Il 16 gennaio 2007 si spalancava sulle Outland il famigerato Dark Portal: "You are not prepared", esclamava Illidan Stormrage nell'introduzione in computer grafica quando ancora la traduzione italiana di World of Warcraft era un lontano miraggio, e per tutti i giocatori iniziava ufficialmente The Burning Crusade, prima espansione del MMORPG targato Blizzard. Oggi, a distanza di quattordici anni, il Dark Portal si riapre in World of Warcraft Classic, la controversa operazione nostalgia avviata dalla società californiana per venire incontro ai giocatori che si sono persi quel momento storico, e per far rivivere a quelli che c'erano i momenti e le emozioni di una volta.
Sulla questione ci siamo espressi più volte, per esempio quando provammo con mano per la prima volta il Classic: è una faccenda complessa ed enormemente soggettiva che affonda le radici nel vissuto di ciascuno di noi e nel rapporto che, negli anni, si è instaurato con World of Warcraft e le sue dinamiche sociali e di gioco. Non tutti rivivranno quelle emozioni, e chi non c'è stato nel 2007 percepirà ogni momento in modo completamente diverso, ma Burning Crusade Classic - il direttore di produzione Patrick Dawson ci ha personalmente spiegato che l'articolo è stato rimosso dal titolo per esigenze grafiche - rappresenta il modo migliore per comprendere meglio l'evoluzione del MMORPG Blizzard, e del genere tutto. Ecco cosa c'è da sapere su questa prima espansione di World of Warcraft Classic.
Come giocare Burning Crusade Classic
Per collegarsi ai server di Burning Crusade Classic basta avere aperto un account Battle.net e avere una sottoscrizione attiva a World of Warcraft moderno, e quindi accesso ai server di World of Warcraft Classic: l'espansione è dunque gratuita, ma Blizzard offre un paio di pacchetti extra a pagamento che potrebbero interessare alcuni giocatori.
Il Dark Portal Pass costa 39.99 Euro e permette di potenziare un personaggio su un reame di Burning Crusade Classic al livello 58. Il personaggio potenziato riceverà una cavalcatura specifica per la sua razza, l'abilità Apprentice Riding, la competenza nelle armi, alcuni percorsi aerei sbloccati, un set d'equipaggiamento, delle borse e dell'oro per cominciare la sua avventura.
La Deluxe Edition costa invece 64.99 Euro e include tutti gli oggetti del Dark Portal Pass, la cavalcatura Reawakened Phase-Hunter utilizzabile solo in Burning Crusade Classic, la cavalcatura Cacciatore Fasico Verdastro utilizzabile solo nel World of Warcraft moderno, una Dark Portal Hearthstone utilizzabile solo in Burning Crusade Classic, il giocattolo Path of Illidan per Burning Crusade Classic e 30 giorni di tempo di gioco.
Blizzard ha infatti optato per una soluzione interessante, aggiungendo i nuovi tipi di reame a World of Warcraft Classic. I giocatori che hanno già creato dei personaggi sui server di Classic dovranno infatti decidere se proseguire sui nuovi reami Progression, e quindi affrontare i contenuti dell'espansione, o trasferirsi gratuitamente sui reami Era, dove resteranno definitivamente vincolati alla vecchia Azeroth e al suo ultimo aggiornamento, Shadow of the Necropolis, senza poter accedere alle Outland. In alternativa, è possibile "clonare" un personaggio per giocarlo separatamente sui due reami acquistando l'apposito servizio nel negozio di Battle.net.
