Non si può fare un discorso sulla genuinità e sul valore della scena indie senza citare lo splendido Spelunky di Derek Yu, gioco pubblicato gratuitamente nel 2008 e considerato a furor di popolo come uno dei migliori esempi di buon game design. Visto in superficie, Spelunky si presentava come un semplice platform che prendeva in prestito elementi tipici dei roguelike, come la morte permanente o livelli sempre diversi ad ogni partita, eppure più lo si giocava e più ci si rendeva conto di trovarsi davanti a un titolo davvero unico, capace di prendere al lazo il giocatore e farlo innamorare delle sue severissime regole una morte dopo l'altra.
Per il suo atteso debutto su Xbox Live Arcade, la piccola perla dello sviluppatore californiano si è messa in tiro, lasciando da parte la vecchia pixel art e sfoggiando ora una magnifica grafica vettoriale molto più appetibile al pubblico di massa. Ma nel cuore, per fortuna, resta un'esperienza estremamente hardcore in cui la morte non rappresenta solo un modo per punire chi gioca male, e anzi diventa uno strumento per insegnargli nuove regole e meccaniche attraverso la sperimentazione e l'esperienza diretta. La morte come lezione di vita, insomma.
Le mille e una morte
Spelunky si apre nella maniera più concisa e diretta, con una sequenza introduttiva in cui una sorta di buffo Indiana Jones varca l'ingresso di un misterioso tempio sotterraneo. Non sa quali pericoli lo aspettano, e come lui neanche il giocatore, ma lo scopo è raggiungere le profondità del dungeon alla ricerca della Città dell'Oro. A costo di rimetterci la pelle migliaia di volte, ovviamente. Attrezzato soltanto di quattro cuori, quattro bombe per aprire dei passaggi e quattro corde per arrampicarsi su alte piattaforme, il piccolo avventuriero deve tentare di raggiungere di volta in volta l'uscita nascosta nella parte più profonda di ciascun livello, evitando trappole e utilizzando la propria frusta per liberarsi da ragni, pipistrelli e altre pericolose creature. La vita del protagonista è perennemente appesa a un filo sottilissimo, e morire è facile come far crollare un castello di carte: un serpente nascosto in un vaso, una bomba piazzata male o una pozza piena di piranha sono solo alcuni degli innumerevoli modi in cui è possibile lasciarci le penne, ma la morte del giocatore fa scattare quello che è senza dubbio uno dei meccanismi più interessanti di Spelunky.
Come in un tipico roguelike, ad ogni Game Over segue una nuova partita in cui la struttura del livello cambia completamente allo scopo di offrire un'esperienza sempre diversa, nella quale la strada da percorrere, i nemici incontrati o i tesori nascosti non sono mai uguali a quelli della partita precedente. E tra damigelle da salvare in cambio di un cuore, accoglienti bazar in cui acquistare oggetti, altari sacrificali della dea Kalì e totem maledetti, la varietà di ciascun dungeon è a dir poco impressionante. Solitamente il problema di molti roguelike è legato all'imprevedibilità dei livelli generati a caso e all'incapacità di offrire situazioni interessanti come quelle di scenari realizzati ad-hoc, ma dietro l'apparente casualità degli ambienti di Spelunky si cela un algoritmo geniale: trappole, tesori e mostri si combinano in modo tale da creare delle circostanze sensate e accattivanti, ma allo stesso tempo l'equipaggiamento del giocatore e gli oggetti nel livello vengono tenuti in considerazione per fare in modo che ci sia sempre una soluzione per ogni ostacolo. Tutto è procedurale, però allo stesso tempo tutto segue i paletti stabiliti dallo sviluppatore. Questo trucco fa sì che il gioco, pur prendendo a calci nel didietro l'utente con la sua elevata difficoltà, non dia mai l'impressione di essere ingiusto, e ad ogni sconfitta si è sempre consapevoli dei propri errori e delle proprie responsabilità. Complice anche un sistema di controlli talmente migliorato rispetto alla versione del 2008 da calzare come un guanto al pad di Xbox 360, sia nei momenti in cui è richiesta una precisione millimetrica, sia che si decida di correre e saltare da una piattaforma all'altra imbracciando un fucile a canne mozze. Come Super Meat Boy, il design di Spelunky rispetta il giocatore e non sottovaluta la sua capacità di apprendere e migliorare, ma più lo si gioca e più se ne apprendono i meccanismi, più si esplorano le sue caverne e più si scoprono trucchi e strategie, più si muore e più si diventa bravi ad evitare di farsi prendere nuovamente di sorpresa. La struttura dell'opera di Derek Yu si basa su fondamenta fatte di causa ed effetto, rischio e ricompensa: è una buona idea utilizzare l'ultima bomba a propria disposizione per aprire una scorciatoia verso l'uscita? Vale la pena rischiare la pelle per raggiungere un tesoro circondato da trappole? O ancora, come la prenderebbe il vecchio mercante se decidessimo di rubare il mantello magico in vendita nel suo bazar? Ogni azione va ponderata e ogni situazione analizzata in cerca di un inghippo o una trappola nascosta, sebbene temporeggiare troppo voglia dire vedersela con l'apparizione di un terrificante spettro pronto ad inseguire il protagonista fino ad ucciderlo.
Obiettivi Xbox 360
Per chi ama guadagnarsi i propri obiettivi con le unghie e con i denti, Spelunky ne offre di davvero perfidi: ingannando il giocatore con un rapidissimo "Completa il Tutorial", il gioco propone una serie di sfide non proprio alla portata di tutti, come il completamento del gioco senza l'utilizzo di scorciatoie, senza la raccolta di tesori o in un tempo limite di 8 minuti. Altre possono essere conquistate accedendo alle diverse ambientazioni, ma per completare al 100% il proprio diario sarà necessario giocare migliaia di volte (ah, c'è un obiettivo anche per quello!).
