Un tranquillo mercoledì sera si è trasformato, improvvisamente, in una giornata da console war d'altri tempi, quando erano le compagnie che se le davano di santa ragione insieme agli utenti. Da un certo punto di vista, è stato quasi rinfrescante abbandonare per un attimo il fair play e veder volare gli stracci tra due CEO di alto profilo, anche se a dire il vero è stato Jim Ryan ad attaccare mentre dall'altra parte non c'è stata ancora una risposta diretta da parte di Phil Spencer. Il motivo del contendere, d'altra parte, era rimasto latente ma doveva esplodere prima o poi: la possibile volontà di Microsoft di far diventare Call of Duty un'esclusiva Xbox con l'acquisizione di Activision Blizzard da parte della casa di Redmond. In pratica, l'elefante nella stanza è stato finalmente reso palese a tutti, con Sony che ha preso una posizione netta e pubblica, attraverso le parole dello stesso responsabile di PlayStation, contro quanto riferito da Phil Spencer in accordi che non erano mai stati resi pubblici in maniera molto chiara.
La proposta di Microsoft è stata giudicata assolutamente inadeguata da Sony: a quanto pare, questa prevedeva la certezza della permanenza di Call of Duty su PlayStation per tre anni dopo la conclusione degli accordi in essere. Questo non dà ancora un'idea chiara delle tempistiche in gioco: gli accordi in essere dovrebbero riguardare comunque già Call of Duty: Modern Warfare 2, con cui PlayStation ha già una partnership esclusiva almeno fino al 2023, dunque se si trattasse di altri tre anni dopo questo termine si andrebbe al 2026. Ma quindi, Microsoft ha mentito? A ben vedere, questo non contraddirebbe più di tanto quanto riferito da Phil Spencer, il quale ha sempre pubblicamente parlato di garantire la presenza di Call of Duty su PlayStation per "vari anni", senza specificare ulteriormente, dunque è difficile dire se ci sia stata effettivamente una contraddizione tra quanto riferito pubblicamente da Spencer e quanto proposto a Sony attraverso un accordo privato.
Anche andando a rivedere l'intervista di CNBC al presidente di Microsoft, Brad Smith, tirata in ballo anche da Geoff Keighley come possibile momento critico che potrebbe indicare l'ambiguità della compagnia sulla questione, si limita in verità a rimanere estremamente vaga, in perfetto linguaggio vacuo da mega-corporazione: "vorremmo rendere i giochi Activision Blizzard disponibili su tutte le piattaforme", aveva detto Smith, prendendo l'esempio della gestione multipiattaforma di Minecraft come paradigma di quello che "sperano di riuscire a fare".
Tutto questo potrebbe essere anche un contorto modo di cercare di spingere Xbox Game Pass su altre piattaforme, più che un impegno a far uscire i giochi in maniera tradizionale anche su PlayStation, dunque è difficile riferirsi a queste affermazioni come appigli sicuri per elaborare teorie sul futuro, perché sono di fatto volutamente ambigue. D'altra parte, c'è anche da dire che un accordo del genere non è affatto garantito: dal momento che una compagnia sborsa 70 miliardi di dollari per acquistarne un'altra, sembra già tanto che voglia concedere la sicurezza della disponibilità dei propri prodotti sulle piattaforme concorrenti, ma qui probabilmente interviene semplicemente una logica di convenienza per Microsoft.
Questo vale non solo per quanto riguarda i guadagni che andrebbe a percepire con l'uscita dei giochi sulle altre piattaforme, ma anche per poter passare indenne dall'FTC e dagli organi di controllo dell'acquisizione di Activision Blizzard. Microsoft deve cercare di mantenere una posizione quanto più aperta possibile alla concorrenza, come spiegato anche da Brad Smith ma soprattutto per quanto riguarda la nuova gestione prevista dello Store Microsoft. Se c'è una cosa chiara, a questo punto, è che Sony ha intenzione di lottare contro l'acquisizione, come ha dimostrato già quando è stata interpellata dagli enti che stanno indagando sull'operazione di Microsoft e come ha dimostrato ancora una volta con la recente affermazione di Jim Ryan. L'intenzione è ovviamente fare pressione per dimostrare come un'acquisizione del genere sia destinata a modificare gli equilibri del mercato videoludico, sebbene tutto questo difficilmente possa essere associato a una qualche forma di monopolio. Considerando come l'FTC americana e ora anche la CMA britannica stanno stringendo le maglie delle mega-operazioni di questo tipo, una posizione così netta da parte di un attore di primaria importanza come Sony di certo assume una certa importanza. In quest'ottica, l'uscita apparentemente estemporanea di Jim Ryan potrebbe essere stata studiata strategicamente, in una console war che, da guerra fredda, sta tornando ad essere sempre più calda.
Parliamone è una rubrica d'opinione quotidiana che propone uno spunto di discussione attorno alla notizia del giorno, un piccolo editoriale scritto da un membro della redazione ma che non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.