Che cos'è Burning Crusade
Uscita nel 2007, The Burning Crusade è stata la prima espansione di World of Warcraft, che Blizzard aveva lanciato sul finire del 2004 negli Stati Uniti e pochi mesi dopo in Europa. L'add-on aggiungeva al gioco una corposa quantità di contenuti cui i giocatori potevano accedere una volta raggiunto il livello 58, dato che il precedente livello massimo 60 veniva così alzato a 70. La storia di World of Warcraft proseguiva dopo la sconfitta di Kel'thuzad a Naxxramas col ritorno della Legione Infuocata, respinta per la prima volta in Warcraft III: Reign of Chaos. Proveniente da un altro mondo e intenzionata a invadere Azeroth, la Legione costringe l'Alleanza e l'Orda, alle quali si sono unite rispettivamente le razze dei Draenei e quella degli Elfi del Sangue, a varcare il Portale Oscuro per raggiungere Outland e combattere la minaccia direttamente all'origine.
All'epoca The Burning Crusade riscosse un successo senza precedenti. Blizzard piazzò quasi 2 milioni e mezzo di copie nel giro delle prime ventiquattro ore e altri 3 milioni e mezzo da lì a fine mese. Per i giocatori del 2007, che non potevano certo immaginare fosse solo la prima di otto espansioni, fu quasi un salto generazionale. The Burning Crusade era una vera e propria evoluzione sotto tantissimi aspetti, e la sua uscita andava a cambiare dinamiche collaudate da almeno due anni, trasformando completamente il panorama contenutistico ma anche sociale di World of Warcraft.
L'espansione ricevette quattro aggiornamenti importanti prima di concludere il suo ciclo vitale nel novembre del 2008 con l'uscita di una seconda espansione, Wrath of the Lich King. Abbiamo chiesto a Patrick Dawson e al capo produttore Holly Longdale se possiamo aspettarci lo stesso trattamento anche per la successiva espansione. Longdale, ridendo per la domanda scontatissima, ha affermato che per adesso il team si sta concentrando a tempo pieno sulla ricostruzione di questa esperienza, ma se World of Warcraft Classic continuerà ad avere il successo sperato, non è escluso che l'operazione proseguirà anche nell'espansione successiva.
Le novità più importanti
Le novità sono davvero moltissime per elencarle tutte, perciò ci soffermeremo su quelle davvero rilevanti. The Burning Crusade è stata la prima espansione di World of Warcraft a implementare le zone di partenza tematiche: i giocatori Draenei cominciavano da Azuremyst Isle, mentre gli Elfi del Sangue iniziavano l'avventura a Eversong Woods. Blizzard aveva scritto le due introduzioni in modo che le missioni conducessero i giocatori alle fazioni di appartenenza seguendo una narrativa coinvolgente: in seguito, sarebbe diventato praticamente uno standard per razze o classi aggiuntive. Insieme alle due razze, Blizzard implementava anche una nuova professione (gioielleria) e nuovi livelli da raggiungere nelle professioni esistenti.
Il leveling in Outland non seguiva un ordine del tutto lineare: superata la prima mappa di Hellfire Peninsula, le fasce dei livelli tendevano ad amalgamarsi o sovrapporsi, così il giocatore poteva proseguire lungo una determinata storyline oppure deviare verso un'altra che lo conduceva a una nuova mappa. In totale, le regioni erano sette: Hellfire Peninsula, Zangarmarsh, Nagrand, Blade's Edge Mountains, Netherstorm, Terokkar Forest e Shadowmoon Valley. Una volta raggiunta la città santuario di Shattrath, il giocatore era chiamato a scegliere tra le due fazioni che la occupavano, Aldor e Scryer, e che garantivano servizi e opportunità esclusive.
Sul fronte del PvE, The Burning Crusade proponeva un design più sofisticato per alcune missioni, che talvolta implicavano l'impiego di veicoli e interfacce speciali, e metteva alla prova i giocatori in numerosi dungeon e raid. Mentre i dungeon continuavano a essere pensati per cinque giocatori, a difficoltà Normale ed Eroica, i raid cambiavano forma: Blizzard aveva infatti ridotto il numero di partecipanti da 40 a 25 per raid, eccezion fatta per Karazhan, una sorta di mini-raid pensato per 10 giocatori. La nuova formula fu molto gradita soprattutto dai raid leader e gettò le basi per le formazioni dinamiche che sarebbero arrivate anni dopo: Blizzard si rese infatti conto che un numero ridotto di giocatori rendeva l'esperienza più gratificante e il bilanciamento molto più semplice.
