La stretta dei nuovi dazi imposti dal presidente Donald Trump inizia a lasciare il segno anche nel settore gaming. Dopo Nintendo e Framework, ora è Razer a fare un passo indietro, sospendendo le vendite dirette dei suoi portatili sul sito ufficiale statunitense. La decisione arriva a poche ore dall'entrata in vigore delle nuove tariffe sulle importazioni da Paesi come Cina e Taiwan, prevista per questa notte alle 00:01 ET.
Fino a pochi giorni fa, la pagina ufficiale del Razer Blade 16 permetteva di effettuare il preordine. Ora, al suo posto, compare un generico tasto "Avvisami". Ancora più indicativo il fatto che la pagina di configurazione del prodotto - dove si potevano selezionare CPU, GPU e altre specifiche - restituisce ormai un errore 404. In Europa, invece, il notebook è ancora disponibile per l'acquisto, confermando che la sospensione riguarda esclusivamente il mercato americano.
Effetti diretti e indiretti della tassa sull’import
Nonostante Razer non abbia ancora ufficialmente collegato la sospensione alle nuove politiche commerciali, il tempismo non lascia molti dubbi. I nuovi dazi colpiranno in maniera decisa le aziende che producono o assemblano in Asia, aumentando sensibilmente i costi di importazione. E come spesso accade in questi casi, il rischio è che a pagare siano i consumatori finali: secondo alcune stime, l'impatto medio per ogni famiglia americana potrebbe superare i 3.800 dollari all'anno - e questo prima che venissero annunciati ulteriori aumenti.
Il settore tecnologico è particolarmente esposto: componenti elettronici e assemblaggi provengono spesso da catene produttive globalizzate, difficili da riconvertire nel breve termine. Con una tariffa totale del 104% sulle importazioni dalla Cina, secondo le ultime dichiarazioni di Trump, i costi per le aziende diventano insostenibili, specie per chi basa la propria competitività su prodotti premium come i laptop da gaming.
Nintendo, Framework e Micron: tutti in difficoltà
Razer non è sola. La scorsa settimana Nintendo ha bloccato i preordini della nuova Switch 2 negli Stati Uniti, in attesa di capire come reagire alla nuova realtà tariffaria. Anche Framework, azienda nota per i suoi portatili modulari, ha sospeso la vendita di alcuni modelli. E secondo Reuters, anche Micron, produttore di memorie, avrebbe già deciso di applicare un sovrapprezzo ai propri prodotti per compensare l'aumento dei costi doganali.
L'ironia è che, nonostante il nome "Liberation Day" con cui Trump ha battezzato il giorno di attivazione dei dazi, molte aziende stanno vivendo l'esatto opposto: una progressiva limitazione del proprio margine operativo, che rischia di rallentare o bloccare intere filiere.