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L’industria dei videogiochi come la conosciamo è ancora sostenibile?

Fallimenti, licenziamenti e crunch continui stanno logorando il mondo dello sviluppo dei videogiochi

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   04/11/2017

Stando a Jason Schreier, giornalista specializzato nel raccogliere informazioni dietro le quinte e autore dell'ottimo libro "Blood, Sweat e Pixels", dedicato proprio a svelare i retroscena dello sviluppo dei videogiochi, l'industria dei videogiochi come la conosciamo non è semplicemente più sostenibile e si sta avviando verso una catastrofe (in senso allegorico... si spera). Quali sono i motivi di tanto pessimismo?

Il primo sono i numerosi fallimenti degli ultimi giorni (non ultimo quello di Runic Games, di cui abbiamo parlato giusto questa mattina), ma a questo vanno aggiunte le numerose storie che Schreier ha raccolto nel corso delle sue inchieste, che lo hanno messo a confronto con una situazione al limite del collasso, fatta di lunghe ore di crunch che finiscono per bruciare la maggior parte degli sviluppatori (che poi fuggono dall'industria dei videogiochi), di precarietà del lavoro, di costi sempre maggiori per produrre i tripla A, che stanno convincendo e costringendo publisher e sviluppatori a virare verso forme di monetizzazione discutibili, e dell'ambiente in generale che è tutt'altro che positivo (lo è solo di facciata).

Insomma, un futuro decisamente a tinte fosche, che cozza moltissimo con l'immagine gioviale che l'industria videoludica vuole dare di sé.