Da soli o in compagnia
L'esplorazione solitaria e la necessità di dover contare solo sulle proprie forze sono al centro dell'esperienza alla base di Spelunky fin dalla versione originale realizzata con Game Maker, ma il debutto su Xbox Live Arcade ha segnato l'introduzione di un'inedita componente multigiocatore in locale. L'intera avventura può ora essere giocata in cooperativa, il che ne riduce leggermente la difficoltà ma allo stesso tempo aggiunge una nuova dimensione strategica, spingendo i due, tre o quattro amici ad avere un approccio basato sulla condivisione degli oggetti. È curioso poi notare con quanta naturalezza le meccaniche del gioco si adattino all'opzione Deathmatch, nella quale bisogna sfruttare gli oggetti sparsi per lo scenario per far fuori gli avversari e cercare di sopravvivere fino alla fine. In una maniera che ricorda vagamente Bomberman, grande spazio viene dato all'utilizzo degli esplosivi, i quali possono essere lanciati direttamente verso gli altri giocatori o permettono di interagire con lo scenario creando pericolosi effetti a catena. Nonostante quattro sfidanti possano essere troppi per le dimensioni contenute delle arene, anche qui l'attenzione al design è evidente: il gioco penalizza chi resta troppo tempo fermo nella stessa posizione, mentre chi è stato ucciso può continuare a giocare sottoforma di spettro e infastidire i sopravvissuti.
Eppure la bellezza di Spelunky non risiede nella raccolta di punti, negli obiettivi sbloccabili o nelle classifiche online, e anche arrivare alla schermata finale diventa secondario. Vivere un'avventura esplorativa sempre nuova, personale e imprevedibile, il non sapere mai cosa aspettarsi e la sensazione che ci sia sempre qualcosa da imparare o con cui stupirsi, morire in modi esilaranti o scoprire incredibili segreti. E poi andarlo a raccontare ai propri amici quando ci si incontra al bar. Sono tutte queste cose assieme a rendere il platform di Derek Yu un'opera che sul lungo termine, siamo pronti a scommetterci, sarà ricordata come uno dei pilastri del genere platform e tra i simulacri della moderna scena indie. Ancor più di quanto fece con Aquaria, lo sviluppatore statunitense si è focalizzato sulla capacità del videogioco di raccontarsi ed esprimersi attraverso le sue meccaniche e il suo design, riportando il mezzo alle sue radici senza ricorrere ad espedienti narrativi estranei. Il viaggio di Spelunky è infatti anche e soprattutto il viaggio a ritroso di un game designer cresciuto amando Zelda e Super Mario Bros., il fascino dell'esplorazione e l'eccellenza del gameplay. L'influenza delle vecchie glorie è più che evidente in questo gioco nato originariamente senza alcuna ambizione commerciale, ma Derek Yu non si limita ad essere uno sviluppatore che gioca da vent'anni, e dimostra invece di saper distinguere e trarre alcuni degli aspetti fondamentali che possono arricchire un gioco moderno. Ed è questo che distingue un omaggio ai vecchi classici da un'opera destinata a diventare un nuovo classico.
Non chiamatelo sessista
Ultimamente si parla molto di quanto il maschilismo la faccia da padrone all'interno dei videogiochi, ed è indubbio che qualcuno avrebbe avuto da ridire su Spelunky: dopotutto nel gioco è possibile trasportare la damigella indifesa in giro per il livello, utilizzarla per far scattare qualche trappola, lanciarla contro i nemici o sacrificarla alla dea Kalì in cambio di un paio di scarponi. Personalmente non ce la sentiamo di puntare il dito contro la comicità del gioco, ma per evitare qualsiasi accusa da parte degli utenti più sensibili l'autore ha aggiunto la possibilità di sostituire la donna in rosso con una controparte maschile o un cucciolo di cane. Noi consigliamo di attivare la scelta casuale, così da avere a ogni livello una piccola sorpresa.
Conclusioni
Nonostante la tenera grafica cartoon e la buffa colonna sonora, Spelunky è difficile. Molto difficile. Ma non frustrante. Come un gran gioco per Super Nintendo, il titolo mette a nudo i limiti e l'inesperienza del giocatore, per poi rinfacciarglielo una morte dopo l'altra. Ragequit? No, non stavolta. E allora si prova e si riprova, finché non ci si rende conto di aver giocato fino alle quattro del mattino. Spelunky rappresenta un ottimo manuale di game design, riuscendo a proporre tutto ciò che è familiare nei videogiochi ma allo stesso tempo rendendolo incredibilmente nuovo, con la consapevolezza che il livello che si sta giocando non sarà apprezzabile alla stessa maniera da nessun altro. Già nell'Olimpo dei migliori giochi per Xbox Live Arcade, al fianco di Braid e Super Meat Boy, Spelunky è un'avventura mutaforma in grado di divertire e sorprendere anche a distanza di anni, ma è anche tra i giochi che meglio rappresentano il ruolo fondamentale che gli sviluppatori indipendenti hanno rivestito in questa generazione di console.
PRO
- Ogni partita è un'esperienza sempre nuova
- Difficile ma mai ingiusto col giocatore
- Splendido da vedere e ascoltare
- Divertente in deathmatch...
CONTRO
- ...ma in 4 è forse troppo frenetico
- Non adatto alle pappemolli