Dopo essere passate atraverso innumerevoli restyling e reinterpretazioni e, dopo aver attraversato tutti i media dell'intrattenimento - dai fumetti al cinema, passando per i videogiochi -, le Tartarughe Ninja tornano sgusciando a uno dei loro vecchi amori: la serie TV animata.
In attesa della seconda stagione, prevista negli Stati Uniti per il 12 dicembre, ecco che arriva su Netflix la prima tornata di episodi de I Racconti delle Tartarughe Ninja, show nato sotto l'egida di Paramount e Nickelodeon e giunto per la prima volta in Italia nell'estate del 2024.
In occasione del suo approdo nel catalogo della N rossa, noi ci siamo immersi nelle fogne delle sue 12 puntate e siamo finalmente pronti a svelarvi se quella sfornata dagli showrunner Christopher Yost e Alan Wan è una pizza saporita o se magari avrebbe avuto bisogno di qualche ingrediente in più.
Una stagione, due minacce
Ambientata due mesi dopo gli eventi narrati nell'eccellente Tartarughe Ninja - Caos Mutante, la serie segue le vicende dei nostri amici verdi ormai integrati nella quotidianità newyorkese: Leonardo, Michelangelo, Raffaello e Donatello sono ora infatti usciti allo scoperto e frequentano il liceo, ma ecco che, prima di recarsi a una festa, i quattro ricevono una segnalazione relativa alla presenza di un nuovo mutante in città.
Inutile dire che indagare è d'obbligo, ed è così che si innesca una storia che nasce dritta dritta dalla fantasia del fratello in bandana blu: il primo dei due archi narrativi che costituiscono la prima stagione (ciascuno composto da sei puntate) è infatti il frutto della penna del buon Leo, che si diletta a fantasticare e a tratteggiare su carta peripezie da affrontare insieme alla sua famiglia ninja.
Nella prima avventura i protagonisti devono così sfidare Josefina Bishop, spietata scienziata che, per un motivo che non staremo qui a svelarvi, odia a morte i mutanti, tanto da aver costruito un autentico esercito di coriacei automi - i Mechazoid - allo scopo di sterminarli.
Prima di ricompattarsi nella parte finale, la narrazione procede su quattro binari paralleli, quelli dei rispettivi punti di vista delle quattro tartarughe, costrette a separarsi e ad affrontare la minaccia meccanica senza l'aiuto dei fratelli. Un espediente apprezzabile, questo, che per una volta ci mostra i nostri eroi in solitaria e che senz'altro giova all'esplorazione interiore dei personaggi (villain compresi), riuscendo inoltre a sostenere un piccolo arco di trasformazione che ogni ninja verde attraversa.
Dal punto di vista tematico, infatti, l'aspetto relativo alla crescita e al superamento dei propri limiti (o difetti) in assenza dell'aiuto altrui è la stella polare che guida la vicenda, sebbene anche la tecnologia intesa come arma a doppio taglio e la necessità di avere un posto da chiamare casa siano topic che emergono con chiarezza dal racconto dell'intera stagione.
Un racconto che però sembra dare tutto questo in pasto al pubblico in modo molto, forse troppo, esplicito e "parlato", complice senza dubbio anche una durata per ogni episodio che spinge alla compressione e che si attesta sui 20 minuti o poco più.
Un neo di scrittura che purtroppo coinvolge anche il secondo arco narrativo della stagione, quello che prende il via dall'episodio 7 e che vede le Turtles avere a che fare con i Tre di East River, trio di mutanti che architetta un piano di vendetta mirato alla riconquista di ciò che gli spetta, mentre sullo sfondo impazza una tempesta che sembra voler sommergere New York.
Per ciò che concerne la struttura, la storia si articola sulla falsariga delle prime 6 puntate: ciascuna delle quattro tartarughe opera infatti da sola, sebbene coadiuvata stavolta dai mutanti che ora vivono con loro dopo i fatti narrati nel film; le situazioni rocambolesche e le dinamiche si moltiplicano, dunque, anche se c'è da ammettere che le eccessive stramberie di almeno un paio di queste creature siano davvero difficili da digerire.
A dirla tutta, anche la caratterizzazione degli antagonisti si rivela forse un po' meno incisiva di quella cucita addosso alla Bishop, ma la resa dei conti esplosiva nella puntata 12 ripaga in pieno la pazienza a cui si ricorre durante qualche episodio forse un po' meno efficace.
Un passo indietro? No, di lato
È innegabile come Caos Mutante abbia ridato nuova linfa al quartetto in bandana creato da Peter Laird e Kevin Eastman, e questo nell'ambito di un'avventura che, ad oggi, rappresenta quella che molto probabilmente è la migliore sortita in campo filmico delle Tartarughe Ninja degli ultimi anni.
Caratterizzata da una peculiare animazione 3D low-frame, la pellicola diretta da Jeff Rowe ha proposto un'esperienza visiva di livello assoluto, affiancata da un comparto narrativo che puntava a mostrarci Leo, Donnie, Raph e Mikey in una veste inusuale: quella di adolescenti che sprizzano vitalità da ogni poro, e quindi sacrificati nei bui cunicoli delle fogne della Grande Mela.
