Nel corso di un interessante videodiario pubblicato alcuni mesi fa, Kazunori Yamauchi ha detto che con Gran Turismo Sport il suo team ha finalmente rappresentato in modo verosimile il feeling della guida.
Classe 1967, fresco di laurea honoris causa in ingegneria del veicolo presso l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Yamauchi ha realizzato il suo primo gioco di guida nel 1994 ispirandosi alle meccaniche arcade di Mario Kart, ed è da quel successo che il celebre designer giapponese ha dato il via all'avventura di Polyphony Digital e al franchise di Gran Turismo.
L'autore, che ha avuto modo di gareggiare a livello professionale, è convinto che guidare un'auto nella realtà non sia una pratica complessa, dunque i racer che rappresentano questo tipo di esperienza in modo troppo intricato "sbagliano qualcosa". Viene da sé che Gran Turismo Sport ambisca a offrire un modello di guida attinente a quello reale, sebbene al riguardo le opinioni siano generalmente discordi.
Da sempre un punto di riferimento per i simcade, quei titoli cioè che si pongono a metà strada fra approccio simulativo e arcade, Gran Turismo Sport non sembra aver convinto appieno la stampa internazionale, dando l'idea di una produzione per molti versi inferiore rispetto al suo diretto competitor, Forza Motorsport 7.
A vent'anni dalla nascita, viene dunque legittimo chiedersi se la serie possa ancora puntare a imporsi in un panorama che nel corso degli anni ha visto la comparsa di svariati racer di valore. Una risposta arriverà senz'altro nelle prossime settimane, quando riporteremo i dati di vendita del gioco e potremo dunque stabilire con ragionevole certezza se Gran Turismo sia destinato o meno a mantenere una posizione di rilievo all'interno del genere corsistico.