Non troverete una data di uscita in questa anteprima di World of Warcraft: Dragonflight. Ormai dovreste conoscere Blizzard: il gioco sarà pronto quando sarà pronto e, sebbene le sue ultime produzioni non abbiano rispettato al 100% questa filosofia, è pur vero che tutte le magagne che la compagnia di Irvine ha affrontato negli ultimi mesi potrebbero aver dato il via a un nuovo corso. Che è il vecchio corso. I lavori su World of Warcraft, negli ultimi anni, hanno sollevato molte polemiche, e questo lo sappiamo noi come lo sanno in Blizzard. È impossibile accontentare tutti i fan: ciascuno di loro vorrebbe qualcosa di diverso in un MMO che molti continuano a dare per spacciato, ma che persiste nella sua corsa e si avvicina sempre di più al suo ventesimo anniversario.
La vera domanda, però, è molto più scontata: può Dragonflight rinnovare l'interesse calante nei confronti di World of Warcraft? A giudicare da quello che ci è stato mostrato e raccontato, la strategia di Blizzard sembrerebbe guardare al futuro investendo nel passato. Ecco perché, dopo essere sconfinati nell'aldilà con l'espansione Shadowlands, ora si torna su Azeroth per esplorare nientepopodimeno che le attesissime Isole dei Draghi.
Le Isole dei Draghi
Forse sono in pochissimi a sapere che le Isole dei Draghi non sono un'invenzione recente: i testi di World of Warcraft le hanno già menzionate in passato, chiamandole col loro nome a partire da Battle for Azeroth e lo scenario avrebbe dovuto accogliere una delle ultime incursioni addirittura prima che uscisse The Burning Crusade. In quell'occasione avremmo dovuto affrontare gli Dèi Antichi, ma Blizzard cambiò idea all'ultimo momento, scartò tutto e non se ne fece più nulla per anni.
La cinematica introduttiva della nuova espansione ci racconta la ricomparsa di questo arcipelago, occultato per diecimila anni da un incantesimo che si è spezzato ora che Azeroth ha cominciato finalmente a guarire dopo tutti i casini successi da Cataclysm in poi: questo ha rivitalizzato le Isole dei Draghi e, con esse, anche le minacce che si annidano nell'arcipelago. Per questo motivo il Titano a guardia delle Isole si è svegliato e con un ultimo, disperato sforzo ha richiamato i draghi alla loro terra ancestrale.
Dragonflight rappresenta dunque un momento di rigenerazione, sia per i draghi, sia per il gioco. Il director Ian Hazzikostas, che abbiamo avuto il piacere d'intervistare dopo il reveal, ne ha parlato come fosse una metafora. "Non c'era momento migliore per riportare in scena i draghi", ci ha detto, e non nascondiamo che Dragonflight ci sembri una specie di riscatto per il team di sviluppo, dopo le continue polemiche che hanno funestato il ciclo vitale di Shadowlands e tutti gli altri problemi che hanno affrontato negli uffici di Irvine tra COVID-19 e denunce per molestie.
Forse è per questo che la nuova espansione si svicolerà dalle storie cosmiche, per rientrare nei ranghi più intimi della mitologia che ha affascinato milioni di giocatori per tanti anni. L'espansione affonderà gli artigli - è proprio il caso di dirlo - nei retroscena degli Stormi, esplorerà le origini dei draghi e la natura dei loro eterni nemici. Per questa ragione, gli scrittori metteranno da parte alcuni personaggi iconici e si soffermeranno su altri come Tyrande e Khadgar, che sembra avranno un ruolo predominante, ma anche e soprattutto su Irathion, recuperando una sottotrama lasciata in sospeso anni fa.
Non sappiamo ancora se ci sarà un antagonista principale come lo sono stati Garrosh o il più recente Carceriere, né tanto meno se ce ne sarà veramente uno, e su questo Hazzikostas non si è sbottonato, pur lasciando intendere che ne avremo avvisaglia già alla prima incursione, ambientata nell'antica prigione delle Incarnazioni Primordiali. Ha anticipato, però, che i nostri primi passi nelle Isole dei Draghi ci vedranno affrontare alcune specie primordiali hanno prosperato per migliaia di anni in una specie di bolla: tra queste spiccheranno i Jorudin, una razza di giganti elementali che ha invaso la prima regione dell'espansione, le Sponde del Risveglio, e che i Draghi rossi stanno cercando di placare. Nella zona successiva, le immense Pianure di Ohn'ahran, ce la vedremo coi Centauri, e scopriremo com'era questa specie prima che approdasse a Kalimdor: Hazzikostas ha rivelato che in questa mappa l'engine spingerà l'orizzonte visivo come mai prima d'ora, sfruttandone l'estensione a scopo cinematico.