Per quanto riguarda il PvP, oltre a un buon numero di obiettivi che i giocatori potevano contendersi nelle mappe, The Burning Crusade introdusse un nuovo campo di battaglia, Eye of the Storm, ma soprattutto l'Arena a squadre: questa novità sarebbe diventata in seguito una sorta di eSport che Blizzard avrebbe cercato di sponsorizzare, trasmettendo veri e propri tornei mozzafiato. Seppur in una forma prototipale che avrebbe visto molti cambiamenti, l'Arena rappresentò una delle più importanti novità introdotte dall'espansione. Ricordando i problemi di bilanciamento nelle squadre da due, tre e cinque giocatori, abbiamo chiesto a Dawson e Longdale se Blizzard ha apportato qualche modifica o ritocco nella versione Classic: i due sviluppatori hanno dichiarato di essere consapevoli di come la community avesse sfruttato le sinergie migliori all'epoca delle prime stagioni dell'Arena, ma sono convinti che nel corso degli anni i giocatori hanno assimilato tecniche e strategie più efficaci per opporre resistenza nonostante gli apparenti svantaggi.
The Burning Crusade, infine, introduceva nel MMORPG Blizzard un elemento che avrebbe cambiato profondamente la natura stessa del gameplay: il volo. Consentito al massimo livello solo nelle nuove zone, e solo dopo aver acquistato una cavalcatura adatta e la costosissima licenza, il volo metteva in risalto l'abilità dei designer Blizzard e la potenza di un titolo che acquistava letteralmente una nuova dimensione. Il volo garantiva l'accesso a nuove zone, diventava uno strumento aggiuntivo per il PvP mondiale e facilitava la vita a chiunque si volesse muovere da una mappa all'altra senza ricorrere ai comuni percorsi di volo. Il gameplay diventava così molto più coinvolgente e immediato, e da allora il volo, poi implementato retroattivamente anche nel vecchio mondo di gioco, è stato una parte integrante dell'esperienza in ogni espansione.
Perché è stata un'espansione memorabile?
The Burning Crusade ha rappresentato per molti giocatori il primo, vero salto di qualità di World of Warcraft, che se fino al 2007 era un gioco straordinario, una volta varcato il Dark Portal diventava semplicemente qualcosa di più. Il merito era delle atmosfere incredibili che gli artisti di Blizzard erano riusciti a rievocare fin dal momento del passaggio: si attraversava il Portale Oscuro nel cratere delle Blasted Lands per ritrovarsi in un mondo arido e infernale, sovrastato da un cielo alieno, in cui schiere di demoni combattevano all'infinito davanti all'ingresso per la dimensione di Azeroth. Le prime battute suggerivano subito quanto fosse alta la posta in gioco: World of Warcraft non brilava per uno storytelling curato e didascalico, ma già all'epoca di The Burning Crusade poteva contare sul potere della suggestione che nella prima espansione raggiungeva vette indimenticabili. Il solo filmato introduttivo, in cui Illidan Stormrage spicca il volo sulle note di una colonna sonora orchestrale epica, e pronuncia le parole "Your are not prepared!", è stato uno dei momenti più alti nella storia di Blizzard.
In questo senso, The Burning Crusade è passata alla storia anche per alcuni tra i boss encounter più iconici nella storia di World of Warcraft. Il lunghissimo combattimento contro Kael'thas Sunstrider e la sua posse a Tempest Keep, Illidan in persona sul tetto del Black Temple o Lady Vashj con la meccanica della staffetta nelle profondità di Coilfang Reservoir sono solo alcuni esempi. Molti giocatori considerano l'endgame di The Burning Crusade generalmente più impegnativo rispetto al World of Warcraft moderno, nonostante oggi sia possibile scegliere tra diversi livelli di difficoltà.
