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Ancora su Activision e gli ex-Infinity Ward: una contro-accusa

Un'altra puntata del serial

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   10/04/2010

E' ormai cosa ben nota a tutti il recente licenziamento delle due principali menti a capo di Infinity Ward - Jason West e Vince Zampella - da parte di Activision per "insubordinazione".

Alla decisione del publisher è ovviamente seguita un'accusa con richiesta di risarcimento da parte dei due, ma a quanto pare Activision non ha voluto subire la cosa rimanendo con le mani in mano. Veniamo oggi a sapere che anche il publisher ha presentato una contro-accusa all'interno di un documento di 23 pagine consegnato alla Corte Superiore di Los Angeles di recente, nel quale vengono riportati diversi episodi a carico dei due che hanno spinto le alte sfere a sbattere fuori i due Infinity Ward.

Tra le cose che hanno portato i due impiegati a diventare, da responsabili executive, "insubordinati ed egoisti pianificatori ai danni di Activision", viene nominato anche un misterioso viaggio dei due su un jet privato organizzato dal loro agente hollywoodiano. Questo viaggio sarebbe stato pianificato per incontrare "gli executive più in alto del maggiore concorrente di Activision", il quale, seppure non nominato, pare proprio rispondere al nome di Electronic Arts. West e Zampella, secondo il loro ex-publisher, avrebbero anche fatto di tutto per ritardare la pre-produzione di un terzo Modern Warfare e per ostacolare la premiazione di vari elementi di Infinity Ward in modo da creare un clima di insoddisfazione e spingere altri dipendenti a seguirli verso i loro nuovi lidi. Electronic Arts è stata peraltro interrogata sull'accaduto da alcuni giornalisti, a cui Jeff Brown avrebbe risposto sarcasticamente: "non abbiamo il tempo per commentare tutte le svariate denunce che Activision presenta contro i suoi dipendenti e partner creativi". Da parte sua, Activision ha affermato che la presentazione della causa contro West e Zampella dimostra come il licenziamento del duo non sia sopraggiunto senza una certa sofferenza da parte del publisher, che ha dovuto prendere per forza una tale decisione in seguito al comportamento dei due.