Un'operazione audace, dunque, specie per un marchio che nel tempo sembrava aver perso via via un po' di credito e affetto da parte dei fan, ma che si è rivelata vincente grazie a una scrittura brillante, a sequenze action tambureggianti e a una colonna sonora a dir poco strepitosa.
Ebbene, come accennato, I Racconti delle Tartarughe Ninja si presenta al pubblico come una sorta di sequel/spin-off dell'opera del 2023, nonostante ricalibri in base alle proprie possibilità alcune caratteristiche di tipo grafico e relative alla sceneggiatura.
Sul fronte visivo, infatti, la serie compie un passo indietro (o meglio, di lato, dai) rispetto a Caos Mutante, tornando a un genere di animazione più tradizionale e che prende quindi un po' le distanze dallo stile neon e graffitaro del film di Rowe, perlomeno per quanto riguarda i personaggi.
Ora, è indubbio che i valori produttivi messi in campo da Caos Mutante e da I Racconti delle Tartarughe Ninja siano differenti, eppure la scelta di quest'ultimo di optare per un'animazione 2D si è rivelata più che azzeccata, specie considerando la natura più ristretta del progetto, la necessità di fregiarsi di un'identità propria e la sua collocazione sulle piattaforme digitali (e quindi sul piccolo schermo).
E in questo senso, le sequenze d'azione si confermano vivaci e divertenti; un carnevale di colori, scie e onomatopee che restituisce alla grande l'anima fumettosa e spensierata del prodotto, sebbene non possa, com'è normale, reggere il confronto con il tripudio coreografico messo sul piatto dalla pellicola di Rowe.
L'aspetto nel quale invece lo show sembra tirare il freno rispetto al fratello maggiore è quello della scrittura. Intendiamoci, neanche stavolta gli autori hanno rinunciato a conferire alle storie una bella impronta tematica; la narrazione orizzontale è al passo coi tempi; la struttura a binari paralleli funziona, concede il giusto spazio a ogni tartaruga ed è un centrato mix tra commedia e azione.
Ciononostante, il sarcasmo e la tagliente irriverenza che avevano reso grande Caos Mutante qui escono decisamente ridimensionati. In più di un'occasione, infatti, il film del 2023 sapeva strappare un sorriso e generare comicità intelligente e frizzante; il suo spin-off, invece, sembra dosare questi momenti sagaci con il contagocce, affidando le gag più che altro a smorfie e a capitomboli che fanno pensare a un mirino della produzione spostato stavolta su una platea molto più giovane.
Un sospetto, questo, che diventa certezza se si considera una scrittura dei dialoghi piuttosto didascalica, che rifiuta il sottotesto e che tende quindi a spiattellare le informazioni in faccia allo spettatore, così come a sottolineare ciò che accade sullo schermo in un modo davvero troppo informativo.
Stiamo comunque parlando di difetti che vanno presi per quello che sono e che vanno contestualizzati col tipo di proposta che I Racconti delle Tartarughe Ninja sembra voler essere: un prodotto per i più giovani e per le famiglie, che prosegue la rinfrescata al marchio iniziata dal film e che anche i più grandi - quelli che si addormentano presto sul divano la sera - possono godersi senza un grosso investimento in fatto di energie mentali.
Conclusioni
Multiplayer.it
7.5
Giudicare I racconti delle Tartarughe Ninja pretendendo di ritrovare nella serie la stessa corazzata produttiva e artistica di Caos Mutante sarebbe fuorviante, e pure poco obiettivo, ammettiamolo. Nonostante la storia abbia luogo un paio di mesi dopo la vicenda che ha coinvolto Superfly nel 2023, il vestito da spin-off calza decisamente meglio allo show, che può così giustificare alla perfezione uno stile di animazione meno spinto (ma comunque gradevolissimo), due vicende più leggere (ma non prive di tema) e persino qualche puntata più debole delle altre. Ma è soprattutto la scrittura ad aver imboccato una strada laterale. Nell'arco dei 12 episodi che la costituiscono, la serie infatti mostra tanto ma parla e spiega tantissimo, pure troppo, specie attraverso dialoghi didascalici che sanno molto di prodotto confezionato per i più giovani e che potrebbero snervare lo spettatore più scafato. I momenti divertenti, comunque, non mancano, soprattutto per merito dei combattimenti e di alcuni spassosi riferimenti alla cultura pop; tuttavia, se vi aspettate un'estensione di Caos Mutante - anche nell'ambito della sfrontatezza - sappiate che I racconti delle Tartarughe Ninja mette sulla bilancia un peso sicuramente minore. Ma comunque un peso tutto suo.
PRO
- Stile di animazione davvero gradevole
- Le coreografie dei combattimenti sono a tratti spettacolari
- Lo spirito è ancora quello di Caos Mutante
CONTRO
- Dialoghi molto didascalici che lo rendono un prodotto per i giovanissimi (ma è davvero un Contro?)
- Le gag sono spesso affidate a espedienti terra terra