Dopo il successo del NES Mini Classic il mercato della nostalgia è cresciuto esponenzialmente. Verificata l'esistenza di un mercato per degli emulatori installati in scatole di plastica a forma di vecchi sistemi da gioco, sono iniziate a uscire un fiume di mini console celebrative, che puntano tutte allo stesso tipo di cliente: il vecchio videogiocatore che, insoddisfatto di come si è evoluto il mondo dei videogiochi, si rifugia in ricordi a basso costo.
Ora, chiariamo un paio di punti davvero importanti. Il primo è che parlare di prodotti dedicati ai collezionisti significa non capire di cosa si sta parlando: il collezionista ha un interesse minimo in oggetti che vengono prodotti in milioni di unità e hanno un valore storico pari a zero. Il secondo è che criticare queste operazioni non significa non amare il retrogaming o disprezzare il passato del mondo dei videogiochi ma, anzi, l'esatto contrario. Le mini console non sono retrogaming, perché non hanno nessun ruolo nella conservazione della memoria storica dell'hardware e del software del passato, ma sono semplicemente prodotti moderni infarciti di vecchi giochi fatti girare con software moderni. La differenza non è nemmeno troppo sottile, a dirla tutta. Del resto sono prodotti spesso poco curati che, oltre a una manciata di giochi e alle sembianze di qualcosa che è stato, non offrono nulla che aiuti a comprendere davvero la macchina e l'epoca che pretendono di celebrare. Sono prodotti superficiali pensati per un pubblico che del passato del mondo dei videogiochi ha una visione parziale e superficiale, quando non completamente narcisistica.
Il PC Classic è l'apoteosi di questo nuovo mercato, il prodotto paradossale che mancava per varcare definitivamente il confine dell'assurdo. Il problema non sono i giochi, di cui francamente non ha nemmeno senso parlare, ma l'idea stessa. Davvero, a chi è venuto in mente di celebrare il sistema aperto per eccellenza realizzando un sistema chiuso? E, soprattutto, chi ritiene che sia una buona idea? Insomma, acquistandolo cosa si celebrerebbe? IBM? I processori Intel 286, 386, 486? I Cyrix? l'MS-DOS? Quale versione? Windows 95? EGA? CGA? VGA? SVGA? L'arrivo delle Sound Blaster? Ciò che si dovrebbe celebrare del passato del PC è la sua peculiare architettura aperta che si opponeva a quella dei sistemi chiusi in voga tra la fine degli anni 70 e tutti gli anni 80; architettura che ha permesso a diversi produttori di hardware di entrare in un mercato altrimenti completamente in mano ai platform holder. Ancora oggi il PC è concettualmente ciò che era allora, non basta questo a celebrarlo? Del resto perché far girare i giochi PC sul PC Classic quando si possono far girare su un PC vero e proprio, magari utilizzando DOSBox? E il controller, che senso ha? All'epoca quanti usavano dei controller per giocare su PC? Ossia: celebriamo il PC e rimuoviamo mouse e tastiera? Del resto di cosa dovremmo avere davvero nostalgia? Del file config.sys da editare per liberare un po' di quei dannati 640kb memoria convenzionale? Su, ricordare e amare il proprio passato è una cosa buona, ma così sfocia nel patologico.