Secondo Hazzikostas, la mappa di Dragonflight potrebbe essere la più voluminosa che Blizzard abbia mai disegnato per un'espansione di World of Warcraft. Il team ha lavorato molto anche sulla verticalità: la terza zona, chiamata Vastità blu, si ispira ai Colli Bradi di Wrath of the Lich King, ma si sviluppa anche in altezza mentre passa dai boschi ai ghiacciai in cui vivono Gnoll e Tuskarr. I secondi li abbiamo già incontrati sulle sponde di Nordania, ma in Dragonflight impareremo di più sulla loro società, qui costituita anche da femmine e bambini. Nella Vastità Blu seguiremo le peripezie di Kalecgos, impegnato a scoprire i segreti custoditi negli archivi di Sindragosa.
L'ultima zona in cui aumenteremo di livello sarà Thaldraszus. Questa mappa, ricca di rovine e strutture antiche, coinvolgerà direttamente i Draghi di bronzo, quindi possiamo aspettarci escamotage legati al controllo del tempo. È qui che sorge Valdraken, la capitale delle Isole dei Draghi che diventerà il nuovo hub per i giocatori come lo è attualmente Oribos nelle Terretetre.
La nuova classe: l'Evocatore
L'Isola Proibita è un'altra zona dell'espansione in cui comincerà l'avventura per la nuova razza: il Dracthyr. Hazzikostas ci ha rivelato che i giocatori che preacquisteranno Dragonflight potranno creare un Dracthyr e cominciare l'avventura nei suoi panni qualche settimana prima che esca l'espansione, quando arriverà l'aggiornamento finale del client. Il Dracthyr - una volta creato e personalizzato con una pletora di opzioni - parte da livello 58 perché non è solo una nuova razza: è legato a doppio filo con la classe che introduce questa espansione, e che per il momento sarà accessibile solo ai Dracthyr, l'Evocatore.
Generati dagli esperimenti di Neltharion molto prima che diventasse Alamorte, i Dracthyr sono ibridi che uniscono ai poteri draconici degli Aspetti la resilienza e la versatilità delle specie mortali. Nella pratica, sono come i Worgen: possiedono un aspetto umano dai lineamenti draconiani ma possono trasformarsi in un drago antropomorfo grazie a un'abilità razziale chiamata Retaggio draconico.
Il Dracthyr combatte solo in forma draconica - proprio come il Worgen - e come Evocatore ha accesso a due specializzazioni: la prima, Devastazione, consente d'infliggere danni a medio raggio attingendo ai poteri dei draghi blu e rossi; la seconda, Conservazione, permette di guarire i compagni coi poteri dei draghi verdi e bronzei. La caratteristica più interessante di questa classe, però, riguarda la sua capacità di caricare gli incantesimi tenendo premuto il tasto corrispondente: ritardando il lancio, si ottengono risultati più efficaci. Abbiamo visto pochissimo dell'Evocatore Dracthyr, ma è chiaro che Blizzard si stia muovendo in una direzione che richiama la stessa deriva action intrapresa dai MMO moderni.
Hazzikostas ha spiegato che l'Evocatore può diventare una classe ancora più dinamica rispetto al Cacciatore di demoni, specialmente perché il Dracthyr possiede abilità razziali uniche che gli consentono di svolazzare durante i combattimenti, soffiare fuoco o respingere i nemici battendo le ali.
Difficile prevedere in che modo questa classe influenzerà il cosiddetto meta. Per il momento sappiamo solo che, una volta completato il prologo nell'Isola Proibita, saremo chiamati a scegliere da che parte stare. Proprio come i Pandaren, potremo unirci a Orda o Alleanza: sebbene sia imminente l'implementazione delle istanze multi-fazione, Blizzard non intende rinunciare a una delle caratteristiche più iconiche del suo MMO. Anzi, Hazzikostas ha sottolineato che la trama di Dragonflight terrà conto di quanto accaduto alla fine di Shadowlands, delle alleanze che sono state strette tra le due fazioni, ma anche del fatto che non tutti vedono di buon occhio questa nuova dinamica sociale.
