Mentre prosegue la guerra commerciale avviata dall'amministrazione USA guidata da Trump contro la Cina, si levano voci di protesta dall'interno dell'industria americana, in particolare per quanto riguarda il segmento della tecnologia, con Apple e altre grandi compagnie che giudicano disastrosi i dazi che gli USA hanno intenzione di estendere ad altri beni.
Il programma di Trump prevede infatti l'estensione dei dazi al 25% anche per nuove categorie di prodotti provenienti dalla Cina, che comprendono anche computer, smartphone, televisioni e tablet. La situazione paradossale è che parecchie compagnie americane attive in ambito tecnologico, ovvero proprio quelle che la manovra USA dovrebbe proteggere, si sono schierate contro questa politica, prevedendo effetti negativi per l'intera industria, anche in ambito locale. Apple guida questa schiera con una lettera inviata al riguardo a Robert Lighthizer, attuale Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d'America, ma dalla stessa parte ci sono anche Microsoft, Intel, Delle e HP, a quanto pare, tutti concordi nel temere un effetto boomerang con l'attuazione di questi dazi.
Il problema maggiore deriva dalla globalizzazione della produzione: molte di queste industrie producono proprio in Cina e il fatto di mettere degli ostacoli nel commercio tra i due paesi si riflette in grosse difficoltà economiche nella produzione dei dispositivi. Le soluzioni possono essere il trasferimento dei processi produttivi in altri paesi o l'aggiustamento dei prezzi in modo da poter bypassare il problema dei dazi, ma sembra piuttosto chiaro che la soluzione migliore, secondo queste compagnie, sarebbe comunque fare a meno di questa politica protezionistica. D'altra parte, le autorità USA sono comunque aperte a eventuali feedback da parte delle compagnie, dunque è possibile che queste prese di posizione possano avere degli effetti nella politica di Trump.