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Il team russo Virtus.Pro protesta contro il ban di ESL, parlando di "cancel culture"

Virtus.pro protesta contro il ban imposto dall'ESL con un comunicato ufficiale polemico che chiama in causa anche la "cancel culture".

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   05/03/2022

Il team russo Virtus.Pro, particolarmente in vista all'interno del panorama eSport internazionale, ha risposto con un comunicato ufficiale di protesta al ban imposto dall'ESL, facendo riferimento anche alla "cancel culture" come base per la soluzione adottata dall'organizzazione sportiva internazionale.

Abbiamo visto in questi giorni come l'ESL abbia deciso di bannare team e organizzazioni legate al governo della Russia dalla Pro League, consentendo comunque ai giocatori di partecipare ai prossimi eventi purché rinuncino a rappresentare la Russia in forma ufficiale con gli stemmi, le divise e gli elementi di riconoscimento ufficiali delle squadre.

Tra i team colpiti ci sono Virtus.pro e Gambit, ma sembra che la questione non sia stata presa affatto bene almeno dai primi, che hanno risposto con un comunicato ufficiale alquanto polemico. La questione in effetti solleva qualche interrogativo, soprattutto perché il team da parte sua dice di non aver alcun collegamento diretto con organizzazioni governative russe e riferisce che ESL ha comunicato l'esclusione del team sulla base di "impressioni".

Virtus.pro vede la decisione come un'espressione della "cancel culture", colpendo persone che non hanno a che fare con la guerra e che hanno dovuto fare molti sacrifici e sforzi per arrivare nella posizione in cui si trovano per trovarsi poi costretti a dover partecipare ad eventi rinunciando a tutta la loro organizzazione.

La risposta sembra dunque essere nettamente negativa: Virtus.pro non ha intenzione di "cedere all'intimidazione", con le loro parole, sostenendo peraltro che ESL continua a non comunicare direttamente con loro ma a limitarsi a rilasciare comunicati pubblici direttamente al pubblico. Gambit, nel frattempo, non ha ancora risposto in maniera ufficiale alla questione.

La faccenda sta innescando ovviamente ulteriori polemiche sui social, in particolare per il riferimento fatto dal team alla "cancel culture" (ovvero letteralmente una forma moderna di ostracismo nella chi è oggetto di posizioni controverse viene estromesso da cerchie sociali o professionali), che secondo molti non avrebbe senso in questa situazione.

La scelta di ESL riflette quella intrapresa già da molte altre organizzazioni in ambito sportivo, economico e culturale, rientrando in una sorta di sanzione nei confronti della Russia in risposta all'attacco e all'invasione militare dell'Ucraina attualmente in corso.