Finanziato attraverso Kickstarter, Strike Suit Zero è un simulatore spaziale conosciuto per la difficoltà piuttosto elevata.
Non è un titolo alla X, con un universo da esplorare, ma un figlio di Wing Commander che ci propone, attraverso una serie di missioni tenute insieme da un filo narrativo, tutte situazioni classiche di questo sottogenere un tempo gremito ma da parecchi anni silente. Ed eccoci, senza troppa sorpresa, a difendere trasporti, eliminare ondate di nemici, intercettare siluri e inseguire obiettivi specifici in mezzo a raffiche, esplosioni e grandi astronavi. Il tutto condito da un sistema di perk che consente di potenziare i mezzi e dalla peculiare possibilità di scegliere, invece di un classico caccia spaziale, uno Strike Suit Zero, un potente vascello che, in pieno stile Macross, è capace di trasformarsi rapidamente in un mech antropomorfo. Questa è la formula, esclusivamente single player, che è arrivata dal PC alle console di nuova generazione anche se, grazie a una riedizione Director's Cut, in arrivo anche su PC, non mancano alcune novità tra cui una ristrutturazione delle prime tre missioni della campagna e cinque scenari ad ampio respiro dedicati alla Guerra Coloniale.
Torniamo nello spazio con la nuova edizione, anche per Xbox One e PlayStation 4, di Strike Suit Zero
Il dilemma del bilanciamento
I cinque scenari aggiuntivi non propongono situazioni particolarmente differenti rispetto a quelle della campagna già presente nella versione originale per PC, ma godono di una cura maggiore e risultano più coinvolgenti aggiungendo effettivamente qualcosa all'esperienza. Le prime tre missioni della campagna, invece, sono state riformulate per fare da tutorial ma non ci sono praticamente cambiamenti sul versante della trama e questa resta un punto debole evidente per un titolo tutto incentrato sul single player. Inoltre le novità non includono nemmeno il tanto agognato bilanciamento di un'esperienza contraddistinta da sbalzi di difficoltà improvvisi e poco comprensibili, alimentati inopportunamente da salvataggi automatici mal posizionati.
Per certi versi, sia chiaro, la mortalità elevata è il fattore che tiene in vita un'esperienza altrimenti piuttosto breve e magrolina ma è un vero peccato che alla difficoltà non corrisponda un gameplay capace di esaltare la bravura del giocatore. E dire che i controlli rispondono bene e il modello fisco è newtoniano e consente, quindi, di sfruttare l'inerzia per dare una marcia in più a frenate, trasformazioni e accelerazioni improvvise. Ma il peso della fisica sul mezzo è scarso e la sensazione è quella, poco piacevole, di pilotare giocattoli. Inoltre le situazioni di gioco difficilmente ci consentono di sfruttare l'imperfetto ma comunque valido sistema di controllo. Freni e booster ci permettono di spiazzare lo specifico nemico che ci è in coda ma nel mezzo delle battaglie caotiche veniamo comunque presi di mira, complice la scarsa intelligenza degli alleati, da quasi ogni avversario presente nella mappa e, anche a causa di colpi difficilmente evitabili, risulta difficile compiere manovre evasive sensate. Non stupisce, dunque, che nelle situazioni di dogfight siano da preferire i missili a ricerca, da utilizzare il prima possibile per sfoltire gli avversari magari in combinazione con la trasformazione in mech che, dopo aver speso qualche punto nei talenti, diventa decisamente più potente dei caccia, almeno in termini di potenza di fuoco, e finisce per risultare, non appena riempita la relativa barra di energia, una scelta quasi obbligata.
Obiettivi Xbox One
Gran parte dei mille punti legati agli obiettivi si può ottenere con facilità completando la campagna e le nuove missioni che elargiscono, da sole, 100 punti. Ma non mancano un paio di segreti e alcune sfide di abilità, come la vittoria in meno di sette minuti nella missione finale, che, pur essendo completabili anche in modalità facile, richiedono un pizzico di applicazione. Questa, comunque, viene sempre premiata con quantitativi di punti decisamente elevati per quasi ogni obiettivo raggiunto.
Occasione mancata?
Nonostante i dubbi, Strike Suit Zero risulta comunque un titolo ricco in relazione alla natura modesta della produzione. I mezzi possono essere personalizzati e i perk, ottenibili perseguendo gli obiettivi secondari delle missioni, modificano sensibilmente il gameplay. Ma di fronte a una nuova edizione i difetti, molti dei quali invariati, acquistano un peso ben maggiore di quello che avevano nella versione originale. Il risultato, comunque, non è da disprezzare, nemmeno dal punto di vista tecnico. Ci sono alcune incertezze relative al frame rate ma non sembrano essere veri e propri scatti dovuti a magagne prestazionali quanto problemi di latenza dell'immagine che dovrebbero essere facilmente correggibili.
Per il resto ci vengono offerti illuminazione efficace, armi capaci di vomitare tonnellate di colpi ed esplosioni convincenti animano uno spazio popolato da mezzi di ispirazione vagamente nipponica, non particolarmente complessi o dettagliati ma resi comunque gradevoli dalle numerose luci e dalle voluminose scie di luce prodotte dai propulsori. Il risultato è piacevole e anche se guardando al singolo effetto grafico emergono i difetti tipici di una produzione modesta, il colpo d'occhio può diventare quasi spettacolare nel bel mezzo delle battaglie più grandi. A questo, inoltre, dobbiamo aggiungere la colonna sonora, già valida in partenza, e la gradita sostituzione di alcuni doppiatori, dalla performance fin troppo amatoriale, che però non riesce a distrarre dalla scarsa ispirazione delle scene di intermezzo, troppo limitate, sia tecnicamente che strutturalmente, per poterci coinvolgere. Se a questo aggiungiamo il generale senso di impotenza nel mezzo dell'azione e la mancanza del multiplayer quello che ci resta è un titolo forte di una formula non abusata e piacevole da guardare ma che non riesce a scrollarsi di dosso l'ombra dell'occasione mancata.
Conclusioni
Strike Suit Zero non manca di idee e di elementi interessanti ma leggerezze e difetti possono renderlo antipatico anche a chi ama fiondarsi nello spazio con il solo scopo di elminare tonnellate di astronavi nemiche. Nonostante ciò merita indubbiamente un'occhiata, soprattutto se lo stile estetico vi intriga e siete a bocca asciutta di titoli spaziali da un po' di tempo.
PRO
- Non è una formula abusata
- Esteticamente piacevole
- Le idee ci sono...
CONTRO
- ...ma non sono tutte sfruttate al meglio
- Bilanciamento e checkpoint avrebbero bisogno di una corposa revisione