Deponia - che nella versione retail italiana si chiama Fuga da Deponia - è il primo capitolo di una trilogia di avventure firmate dall'infaticabile Daedalic Entertainment, faro europeo per gli appassionati del punta e clicca. È bene che sappiate fin da subito che le tre avventure non sono autoconclusive. Ciò significa che per godere fino in fondo di quest'opera dovrete giocarla dall'inizio alla fine, a meno che non vi accontentiate di un cliffhanger che non risponde a nessuna domanda e lascia tutto in sospeso.
Se state storcendo il naso siete in buona compagnia, perché pure a noi questa scelta non è piaciuta. Ma se non altro sembra che il protagonista attraverserà diverse evoluzioni psicologiche da un episodio all'altro, compensando così quello che sembra solo un bieco espediente commerciale. Bene, se non siete ancora scappati è arrivato allora il momento di conoscere proprio lui, Rufus, giovane eroe egocentrico e scansafatiche con un solo obiettivo nella vita: fuggire da Deponia, la città-discarica, e raggiungere Elysium, la città sopraelevata dove un'elite irraggiungibile vive sprofondata nei lussi. Questa storia non vi ricorda un po' Alita l'angelo della battaglia, il manga di Yukito Kishiro? D'altronde Deponia è ricca di citazioni e non fa mistero per esempio dei sui debiti nei confronti delle avventure grafiche della LucasArts, una su tutte The Secret of Monkey Island.
Non a caso l'umorismo demenziale è la sua cifra stilistica, sostenuto da uno stile fumettistico molto gradevole e adatto all'ambientazione, a metà strada tra il mondo alla fine del mondo e lo steampunk. Ma anche la logorrea e l'impulsività di Rufus ricordano da vicino la personalità di Guybrush Threepwood, sebbene rispetto all'eroe dal ciuffo prominente le differenze di carattere siano molte e, almeno in questo primo capitolo, non depongano a favore del nuovo eroe di Deponia. Vediamo perché.
Narciso allo specchio
Rufus odia tutti gli abitanti di Deponia, la città-discarica, e loro lo ricambiano con indifferenza e battute sarcastiche. Questo vale anche per quello che dovrebbe essere il suo migliore amico e per l'ex fidanzata, ora semplicemente coinquilina inacidita. Il gioco tenta di infondere profondità e motivazioni plausibili nel protagonista, ma qualcosa non va. Fin dalle prime fasi sappiamo che Rufus è stato abbandonato da un padre che pensava solo a se stesso, perciò è comprensibile che il giovane sia in cerca di rivalsa, ma il fatto che in ogni dialogo debba sottolineare il suo egoismo affievolisce la possibilità di farcelo apparire simpatico.
Dall'altro lato gli abitanti di Deponia sono talmente meschini e grigi da formare una comunità di egoisti nella quale Rufus non sembra affatto il fuori casta che si ostinano a farci credere. Qualcosa si risolleva nel finale, quando i veri cattivi entrano in scena e Rufus si trova faccia a faccia con se stesso. In quel momento, lo spirito nobile da cavaliere di ventura, che nella storia si è solo intravisto, emerge e ci riconsegna un eroe in conflitto con i suoi sentimenti, un personaggio per il quale possiamo finalmente preoccuparci. Il merito è di Goal, una donzella piovuta da Elysium durante il primo tentativo di Rufus di raggiungere la città celeste, e che per tutta la durata di questa prima avventura proverà a riportare indietro per potersi trasferire anche lui tra gli eletti. Ovviamente le cose non andranno per il verso giusto e oscuri piani verranno alla luce, ma tutto questo fa parte della trama un po' banale che vi lasciamo scoprire da soli. Storia e personaggi hanno bisogno perciò di essere definiti meglio nei prossimi capitoli. I comprimari in particolare sono troppo numerosi e recitano parti brevi, funzionali solo alle meccaniche di gioco, senza mai lasciare dietro di loro una traccia duratura. L'unico denominatore comune è l'umorismo sgangherato, in alcuni casi anche divertente, ma ricercato con troppa foga in ogni riga di dialogo. Il risultato è che potreste sentire il peso di tutte queste battute che, proprio per la loro abbondanza, diventano anche prevedibili. D'altronde di Ron Gilbert ce n'è uno.