Nel gioco, questo approccio si rifletterà nella possibilità, almeno in principio, di fare gruppo con la fazione opposta solo nelle istanze, ma il game director ha ammesso che gli sviluppatori valuteranno i feedback dei giocatori per prendere in considerazione opzioni più drastiche come le gilde multi-fazione, anche se bisognerà aspettare un po' di tempo.
Il volo draconico e altre novità
Una delle novità più inaspettate che Blizzard ci ha svelato durante l'espansione riguarda il cosiddetto Volo Draconico, una revisione del volo tradizionale che sfrutta una nuova cavalcatura personalizzabile. Sembra che sbloccheremo un draco in ogni mappa e che potremo personalizzarlo scegliendo tra una miriade di alternative - tra colori, zanne, scaglie, corna, musi e selle varie, Blizzard ha parlato di oltre un milione di combinazioni - per poi salirci in groppa e solcare i cieli in un modo tutto nuovo che sfrutta la fisica per offrire opportunità di slanci, picchiate e avvitamenti. Praticamente un Pocopoc 2.0 allargato da mascotte a cavalcatura, questo sistema rappresenta un vero gioco nel gioco, dato che sarà accompagnato a un sistema di progressione tutto suo. Esplorando le Isole dei Draghi e superando sfide e missioni, aumenterà anche la nostra competenza da Cavalcadraghi che ci permetterà di restare in sella anche se i nemici cercheranno di disarcionarci e di imparare nuovi trick per volare più agilmente in giro per la mappa.
Abbiamo chiesto ad Hazzikostas se voleremo allo stesso modo anche nel resto del gioco: il director ha ammesso che è qualcosa che il team sta valutando, tuttavia ci sono dei problemi tecnici da risolvere, e poi preferiscono che per qualche tempo questa nuova dinamica resti appannaggio di Dragonflight e le sue nuove mappe.
Non è ancora chiara l'utilità pratica del Volo Draconico in termini di gameplay. Sicuramente servirà a spostarsi più rapidamente per le nuove mappe, senza ricorrere ai trasporti automatizzati, ma quando il team ha parlato della possibilità di "sorprendere i nemici calando in picchiata su di loro" è sembrato quasi che sottintendesse un vantaggio in combattimento. In ogni caso, Blizzard sta ancora lavorando duramente a questa caratteristica dell'espansione. Hazzikostas ci ha rivelato che l'attuale build prevede un indicatore della resistenza che si scarica compiendo acrobazie o restando troppo in volo e che, una volta raggiunto il massimo livello di competenza Cavalcadraghi, si sbloccheranno sfide per tutte le Isole dei Draghi che ci ricompenseranno con Imprese, bardature e molto altro.
Ci sono molti aspetti di Dragonflight, infatti, che Blizzard sta ancora definendo. Lo storico dello sviluppatore californiano ci insegna a prendere con le pinze alcune promesse che potrebbero non arrivare all'uscita - qualcuno rammenta il Path of Titans? - ma in questa circostanza Hazzikostas ci è sembrato assolutamente determinato a spuntare ogni voce nell'elenco. Quella che ci sembra più facile da mantenere riguarda la nuova interfaccia HUD, che attraverserà un importante ammodernamento. In realtà, l'interfaccia di World of Warcraft è sempre stata altamente personalizzabile, ma più che altro attraverso i molteplici addon che i giocatori hanno sviluppato negli anni. La nuova interfaccia predefinita non sarà solo più malleabile, ma anche più pulita e stilizzata, pur mantenendo alcune caratteristiche visive iconiche. Quel poco che abbiamo visto ci ha convinto che Blizzard potrebbe essere sulla strada giusta: è immediatamente riconoscibile e allo stesso tempo più moderna e piacevole alla vista.
I punti deboli
Ci hanno convinto meno, invece, le potenziali revisioni delle professioni di artigianato e dei talenti. Andiamo con ordine. L'artigianato è sempre stato uno dei punti deboli di World of Warcraft per tutta una serie di problemi diversi legati non solo all'utilità delle professioni nel contesto della progressione, ma anche per la loro funzionalità: se un tempo poteva essere accettabile premere un tasto e aspettare pochi secondi per ritrovarsi un nuovo oggetto nell'inventario, oggi l'intero sistema - che comprende non solo le professioni di artigianato ma anche quelle di raccolta - appare vetusto a dir poco. Nelle intenzioni di Blizzard ci sarebbe quindi la volontà di svecchiare il sistema con un occhio di riguardo alla sua funzione commerciale.
