Facebook, per quanto sia un social che, al giorno d'oggi, non è più utilizzato come un tempo, rimane, comunque, un punto di riferimento del settore, un pilastro che, però, man mano sta vedendo la propria struttura sgretolarsi a causa di alcune decisioni discutibili dell'azienda madre.
Dopo l'allentamento delle politiche contro l'hate speech voluto da Mark Zuckerberg, i contenuti violenti, le molestie e il bullismo su Facebook stanno aumentando considerevolmente. A testimonianza di ciò vi sono proprio i dati condivisi da Meta nel suo primo report trimestrale dell'anno.
I dati del report di Meta
I dati del rapporto di Meta in merito alla diffusione dei contenuti violenti (e non solo) su Facebook, registrano una riduzione del 50% dei processi di moderazione e un aumento dallo 0,6% allo 0,7% della presenza di contenuti violenti. Anche bullissimo e molestie agli utenti sono aumentati: rispettivamente dallo 0,6% allo 0,7% e dallo 0,7% allo 0,8%.
Sebbene le percentuali possano apparire come piccole o come ridotte, bisogna considerare il numero di utenti della piattaforma e il numero di contenuti estremamente alto - si parla di miliardi - che viene condiviso all'interno del social stesso. Meta, dal canto suo, si difende, attribuendo la causa di questo aumento di contenuti "pericolosi" ad alcune violazioni che si sono susseguite nel corso dei precedenti mesi.
Il futuro di Facebook
Meta, nonostante queste criticità ha anche sottolineato che il numero di contenuti rimossi per incitamento all'odio è stato il più basso dal 2018 (3,4 milioni) così come si sono dimezzate le rimozioni di contenuti spam (366 milioni) e la cancellazione di account falsi è scesa ad 1 miliardo.
Inoltre, un area in cui Meta sta cercando di mantenere alta l'attenzione è quella della moderazione dei contenuti per gli adolescenti con l'aggiornamento dei large language model (LLM) che favoriscono una moderazione automatica. Altrettanto preoccupante - e Meta in merito non ha ancora fornito dati - è la rimozione dei fact-checker negli Stati Uniti, elemento che potrebbe favorire la diffusione di fake news e deepfake.