Fuga da Deponia: la versione per avventureri italofoni
Deponia è un'avventura ricchissima di dialoghi, e spesso proprio tra le righe del parlato si nascondono indizi indispensabili per risolvere gli enigmi. Ecco perché se non conoscete bene l'inglese farete fatica a completare il gioco. Per fortuna c'è una versione splendidamente doppiata e sottotitolata in italiano, uscita sotto il marchio FX Interactive con il nome di Fuga da Deponia. Si tratta però dell'edizione in scatola: su Steam e altre piattaforme di digital delivery il gioco è infatti in inglese. In tutti i casi il prezzo è lo stesso, e pare che l'edizione in scatola occupi poco spazio e non sporchi per casa.
Non è con il buon senso che ce ne andremo da qui
Per fortuna Deponia si risolleva sul fronte degli enigmi. Ce ne sono tantissimi e ci vengono sottoposti uno dopo l'altro senza sosta. Di solito si possono portare avanti compiti paralleli, così da non trovarsi a cozzare la testa sempre contro lo stesso ostacolo. Bisogna comunque dire che la maggior parte dei puzzle richiedono combinazioni bizzarre di oggetti. Anche in questo caso, come per l'umorismo demenziale, il gioco calca la mano, perciò preparatevi a immaginare soluzioni molto fantasiose ai problemi che vi troverete davanti.
Inutile dire che i meno esperti dovranno faticare più del solito per arrivare alla fine dell'avventura. Ci sono però dei mini giochi interessanti, piuttosto cervellotici, ma che si possono saltare, lasciando che sia il gioco a risolverli automaticamente. Almeno in questo caso Deponia tende una mano a chi non si è allenato negli anni d'oro delle avventure, quando i comandi si impartivano scegliendo perfino il verbo da usare. Nella sua varietà di situazioni Deponia offre comunque dalle dieci alle quindici ore di intense meditazioni e folli trovate, abbastanza da soddisfare i più esigenti. La partenza purtroppo è fiacca, come nel caso di The Dark Eye: Chains of Satinav, un'altra avventura targata Daedalic Entertainment, ma poi la trama si riprende e il gioco comincia a respirare con molte più ambientazioni da visitare. Evidentemente agli sviluppatori teutonici i lunghi preamboli piacciono molto. Converrà farci l'abitudine. Gli ambienti come potete vedere dalle immagini sono invece piacevoli e colorati, con personaggi abbastanza caratterizzati e in sintonia con il contesto. Le animazioni al contrario sono insufficienti e tirate via, come del resto le musiche, delle quali non ne ricordiamo già più neppure una, a eccezione di quelle che fanno da intermezzo tra un capitolo e l'altro, con tanto di ballata interpretata da un improbabile menestrello. Ma forse il vero tasto dolente di Deponia è quel finale che con conclude niente e costringe il giocatore e comprare i due capitoli successivi per arrivare - si spera - a conoscere la fine della storia di Rufus e Goal.
Conclusioni
Deponia poteva essere un'avventura migliore. Abbiamo come l'impressione che gli sviluppatori non comprendano fino in fondo quali sono le loro potenzialità e quali i limiti. Si sono intestarditi nel voler introdurre a tutti i costi battute in ogni riga di dialogo senza la brillantezza e la fine ironia di un grande commediante. Anche gli enigmi, spesso ispirati, soffrono un po' per le soluzioni bizzarre che in alcuni casi rasentano l'assurdo. È chiaro l'intento di strizzare l'occhio alle vecchie avventure LucasArts, ma forse bisognerebbe lasciare fare ai maestri. L'idea di fondo è buona e ha molto potenziale narrativo, anche se bisogna giocare a tutti e tre gli episodi per goderne fino in fondo, dal momento che questo almeno non ha un vero finale. Nonostante i suoi difetti Deponia rimane comunque un'avventura discreta che poggia su puzzle solidi e stimolanti. Speriamo che la saga faccia un salto di qualità nel capitolo successivo, e che i suoi creatori tornino ai toni drammatici di un The Dark Eye: Chains of Satinav, con i quali si esprimono decisamente meglio.
PRO
- Ambientazione dalle mille possibilità
- Puzzle stimolanti
- Piacevole da guardare
CONTRO
- Umorismo stucchevole
- Comprimari appena abbozzati
- Manca il finale
- Qualche calo di pressione nella storia
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore Intel Core i7-2600K 3.40GHz
- RAM 8 GB
- Scheda video GeForce GTX570
- Sistema operativo Windows 7 64 bit
Requisiti minimi
- Processore Pentium 4 a 2,5 GHz
- RAM 2 GB
- Scheda video da 256 Mb (NVIDIA GeForce 6600 o superiore, ATI Radeon X700 o superiore, Intel X3000 o superiore)
- Direct X 9.0c
- Sistema operativo Windows XP (SP2) / Vista (SP1) / 7