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Il futuro dei videogiochi è nello streaming? Insomma, Microsoft aveva ragione sullo stare sempre online?

Microsoft fu massacrata dai videogiocatori quando parlò di "always online" per Xbox One, ma a pochi anni di distanza sono quei videogiocatori stessi a darle ragione

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   28/06/2018

Se seguite il mondo dei videogiochi da più di qualche anno sicuramente ricorderete il disastroso annuncio di Xbox One, tra Kinect 2 inchiodato alla console, "always online" e funzioni multimediali messe quasi davanti ai videogiochi stessi (non era vero, ma la percezione fu quella). Microsoft ha pagato duramente quelle scelte di marketing, costretta com'è stata a un inseguimento disperato di PlayStation 4, che con il suo motto "For the players" e le sue scelte accomodanti si è trovata trasformata dall'opinione pubblica nel difensore del videogioco tradizionale, contro quei cattivoni di Redmond che volevano imbastardirlo a tutti i costi.

La storia parla chiaro: PS4 ha vinto la console war contro Xbox One in termini di vendite anche per le scelte di marketing fatte allora, dalle quali ha ottenuto uno slancio iniziale che le ha dato una forza tale da diventare il polo magnetico dell'intero mercato console. Microsoft di suo ha cambiato dirigenza e ha fatto quel che ha potuto per rimanere al passo, ottenendo comunque dei buoni risultati, ma costringendosi a un cambio di focus in corsa di cui vedremo i veri frutti solo nei prossimi anni.

Superata ormai la seconda metà del 2018 si possono iniziare a rileggere quegli anni con maggiore assennatezza, per cercare di capire cosa sia successo davvero, ossia perché, nonostante i fischi, Microsoft avesse ragione, come stanno a dimostrare alcuni recenti sviluppi tecnologici e, soprattutto, il comportamento di molti videogiocatori.

Il punto di partenza potrebbe essere il discorso di Todd Howard di Bethesda, che vede nello streaming il futuro dei videogiochi. Cosa glielo fa pensare? Probabilmente alcuni dati che girano dietro le quinte di grandi fiere come l'E3, in cui ormai viene dato per assodato che l'industria virerà presto verso un modello alla Netflix, simile a quello sperimentato da Microsoft con Xbox Game Pass, l'esempio di maggior successo, ma anche da Sony con PlayStation Now e da Electronic Arts con EA / Origin Access.

Parliamone Sempre Online Microsoft

I videogiochi stessi diverranno sempre più servizi in senso tecnico. In fondo oggi a cosa gioca la maggior parte dei videogiocatori? Fortnite, Rainbow Six Siege, FUT, PUBG, League of Legends, Counter-Strike: Global Offensive. A cosa giocherà domani? Agli stessi titoli aggiornati, più qualche nuova proposta dello stesso tipo. Insomma, di stare sempre online lo hanno scelto milioni di persone e magari tra queste ce ne sono anche molte che hanno criticato Microsoft quando annunciò l'always online per Xbox One. A questo punto vale la pena di riannodare il tutto ponendosi una domanda retorica conseguente: cos'hanno in comune i servizi in abbonamento e i giochi servizi?

Qualcuno ci potrà dire che però in tutti i casi citati la scelta e dell'utente e non del produttore hardware. Sì e no. Magari all'inizio il giocatore ha compiuto una scelta, ma successivamente è subentrata la necessità di adattarsi. Obiettivamente: quanti tengono ancora la loro console, qualsiasi essa sia, scollegata a internet? L'obbligo di essere sempre online non c'è, ma come si fa a vivere senza tutti gli aggiornamenti che giornalmente siamo costretti a scaricare? Come si fa a fruire della miriade di servizi di ogni tipo senza collegarsi? Per la massa essere scollegati da internet ormai non è più una possibilità, ma uno svantaggio, reso tale sia dai produttori hardware, sia dai videogiocatori stessi. Qualcuno potrà nutrire ancora l'illusione che l'offline sia una caratteristica della sua console, ma a conti fatti è solo uno stato che le permette di funzionare a metà e che la esclude, e con essa il videogiocatore, da moltissime opportunità (anche di spendere, perché no).

La sostanza del discorso è che annunciando un Xbox One sempre online, non è vero che Microsoft guardò troppo avanti, perché di fatto prospettava qualcosa che era già allora considerabile come presente, soltanto non capì che un cambiamento simile avrebbe trovato un'opposizione naturale nella vecchia guardia dei videogiocatori. Sony di suo era cosciente dei cambiamenti in atto nell'industria quanto Microsoft, ma scelse di non palesarli nel suo messaggio di annuncio, introducendoli comunque poco a poco nel suo ecosistema. Il risultato è che oggi abbiamo due console che non devono essere necessariamente online per funzionare, ma che senza l'online sono frenatissime. Se vogliamo anche Nintendo Switch sta prendendo la stessa strada, pur con la tradizionale ritrosia di Nintendo ad adeguarsi ai tempi che corrono. Comunque sia il futuro è in un certo senso segnato, con buona pace di quelli che crocifissero la casa di Redmond per aver avuto l'ardire di dirglielo in faccia, invece di farglielo trovare nel letto.

Di conseguenza parlare di videogiochi in streaming, quindi un'evoluzione ulteriore dello stare sempre online, non è una bestemmia, ma un futuro che si avvicina sempre di più e che al momento appare inevitabile.