In questo strano e per certi versi "orribile" 2020 segnato dalla pandemia globale capita di vedere anche questo: che Zlatan Ibrahimovic dopo 20 anni di carriera al top e altrettante presenze all'interno delle maggiori simulazioni calcistiche si svegli a un certo punto e si renda conto che un gioco di calcio misterioso, tal FIFA 21, sta sfruttando nientemeno che il suo nome e le sue fattezze per "fare soldi". Se n'è accorto ora ed è parecchio arrabbiato, tanto da aver deciso di voler "indagare" sulla questione, che potrebbe essere più grossa del previsto. Ce lo immaginiamo calzarsi il deerstalker in testa, prendere pipa e lente d'ingrandimento e partire alla ricerca di prove, con il fido Mino "Watson" Raiola al seguito. Ora, a parte che proprio Raiola sembra essere più deus ex machina che sidekick in tutta questa storia, è facile scherzare con quanto sta accadendo in questi giorni, ma la questione potrebbe avere dei risvolti davvero molto interessanti. Perché è chiaro che dietro ci sia una regia precisa, un piano da parte di procuratori o chi altro volto forse a fare leva su qualche cavillo o punto debole scoperto nella catena di accordi e contratti per lo sfruttamento delle licenze.
Che Ibrahimovic si sia accorto nel 2020, dopo 25 anni di esistenza della serie e quasi altrettanti in cui lui rientra nel roster, che esista al mondo un gioco chiamato FIFA 21, che per giunta sfrutta la sua immagine a sua insaputa, appare veramente poco credibile. Proprio lui, peraltro, che solo qualche giorno fa faceva notare sui social il recente acquisto di una RTX 3090 o il fatto di donare le PS5 ai propri compagni del Milan, dunque non proprio un corpo alieno rispetto ai videogiochi. È dunque assai probabile che si tratti di un'astuta manovra per cercare di intavolare una nuova discussione sui propri diritti d'immagine, forse bypassando la FIFPro o chissà quale altra diavoleria legale avrà escogitato con il proprio procuratore, ma il fatto è che questa cosa potrebbe generare una reazione a catena di dimensioni notevoli, visto che anche altri giocatori si stanno accodando alla protesta, come Gareth Bale che sembra molto interessato all'esito delle "indagini" di Sherlock Ibrahimovic. Dietro a tutta questa faccenda c'è evidentemente qualche cortocircuito tra la gestione dei diritti dei singoli giocatori e la gestione complessiva effettuata dalla FIFpro, su cui la serie FIFA e altri giochi di calcio hanno finora contato per poter utilizzare le licenze ufficiali, che potrebbe aprire la strada a contestazioni da parte dei giocatori ed eventuali accordi economici differenziati.
Difficile valutare al momento la validità delle rimostranze, ma è certo che la necessità di accordi differenziati per ogni singolo calciatore di rilievo farebbe aumentare a dismisura i costi di produzione dei giochi di calcio, cosa che ci fa immaginare un possibile futuro senza le licenze ufficiali. Ovviamente è una semplice provocazione, ma cosa succederebbe se si dovesse tornare ai roster inventati o storpiati da quelli originali, come i mitici Coliuto e Galfano di International Superstar Soccer su Super Nintendo, o alla leggendaria Coppa Uovo di Sensibile Soccer? Forse il fatto di allentare l'attenzione sulle rose delle squadre potrebbe far tornare le serie calcistiche ad occuparsi di elementi più basilari come il gameplay, perché in tal caso non basterebbe l'aggiornamento delle licenze a giustificare un nuovo capitolo ma sarebbero necessarie variazioni più sostanziali, dunque paradossalmente potrebbe essere un cambiamento anche positivo per i giocatori. Al di là della rievocazione nostalgica dei tempi in cui ci si ritrovava a cercare le somiglianze con i giocatori reali in piccoli tocchi e variazioni di pixel, il fatto di togliere budget dalla sezione marketing e gestione delle licenze allo sviluppo vero e proprio potrebbe essere un passo importante, magari consentendo ai giocatori di modificare le rose in maniera manuale e di mettere in condivisione i file tra gli utenti, in maniera simile a quanto è possibile fare con Pro Evolution Soccer ma magari in maniera più estesa e cross-platform.
C'è poi da considerare la questione FUT e derivazioni: l'ossessione per i pacchetti e le transazioni collegate a questi è strettamente connessa con l'importanza delle licenze ufficiali e sono molti i videogiocatori più tradizionalisti che vedrebbero di buon occhio un forte ridimensionamento di questo aspetto all'interno della simulazione calcistica di EA. Anche da questo punto di vista una revisione generale alla gestione dei diritti e delle licenze ufficiali potrebbe dunque comportare un'evoluzione non necessariamente negativa dal punto di vista del gioco vero e proprio, insomma. Ribadiamo che si tratta di una speculazione, anche alquanto provocatoria, perché ci rendiamo anche conto di come una trasformazione del genere potrebbe incidere negativamente sul successo e le vendite dei giochi di calcio, ma cogliamo l'occasione per pensare anche in maniera più distaccata a quello che queste simulazioni sono diventate col tempo, grazie anche al meccanismo inesorabile della serializzazione annuale e all'applicazione delle micro-transazioni, e alle possibili evoluzioni alternative che potrebbero derivare da un evento come la ridiscussione generale della gestione delle licenze.
Facciamo presente che questo articolo è stato scritto prima della recente e triste notizia della scomparsa di Diego Armando Maradona e ci scusiamo per il tono d'apertura faceto ma l'argomento era ovviamente diverso. Peraltro, per rimanere in tema, possiamo notare come lo stesso Maradona abbia avuto un rapporto alquanto conflittuale con i videogiochi e con il modo in cui questi hanno trattato la sua immagine: dal caso di FIFA 18 che l'aveva piazzato nella curva della Juve alla consacrazione anche videoludica in Pro Evolution Soccer 2018.