Da alcuni documenti emersi recentemente, si è appreso come i produttori di armi abbiamo provato a usare i videogiochi per promuovere i loro prodotti ai minori. Più specificatamente, si parla del Call of Duty: Modern Warfare 2 del 2009 e di accordi tra Activision Blizzard e Remington.
I documenti provengono dall'ormai defunta Remington Arms, all'epoca parte del conglomerato Freedom Group, e sono stati svelati da un avvocato come parte del procedimento legale avviato dai genitori dei bambini uccisi dall'allora ventenne Adam Lanza nella scuola elementare di Sandy Hook nel 2012. Lanza uccise 26 persone usando un fucile AR15 prodotto da Remington.
Stando ai documenti, trascritti dal Wall Street Journal, Remington e Freedom Group strinsero accordi con gli editori di videogiochi dalla fine del primo decennio degli anni 2000 a oltre il 2010, per cercare di raggiungere una nuova generazione di potenziali clienti. Leggasi: volevano che i più giovani si interessassero e comprassero armi.
In uno dei testi si può leggere: "con l'aumentare dell'urbanizzazione e la diminuzione dell'accesso alle aree di tiro/caccia, uno dei mezzi principali per i potenziali tiratori più giovani di entrare in contatto con armi da fuoco e munizioni sono i videogiochi." Quindi, i dirigenti di Freedom Group ritenevano che promuovere le loro armi nei videogiochi avrebbe "contribuito a rendere il marchio uno dei preferiti tra le generazioni future" e consentito all'azienda di "conquistare la nostra giusta quota di questi giovani consumatori".
Chi guadagna e chi viene ucciso
John C. Trull, l'allora vicepresidente di Remington, scrisse in un'email del 2012 quanto fosse ironico che i videogiochi, considerati per anni uno dei motivi dell'allontamento dei giovani dalle armi da fuoco, fossero diventati il primo veicolo promozionale per le stesse.
Dai documenti è emerso che nel 2009 Remington firmò un accordo con Activision Blizzard, allora sempre guidata da Bobby Kotick, per inserire un Adaptive Combat Rifle o ACR in Call of Duty: Modern Warfare 2. Stando al Wall Street Journal si trattava di uno dei vari fucili semi-automatici di tipo militare che la compagnia sperava di vendere ai civili. Da notare che l'accordo non prevedeva uno scambio monetario, ma le due compagnie convenirono sul fatto che era meglio tenerlo confidenziale.
Comunque sia, non tutti all'interno di Remington erano contenti della decisione, almeno questo è ciò che hanno dichiarato con il senno di poi. Al Russo, ex-dirigente del marketing della compagnia, ha ad esempio sottolineato che l'eccessivo uso di armi da fuoco all'interno del gioco poteva essere negativo per il marchio, mentre Trull ha dichiarato che la compagnia non conosceva benissimo la scena multiplayer di COD e che se l'avesse studiata meglio, sarebbero state prese decisioni diverse. Insomma, c'erano scrupoli nell'inserire armi nei giochi, perché si temeva che dessero una cattiva impressione.
Da questo derivarono alcuni limiti, come il vietare l'uso del marchio in giochi in cui i cattivi non erano militari. Comunque sia le repliche delle armi all'interno degli stessi erano ben viste, perché avrebbero permesso di promuoverle tra i giocatori senza subire critiche. Inoltre Remington era consapevole che, pur in assenza di marchi visibili, i giocatori avrebbero cercato da soli i modelli presenti nei giochi.
Da notare che, nonostante l'inclusione nei Call of Duty, l'ACR non vendette moltissimo e dopo qualche anno fu ritirato dal mercato, come spiegato da Trull: "Il fatto che il fucile fosse così popolare in Call of Duty è stato scioccante e... era essenzialmente l'unica cosa positiva che le persone dicevano sull'ACR."
Se vogliamo si tratta di una storia davvero rivelatrice, visto quante volte l'industria delle armi ha provato a incolpare i videogiochi dei vari massacri compiuti da lupi solitari armati fino ai denti, per evitare regolamentazioni. Proprio nel 2012 il CEO della National Rifle Association, Wayne LaPierre, descrisse l'industria dei videogiochi come corrotta, perché vendeva la violenza tra i videogiocatori. È lo stesso della foto in alto, scattata nel 2012, in cui teneva in mano un fucile Remington.