Una delle grandi questioni aperte del panorama videoludico odierno è la gestione del single player, in particolare la sua sostenibilità all'interno di generi che trovano maggiore sfogo sul multiplayer e l'eventuale convivenza dei due aspetti all'interno di un singolo prodotto, tutto esemplificato dall'interrogativo emerso oggi sulla possibilità che il nuovo Call of Duty: Black Ops 4 non abbia una tradizionale campagna in singolo. Ovviamente è solo una voce di corridoio che sembra anche poco verosimile al momento, ma introduce degli interrogativi interessanti perché è in effetti una cosa con cui le produzioni di questo tipo potrebbero dover fronteggiare in un prossimo futuro, perché la necessità di mantenere un alto livello qualitativo su due fronti così diversi - in termini di concept, produzione, sviluppo e supporto successivo al lancio - rappresenta una spesa che può diventare enorme.
È vero che questo problema difficilmente toccherebbe una gallina dalle uova d'oro come Call of Duty (e infatti la scusa ufficiale sarebbe la tempistica ristretta per lo sviluppo) ma in linea di massima altri titoli simili potrebbero dover affrontare scelte drastiche di questo tipo. In effetti c'è poco da ridire: la colonna portante di Call of Duty è il multiplayer, con una svolta che è iniziata più o meno con il quarto capitolo ed è progredita nel tempo assumento la particolare forma composita dei capitoli moderni, con tanto di doppia campagna parallela per il singolo e il multiplayer cooperativo, oltre al multiplayer competitivo standard che rimane l'elemento centrale per milioni di giocatori. Nell'ottica di uno spostamento verso i "game as a service", la campagna in single player potrebbe diventare un elemento aggiuntivo, magari da acquistare a parte come elemento integrativo della "piattaforma" principale costituita dalle modalità multiplayer, un po' come succede anche nei frammenti di storia aggiuntivi dei DLC di Battlefield.
Nel caso specifico di Call of Duty, la campagna cooperativa - che sta conquistando sempre più il pubblico - potrebbe diventare un po' l'elemento cardine sul fronte narrativo, magari slegandosi dalla solita dinamica Zombie. D'altra parte, chi cerca uno sparatutto in soggettiva con impostazione classica, dotato di single player dominante e fortemente story-driven ha già altre scelte che ormai sono decisamente superiori all'elemento Campagna in single player dei vari COD simili, come i giochi Bethesda/id Software, ad esempio. Cinque anni fa, un gioco fondamentalmente ottimo come Titanfall venne fortemente criticato per l'assenza di una vera e propria componente in single player con impianto narrativo, eppure la scommessa di Remedy non fu proprio persa, considerando che come nuova proprietà intellettuale ha raggiunto nel corso della sua storia i 10 milioni di giocatori attivi.
Il team ha dovuto recitare una sorta di mea culpa con il secondo capitolo inserendo una vera campagna in singolo (peraltro molto valida) ma senza raggiungere risultati tanto superiori al primo capitolo da dimostrare palesemente la necessità di adottare tale scelta, e la sciagurata tempistica di lancio sarebbe dovuta comunque essere compensata dalla presenza del gioco anche su PlayStation 4. In definitiva, la riuscita di uno sparatutto in soggettiva con elementi multiplayer preponderanti dev'essere valutata sulla lunga distanza e in questo ambito il supporto post-lancio e la vivacità dell'ambiente online sono gli elementi determinanti, e se il single player dovesse rappresentare un costo eccessivo nel bilancio della produzione, è possibile che i publisher possano decidere di rimuoverla senza rischiare grosse ripercussioni in termini di vendite. Dunque la buona vecchia Campagna a trazione narrativa può essere considerata un elemento sacrificabile per i grossi sparatutto in soggettiva?