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Google Stadia, le paure degli sviluppatori

Google Stadia è stato presentato come una novità rivoluzionaria, ma molti sviluppatori temono che possa essere controproducente e rendergli la vita più dura.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   15/04/2019

Google Stadia è stato introdotto come una novità rivoluzionaria per il mondo dei videogiochi, ma non tutti sono entusiasti del modello di business che potrebbe imporre all'intera industria. In particolare gli sviluppatori indipendenti sono preoccupati che possa ridurre i loro ricavi, facendo affermare un modello basato sul numero di interazioni alla Spotify, di cui si avvantaggiano solo le grandi major e la piattaforma stessa, con tutti gli altri autori che ricevono le briciole per il loro lavoro.

A esprimere questa preoccupazione, sentita da moltissimi, è stato Mike Rose, il CEO del publisher indie No More Robots, che è partito proprio dal declino dei ricavi dell'industria musicale per chiarire il suo punto. Sostanzialmente i servizi videoludici in abbonamento pagherebbero cifre irrisorie gli sviluppatori per ore giocate e per numero di avvii dei loro titoli. Di fatto il modello favorirebbe solo un certo tipo di prodotti, distruggendo il mercato dei prodotti di nicchia, che non possono durare necessariamente 60 ore. Pensate ad esempio a gioielli come GRIS o come Devotion, tanto per fare due esempi concreti di titoli che sarebbero fortemente penalizzati dagli abbonamenti.

L'alternativa è un modello alla Microsoft e Sony, che pagano per avere i giochi nei loro servizi, ma che è sempre rischioso per gli sviluppatori indipendenti, perché spesso le cifre offerte non coprono minimamente i costi di sviluppo. Insomma, l'industria videoludica rischia di chiudere le porte a moltissimi prodotti di alto livello, solo perché fuori dai canoni dei suoi nuovi modelli di business, che favoriscono la quantità sulla qualità.

Di nostro al rapporto tra sviluppatori e Google Stadia dedicammo uno speciale qualche settimana fa esprimendo preoccupazioni simili.