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Il modello State of Play supererà definitivamente la conferenza E3 di Sony?

Il modello State of Play offre a Sony dei grandi vantaggi in termini di comunicazione con il suo pubblico, al punto che potrebbe sostituire le conferenze.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   28/05/2019

Sony quest'anno non sarà all'E3 2019 con la sua classica conferenza, ormai dovreste saperlo. A quanto pare però gli annunci non mancheranno, visto che si parla di nuovi trailer per Death Stranding e The Last of Us 2, con date d'uscita, in uno State of Play in arrivo il 30 maggio, che potrebbe ospitare anche l'annuncio del nuovo Call of Duty e forse anche altro.

A parte il primo State of Play, che molti hanno considerato brutto ma che, riguardando soprattutto titoli per PlayStation VR, era semplicemente diretto a un numero minore di persone (chi possiede il visore), il nuovo format di Sony funziona bene: asciutto, mirato, va subito al punto senza perdersi troppo nell'esigenza di far spettacolo. Dà quello che promette, arriva poco dopo essere stato annunciato, quindi senza uno strascico infinito di ipotesi più o meno strampalate che alimentano un hype gigantesco, non entra in competizione con gli annunci degli altri produttori hardware, perché fa completamente storia a sé, e non trascende mai i suoi obiettivi. Insomma, è una copia dell'idea che sta dietro al Direct di Nintendo, ma è una buona copia, quindi in linea di massima c'è poco da lamentarsi.

Visto il successo che ha riscosso con le ultime due uscite, in particolare con l'ultima, lo State of Play potrebbe diventare un'alternativa vera alla conferenza E3 di Sony anche negli anni a venire, come del resto lo è diventato il Direct per Nintendo. Non che Sony non debba più andare in fiera, ma potrà usare questi eventi in modo molto diverso.

Per compensare le basterà realizzare State of Play a ritmi ben cadenzati per tutto l'anno e organizzarne uno più corposo per l'E3, così da non lasciare mai i possessori delle sue console a bocca asciutta, ottenendo inoltre l'indubbio vantaggio di poter costruire la sua comunicazione lungo 365 giorni e non solo in occasioni specifiche. Con questo non vogliamo dire che debba sacrificare completamente i momenti teatrali, ma solo che in un'epoca in cui l'industria dei videogiochi è sempre più fluida, ha sempre meno senso concentrare gli annunci su singoli palchi, a meno che non occorra presentare qualcosa di davvero grosso come una nuova console.

Voi cosa preferite? Le classiche conferenze da fiera o il modello Direct/State of Play?