giorni, per arrivare a raggiungere un suo obiettivo, quindi è anche giusto che alla fine venga ripagato per tutti questi sforzi.
Invece per quanto riguarda quella che doveva essere la promessa definitiva degli eSport, l'uguaglianza pad alla mano tra uomini e donne, c'è speranza secondo te nel futuro di vedere una eSerie A in cui i concorrenti competono senza alcuna distinzione di genere?
Dal mio personale punto di vista sì, sarebbe addirittura già possibile fare una eSerie A in cui sono coinvolte delle giocatrici donne, purtroppo esistono ancora degli attriti, delle barriere che ci impediscono di fare strada come meriteremmo. Abbiamo sempre qualcosa in più da dover dimostrare, dobbiamo costantemente sperare che dall'altra parte le persone riescano ad andare oltre quello che è il nostro aspetto. Quindi serve secondo me molta più inclusione da questo punto di vista, che però attenzione non è sinonimo di "ogni team deve avere una componente femminile", non dev'essere una quota rosa, dev'essere una cosa alla pari, meritocratica. Una ragazza, come un ragazzo, deve dimostrare il suo valore, portare avanti il suo percorso, e dimostrare di essere all'altezza di quelli che ad oggi partecipano alla eSerie A Tim, parliamo dei migliori giocatori in Italia e tra i migliori in Europa, quindi è un livello abbastanza alto da raggiungere.
A proposito di stereotipi e barriere, torniamo a te. Quando si parla di eSport e videogiochi in Italia la gente impazzisce, esattamente come quando si mettono insieme donne e pallone. Gli eSport calcistici femminili rischiano quindi di attirare i peggiori pregiudizi del pubblico, tu quali ostacoli hai dovuto affrontare per arrivare dove sei adesso?
Io, nello specifico, penso di averli vissuti tutti, qualsiasi cosa ti possa venire in mente a me è capitata, per noi è difficile perché come dicevo prima oltre a dover dimostrare la nostra bravura e di essere allo stesso livello dei giocatori maschi, ci sono tanti altri pregiudizi. Tante persone vedono in noi solo la classica "gamer girl" che non ha alcuna capacità necessaria per arrivare a un determinato livello. A me, ad esempio, è capitato che mi dissero che non ero io a giocare. Ho cominciato a competere da quando avevo 13/14 anni ad altri giochi, e questa è una cosa che è sempre successa, c'è sempre il fattore del dubbio, o non sei tu a giocare, o sei arrivata a un determinato traguardo grazie alle conoscenze o grazie a qualsiasi altro espediente. Per me non è stato facile superare tutto questo e mettermi in mostra davanti a tutti, però diciamo che l'ho fatto per un bene comune, perché penso che ad oggi servano figure come la mia per dimostrare che ci siamo anche noi e che anche noi possiamo fare qualcosa in più.
Secondo te, proprio a questo proposito, ma anche guardando un pochino più in là a livello di inclusione, è importante quello che ha fatto FIFA con le giocatrici e i campionati femminili? Potrà avere un impatto reale, su queste tematiche?
Sì, ha senza dubbio un impatto reale, è necessario organizzare e promuovere eventi e iniziative come queste per fare in modo di sensibilizzare il pubblico, i giocatori, le persone che guardano e vivono il calcio. Dobbiamo capire che ci sono delle componenti femminili che seguono il calcio, che giocano a FIFA, e che arrivano per giunta a competere. Eventi come il Women's Football Summit servono proprio a questo.
Credi che la tua storia, il tuo percorso, possa spingere altre ragazze a seguire il tuo esempio?
Assolutamente, io nonostante le mie paure e le mie insicurezze cerco sempre di fare quel passaggio in più, sentirsi portavoce, che per me è assolutamente un onore, è importantissimo. Ai miei tempi avrei voluto veramente ci fosse una figura che combattesse per quelli che sono anche i miei diritti, che ci rappresentasse, e quindi anche se ci sono dei momenti no e tanti alti e bassi, cerco ovviamente di sforzarmi e di far capire a tante ragazze che non siamo più sole. Ormai iniziamo ad avere una voce abbastanza importante, e ogni piccolo passo per noi, per il movimento femminile, è in realtà un grandissimo passo.
Andrea Ekblad: lo stato del movimento calcistico femminile
Tra le stanze dell'Outernet di Londra, il centro congressi a tre piani in cui si è svolto l'evento, abbiamo avuto inoltre l'opportunità di intervistare Andrea Ekblad, figura di spicco di DAZN che si occupa dell'acquisizione dei diritti di trasmissione del calcio femminile. Andrea non è molto vicina al mondo dei videogiochi (anzi, per sua stessa ammissione non ne ha mai toccato uno), ma è invece quotidianamente a contatto col mondo del pallone femminile, quindi abbiamo colto l'occasione per parlare un po' dello stato del movimento e delle sue prospettive di crescita.