Consapevole che i giocatori non potevano sempre riunirsi in gruppi da venti e più, Blizzard progettò persino un raid di dimensioni ridotte, pensato per le piccole gilde o community: Karazhan fu il primo "mega dungeon", un termine coniato soltanto negli ultimi anni, ma nonostante fosse un raid minore, in termini di progressione e itemization, dimostrava tutta la cura che lo sviluppatore riversava nella progettazione di scenari, ambienti e situazioni.
The Burning Crusade è stata un'espansione fondamentale, nel bene e nel male. Oggi si ricorda con una certa nostalgia, tendendo a ignorare i tempi morti, il farming stancante di risorse e materiali, le stressanti sessioni di leveling nei server PvP presidiati dai giocatori che potevano volare e che si accanivano senza pietà sui nuovi arrivati. Tutti aspetti che Blizzard avrebbe potuto sistemare nella conversione a Burning Crusade Classic, ma che invece ha voluto preservare. Chiacchierando con Holly Longdale, abbiamo compreso meglio il punto di vista dello sviluppatore, che ci teneva a preservare non solo ciò che c'era di bello ma anche quello che funzionava meno nell'espansione, al fine di restituire un'esperienza quasi completamente autentica. Quasi, perché qualcosa si è dovuto ritoccare, quantomeno per ricostruire il codice andato perduto nel passaggio da una versione all'altra del client, e per aggiornare la qualità dell'infrastruttura. I nuovi giocatori non laggheranno come facemmo noi al lancio nel 2007, perdendosi quella parte di magia che nel 2021 sarebbe stata effettivamente fuori luogo.
L'autenticità di questa operazione riguarderà anche l'evoluzione del gioco in sé, che dovrebbe rispecchiare quella originale. Dawson ci ha confermato che Blizzard seguirà tendenzialmente la stessa road map, pubblicando periodicamente gli aggiornamenti che cambieranno l'espansione e che introdurranno nuovi raid e contenuti. Anche i famigerati "attunement", le missioni che servivano a sbloccare l'ingresso ai primi raid, saranno della partita fin dall'inizio, ma Dawson ha ammesso che potrebbero essere rimossi in corso d'opera proprio come successe a cavallo tra il 2007 e il 2008 in risposta al feedback della community.
Allo stesso tempo, non abbiamo potuto fare a meno di chiedere ai due sviluppatori se l'esperimento Classic potrebbe prendere pieghe inaspettate ora che si è passati a reami Progression, reami Era e addirittura clonazioni a pagamento dei personaggi. Abbiamo domandato se Blizzard ha preso in considerazione l'idea di implementare dei reami... fantasiosi, per così dire, in cui sia possibile affrontare Burning Crusade Classic con le classi, le razze e le dinamiche di gioco che sarebbero arrivate in World of Warcraft molto tempo dopo. Longdale, ridacchiando, ha affermato che sarebbe assurdo vedere un Cacciatore di demoni che combatte contro Illidan, e quindi per ora è esclusa una deviazione di questo tipo, ma ha anche ammesso che ci hanno pensato e che quando sarà il momento sonderanno la community per comprendere le sue esigenze.
Per ora, insomma, Burning Crusade Classic punta a riprodurre il più fedelmente possibile un'esperienza che risale a oltre dieci anni fa e che molti giocatori forse non ricordano bene oppure non hanno conosciuto affatto. È un'operazione che si rivolge ancora ai nostalgici, e ai fan che si sono avvicinati a World of Warcraft più tardi e che vogliono capire meglio, seppur retroattivamente, la portata delle trasformazioni che hanno condotto il MMORPG Blizzard a raggiungere picchi di vendite e di affluenza incredibili proprio in quegli anni, numeri che nessun altro concorrente ha mai sfiorato e che neppure la compagnia di Irvine è riuscita più a bissare.