Il cosiddetto ordine di artigianato sembrerebbe essere molto interessante, sulla carta: ci sarà un PNG che ci permetterà di rivolgere un ordine a un altro giocatore specifico, alla propria gilda o alla comunità tutta. A quel punto, gli interessati potranno soddisfare l'ordine fabbricando l'oggetto richiesto, che sarà quindi consegnato al cliente.
In pratica funzionerà come una casa d'aste, con la differenza che i giocatori potranno costruirsi una sorta di clientela. Qui il sistema si fa più idealistico, per così dire. Le nuove dinamiche di gioco prevedono che gli artigiani possano fabbricare oggetti migliori in base alla loro competenza e alla rarità dei materiali impiegati, ma anche sulla base della specializzazione cui stanno lavorando: un fabbro, per esempio, potrebbe volersi concentrare sulla produzione di armature invece che di armi.
La competenza aumenta trovando reliquie, tomi e altri tesori che approfondiscono la conoscenza delle varie professioni. Ogni professione ruoterà intorno a statistiche ben precise che determineranno la qualità degli oggetti fabbricati, perciò bisognerà procurarsi un nuovo tipo di equipaggiamento specifico e indossarlo anche soltanto per picconare una vena mineraria o raccogliere un'erba.
È chiaro che a Blizzard si siano fortemente ispirati allo stratificato ed eccellente artigianato di Final Fantasy XIV, che prevede specializzazioni ed equipaggiamenti a tema, e che l'idea sia quella di orientare tutto il sistema come fosse un coinvolgente gioco di ruolo, ma è difficile immaginare che le nuove dinamiche, apparentemente tutt'altro che intuitive, possano fare presa su un'utenza abituata da anni a sterili automatismi.
Allo stesso modo, non siamo convinti che il ripensamento dei talenti, per come ce l'hanno mostrato, sia la migliore idea possibile. Che il sistema di talenti attuale fosse poco fantasioso ed estremamente limitato lo sappiamo da quando è stato introdotto all'epoca di Mists of Pandaria, ma col passare degli anni ci siamo abituati alla sua praticità. Ammettiamo che l'idea di tornare ai vecchi alberi dei talenti sfiora le corde della nostalgia, ma Blizzard dovrà trovare il giusto equilibrio tra complessità e intuitività. Anche questa nuova interfaccia, sulla carta, promette molte migliorie, a cominciare dal fatto che potremo salvare ogni build e richiamarla attraverso un comodo menù a tendina, un po' come si fa con i set per la trasmogrificazione.
Tuttavia, la distribuzione dei punti talento dovrebbe essere molto più complicata. Ogni personaggio avrà due alberi in cui distribuire i punti: uno generico della propria classe, l'altro relativo alla specializzazione attivata. Questo dovrebbe permettere agli sviluppatori di lavorare sulla cosiddetta "class fantasy", cioè quell'insieme di caratteristiche che definiscono una classe. Al momento possiamo solo valutare le intenzioni, perché non conosciamo ancora la portata dei talenti, né sappiamo quando e quanti punti potremo distribuire; apprezziamo lo sforzo di Blizzard, che intende garantire ai giocatori una libertà senza precedenti, ma sappiamo benissimo che alla fine sarà il famigerato meta a guidare i mouse nella compilazione della build perfetta.
Scavare nel passato per plasmare il futuro: sembrerebbe essere questo il motto di Blizzard nello sviluppo di Dragonflight e quello che abbiamo visto durante la presentazione di oggi, insieme a quello che ci ha raccontato il director Ian Hazzikostas in un'interessante tavola rotonda, fa pensare che la nuova espansione possa avere un potenziale inaudito per i nostalgici di World of Warcraft. Restano alcuni aspetti che ci hanno convinto meno, ma su cui Blizzard sta ancora lavorando: per il momento possiamo solo aspettare e sperare che Dragonflight riesca a uscire entro l'anno.
CERTEZZE
- Si ritorna a una delle mitologie più amate nella lunga storia di Warcraft
- Le dinamiche di gameplay dell'Evocatore Dracthyr sono innovative
DUBBI
- I revamp di professioni e talenti non saranno un po' troppo ambiziosi?
- Nessuna data di uscita, ma un altro anno di Shadowlands sarebbe un suicidio