Alla fine di Return to Monkey Island viene sbloccato nell'album dei ricordi di Guybrush, accessibile dal menù principale, un messaggio di Ron Gilbert e Dave Grossman, i due autori principali, che risale agli inizi dello sviluppo del gioco e che mette in prospettiva l'intera serie, compreso l'ultimo capitolo.
Si tratta di un bel testo, perché da una parte rende conto di cosa ha rappresentato Monkey Island per il team di sviluppo originario e dall'altra fa capire cosa ha significato il dover lavorare a Return to Monkey Island dopo così tanti anni. Vale quindi la pena di leggerlo anche per capire il perché di certe scelte.
Naturalmente trattandosi di un contenuto di fine gioco qualcuno potrà leggerlo come un'anticipazione, ma in realtà non contiene nessun dettaglio sulla trama, quindi da quel punto di vista potete stare tranquilli. Se però volete arrivare a sbloccarlo da soli perché semplicemente vi piace così, allora non leggete oltre.
18/06/2020
Lo sviluppo non inizierà per almeno un altro mese, ma stavamo pensando a questa cosa da un po'. Ci sembra un buon momento per annotare qualche riflessione, da conservare come una sorta di messaggio per una capsula del tempo rivolto ai futuri noi stessi, su ciò che ci proponiamo di fare con Return to Monkey Island.
Chissà, potremmo anche imparare qualcosa.
"Monkey Island ha storicamente rappresentato il riflesso delle vite delle persone che hanno realizzato quei giochi. "The Secret of Monkey Island" parlava di un giovane che si metteva in moto per intraprendere una nuova eccitante carriera. Essendo sviluppatori poco più che ventenni, era esattamente la nostra situazione.
Il seguito, "LeChuck's Revenge", rappresentava sotto molti aspetti le difficoltà di creare un sequel, o almeno quelle legate a farlo immediatamente dopo un titolo che sembrava un grande successo, ma che era largamente passato inosservato agli occhi del mondo intero. Tanti anni (venti!) più tardi, dopo che Guybrush aveva affrontato un paio di avventure con altri team che avevano speranze e sfide personali, ci imbarcammo nel produrre "Tales of Monkey Island", cercando di scrivere una storia sulla fiducia, quale effettivamente è, ma ciò che più salta ai nostri occhi è che si tratta di una storia più adulta.
Perché è ciò che eravamo al tempo: molti di noi erano ormai ultraquarantenni, con figli, vite avviate e una bella scorza di esperienza.
Ora siamo nei nostri cinquanta. Abbiamo avuto lunghe carriere, e realizzato tanti giochi. Ma Monkey Island è in parte ciò che ci definisce, almeno nelle menti di quelli per cui siamo ancora Quei Tizi Che Fecero Quel Gioco Tanto Tempo Fa. E sembra che ci sia ancora qualcosa in sospeso da realizzare. Quando è sorta la possibilità di tornare a Monkey Island, eravamo tutti d'accordo su ciò che volevamo fare.
Guybrush è più anziano, proprio come noi, e ha avuto una lunga carriera di buon successo. Ma è ancora prevalentemente associato a qualcosa che avvenne tanto tempo fa, e che per lui non è una storia chiusa. Il gioco è una buffa avventura piratesca, ma sempre, ma è anche una storia sul provare a recuperare il passato, con tutta la sua presunta forza e gloria giovanile. Il risultato sarà dolceamaro. Guybrush otterrà più o meno ciò che vuole, ma non sarà quello che si aspettava.
Prevedo che per noi sarà lo stesso.
Se vi interessa saperne di più sul gioco, leggete la nostra recensione di Return to Monkey Island.