Che tra il presidente americano Donald Trump e l'industria videoludica non corra buon sangue dovrebbe essere cosa nota. Ultimamente poi, il rapporto si è fatto glaciale e la diffidenza regna sovrana. Del resto è evidente come Trump miri a dare al mondo dell'intrattenimento buona parte della colpa per gli atti di violenza che da anni insanguinano gi Stati Uniti (stiamo parlando in particolare delle stragi scolastiche), così da distogliere l'attenzione dall'industria delle armi, che non vuole vedersi imporre limiti sulle vendite.
Domani ci sarà finalmente l'annunciato incontro tra Trump e l'industria videoludica e a quanto pare non sarà propriamente pacifico. L'International Game Developers Association o IGDA, ha infatti annunciato su Twitter diversi punti fermi che non intende barattare con il presidente. Il primo, e più importante, è che non vuole che i videogiochi diventino il capro espiatorio della violenza nella realtà, visto che non esistono studi scientifici che siano riusciti a mettere in correlazione il videogiocare con l'andare a compiere massacri, armi alla mano.
Del resto, afferma l'IGDA, la libertà d'espressione degli sviluppatori di videogiochi è tutelata da una sentenza della Corte Suprema, ci sono giocatori di tutti i generi, le razze, le età e le professioni e, soprattutto, i videogiocatori statunitensi fruiscono degli stessi titoli fruiti nel resto del mondo, resto del mondo dove però non vengono compiute stragi scolastiche con la stessa frequenza. Insomma, ne vedremo delle belle.