Siamo curiosi della tua opinione a riguardo, pensi che piattaforme televisive come DAZN si siano interessate ad acquisire i diritti di trasmissione dei campionati di calcio femminile per la popolarità in crescita di questo sport, o credi che sia piuttosto il contrario, che il calcio femminile stia esplodendo proprio perché finalmente le emittenti hanno cominciato a inserire le partite all'interno dei loro palinsesti?
Insomma, seguire o guidare il fenomeno, no? Non saprei, però devo dire che DAZN ha investito nel calcio femminile quando non molte altre organizzazioni erano pronte a farlo, abbiamo intravisto una grande opportunità di crescita e come piattaforma di trasmissione avevamo inoltre la chance di esserne gli artefici. Con i giusti investimenti, con la giusta promozione, portando i fan più vicini alla competizione e ai club, abbiamo osservato i numeri lievitare, e ci ha dato maggiore fiducia nel continuare a investire nel movimento.
Durante i panel si è parlato del fatto che FIFA ha un pubblico molto giovane e che l'introduzione del calcio femminile all'interno del gioco potrebbe portare le nuove generazioni ad accoglierlo in modo più positivo, quale credi che sarà il ruolo che questo nuovo standard interpreterà, nell'accettazione dell'importanza del calcio femminile da parte soprattutto del pubblico maschile più giovane?
Credo che prima di tutto le nuove generazioni siano molto diverse, è curioso che i giovani non vedano questa reale contrapposizione tra il calcio maschile e quello femminile, perché crescono abituandosi all'esistenza di un movimento femminile ormai ben avviato. Io stessa ho una figlia, e sta crescendo in un mondo nel quale il calcio femminile è trasmesso quotidianamente alla tv, lo guardiamo assieme, ha visto uno stadio di Wembley con 90 mila persone durante la finale degli europei femminili, va al supermercato e vede sulle confezioni dei prodotti le pubblicità delle giocatrici, e adesso anche sulla copertina di un FIFA, quindi non si pongono le stesse domande delle generazioni più anziane.
Sul tema del ruolo che i videogiochi hanno da interpretare nella crescita del movimento beh, può fornire nuovi modi per avvincersi al calcio femminile. C'è una sorta di effetto a catena dell'"engagement" dei fan: si diventa tifosi di una squadra, si seguono le proprie beniamine sui social, si acquistano i biglietti per lo stadio, tutte cose che permettono di legarsi a una realtà sportiva. Alla fine di tutto il percorso, ora c'è anche la possibilità di giocare nei loro panni su FIFA 23. Su un piano squisitamente sociale, invece, è importante perché ci dà l'idea di essere tutti uguali, e questo dovrebbe essere lo scopo della nostra società, dare a tutti lo stesso tipo di opportunità, anche all'interno di un semplice videogioco.
Se in alcuni paesi come Stati Uniti e Inghilterra il calcio femminile è ormai una realtà affermata, in altri paesi europei come l'Italia sono ancora tantissimi i progressi che devono essere raggiunti per una più equa rappresentanza femminile nel mondo del calcio. Cosa serve secondo te al movimento italiano per esplodere?
Purtroppo ci sono tantissimi elementi che devono incastrarsi per garantire la crescita del calcio femminile italiano, ma ad esempio uno di questi è la competitività delle squadre e sono convinta che l'Italia si trovi in un ottimo momento. La Juventus si è qualificata per la Champions League femminile la scorsa stagione, ha giocato molto bene, e ora questa stagione e affiancata da un'altra formazione che ha conquistato la qualificazione, la Roma. Inoltre, l'Italia è stata molto competitiva al mondiale, sebbene all'europeo abbia fatto un po' di fatica. I risultati sono uno dei fattori chiave per lo sviluppo di un movimento, ma me ne vengono in mente altri, come la centralizzazione dei diritti di trasmissione. La cosa eccitante, a livello europeo, è che sempre più paesi stanno conseguendo il passaggio al professionismo del calcio femminile, come recentemente successo in Italia e Spagna, quindi sono convinta che il futuro sia senz'alcun dubbio molto radioso.
Quale pensi sarà la prossima, grande conquista del calcio femminile? Ne abbiamo ammirato l'esplosione negli ultimi anni, ora si fa largo all'interno dei videogiochi, come si innesca ora il prossimo step evolutivo per il movimento?
Non sarà difficile, assistere a una progressiva crescita di questo sport. Abbiamo la ricetta per il successo, in termini di aumento del pubblico spettatore sulla piattaforma. Abbiamo inoltre capito come riempire Wembley, come riempire gli stadi durante le partite dell'attuale campionato, credo che dobbiamo solamente spingere ancora di più e rendere tutto ciò una realtà di ogni weekend. Le squadre potrebbero capitalizzare un introito costante dai biglietti, se giocassero nei grandi stadi ogni fine settimana, piuttosto che solo un paio di volte a stagione. Per passare al livello successivo ci dev'essere questa continuità a grandi livelli. Ma non ho dubbi, non c'è un tornare indietro, il movimento non farà altro che andare avanti. Non ci dobbiamo chiedere se il calcio femminile riuscirà mai a raggiungere la portata di quello maschile. Solamente quando.