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I benchmark del Note 3 vengono adulterati da una funzione introdotta all'uopo da Samsung?

Così parrebbe... e non solo quelli del Note 3

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   02/10/2013

Testando il Samsung Galaxy Note 3 a suon di benchmark, i ragazzi di Ars Technica si sono accorti di alcune stranezze su cui sono voluti andare a fondo. Ad esempio, perché il punteggio del processore 2.3GHz Snapdragon 800 del Samsung stracciava quello del processore 2.3GHz Snapdragon 800 dell'LG G2 al punto da farli sembrare di due fasce differenti?
Dopo un bel po' di test approfonditi è emerso l'arcano: Samsung pomperebbe artificialmente i benchmark con una modalità speciale della CPU che si attiva all'uopo per ottenere punteggi migliori. Qualcosa di simile era accaduto con la versione internazionale della GPU del Galaxy S4, ma questa è la prima volta che accade con un prodotto US. Trovato un modo per disattivare questa funzione, Ars Technica ha scoperto che, ironicamente, il Note 3 è ancora più performante del G2.
Perché Samsung ha introdotto questa funzione? Per avere la sicurezza di vincere la guerra dei benchmark? Per dimostrare di aver surclassato qualsiasi concorrente? Per vincere l'ennesima gara a chi ce l'ha più lungo? Paradossalmente l'effetto ottenuto è l'opposto, ossia da oggi sarà più difficile fidarsi delle prestazioni dei telefoni del colosso coreano, almeno quelle misurate tramite applicazioni dedicate. Anche perché pare che ci siano altri apparecchi di Samsung con implementata la stessa funzione adulteratrice dei benchmark, tra i quali il Galaxy Note 10.

Per tutti i dettagli, andate su Ars Technica